Sant’Agata de’ Goti è un borgo del Beneventano, noto per le sue bellezze artistiche, molte delle quali a cielo aperto, per la qualità dell’ offerta turistica e per la ricca gamma di prodotti tipici che un visitatore può assaggiare perdendosi tra i suoi vicoli. Il centro storico è accuratamente preservato, ammirabile in un unico sguardo dal Ponte sul Martorano. Sono inoltre possibili diversi itinerari turistici, tra arte, cultura e enogastronomia, in grado di valorizzare e raccontare il ricco patrimonio del borgo. Sant’Agata è soprannominata “La Perla del Sannio“.

Il tufo

L’identità di Sant’Agata de’ Goti è ben visibile attraverso il colore che la caratterizza. Passeggiando sul ponte che dà accesso al centro storico, il Ponte sul Martorano, si resta rapiti dal modo in cui il borgo si presenta al visitatore.

Sant’Agata de’ Goti, fotografia di Federico Quagliuolo

Decine di case ammassate su una grande base di tufo, tali da sembrare un unico grande agglomerato urbano e allo stesso tempo un universo di storie, misteri e segreti nascosti nei vicoli che collegano le stesse abitazioni. Il tufo è senz’altro l’elemento che meglio di ogni altro caratterizza il borgo. Proprio su una grande terrazza tufacea si sviluppa infatti Sant’Agata de’ Goti. Del tufo le case sembrano prolungamenti, una sorta di radici capovolte di una grande rocca che nasce dal fiume.

Il tufo ha caratterizzato anche le abitudini delle genti del presente e del passato del borgo. Una quasi seconda città si sviluppa infatti sottoterra, con accessi che, a partire dalle case con scale scavate nel tufo stesso, conducono a cavità spesso contigue, dove la luce si insinua con cunicoli sapientemente costruiti e poi preservati. Le cavità tufacee, nel tempo, furono utilizzate soprattutto per la conservazione delle derrate alimentari.

La nascita e la fortuna delle cavità

Le cave nascevano dalla pietra estratta dal blocco tufaceo, diventando una spazio che faceva quasi da cuscinetto tra l’abitazione e la roccia. La cavità veniva poi messa in comunicazione con la casa attraverso una botola nota come “occhio“, che permetteva alla luce di arrivare sottoterra o anche di raccogliere l’acqua piovana.

Tali cavità sarebbero diventate un fondamentale strumento di difesa contro gli eventi sia naturali che civili. Una specie di guscio, che ha riparato nel tempo Sant’Agata de’ Goti dai fenomeni sismici, mitigandone gli effetti, ma anche un rifugio da utilizzare come nascondiglio in caso di assedio.

Panorama da Sant’Agata de’ Goti, fotografia di Federico Quagliuolo

Le cavità diventano cantine

Oggi le cavità tufacee sono utilizzate per lo più come cantine vinarie. Nell’Ottocento le cavità sotterranee cominciano a essere frammentate per l’esigenza di definire le proprietà da parte degli abitanti. Si afferma così, tra le tante funzioni delle cavità, la finalità enologica, ancora in uso attualmente.

Proprio dalle cantine vinarie deriva una delle più grandi ricchezze della Sant’Agata contemporanea: la Falanghina. Fu imbottigliata nel borgo del Sanno la prima Falanghina in purezza, nel 1979, dal viticoltore Leonardo Mustilli. La sua storica cantina, che costituisce oggi una meta importante per la scoperta dei vini del Sannio, è scavata nel tufo a 16 metri di profondità.

Falanghina, ‘nfrennula e Mela Annurca

La Falanghina si lega poi ad altri prodotti che caratterizzano l’esperienza di visita del borgo. Scopriamo la ‘nfrennula, un tarallo realizzato con farina, acqua, vino bianco Falanghina, olio e finocchietto selvatico. L’origine di questo curioso spuntino sarebbe da attribuire addirittura ai Normanni. Il nome deriverebbe dalla forma del tarallo, che ricorderebbe una briglia per la bocca dei cavalli (dal latino “frenulum”). La Falanghina ha ispirato poi la creazione di un gelato dedicato, che invita il passante goloso dalle vetrine della strada principale. Il borgo si presenta particolarmente creativo proprio nel raccontare le sue storie e le sue tradizioni, anche enogastronomiche.

Altro prodotto noto è la Mela Annurca, di cui Sant’Agata de’ Goti è una delle zone con più alta concentrazione di produttori. La stessa mela viene declinata in tantissime ricette che la valorizzano e la propongono con fantasia ai viaggiatori che scelgono il borgo come meta del proprio girovagare. Si possono infatti trovare primi come cupolette o conchiglioni che usano la mela come ripieno, insieme ad altri saporiti ingredienti. Altra proposta tipica è il liquore alla Mela Annurca, facilmente reperibile nei bar del borgo.

Mela Annurca

Un borgo che sa raccontarsi

Il borgo è Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, grazie alla qualità della esperienze che offre. Itinerari culturali, attraverso il ricco patrimonio di chiese cittadine, oppure enogastronomici tra le tante proposte culinarie, o ancora nella seconda città sotterranea, nel tufo. Sant’Agata de’ Goti preserva accuratamente la sua bellezza, raccontando storie e tradizioni per nulla sopite, ma che anzi si rinnovano nelle idee degli abitanti desiderosi di accogliere i viaggiatori alla scoperta della Perla del Sannio.

Bibliografia

Rosanna Biscardi; Le cavità sotterranee di Sant’Agata de’Goti; 2017

https://www.bandierearancioni.it/approfondimento/cosa-mangiare-santagata-de-goti-tra-il-sannio-e-la-provincia-di-caserta

Antonio Leggieri; Sant’Agata de’ Goti, il gioiello della Valle Caudina che gode del turismo 2.0; 2017

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  1. Rosanna Avatar

    Salve Gerardo, grazie per la citazione. Felice di averla aiutata in qualche modo a scrivere questo ottimo articolo! Rosanna Biscardi

    1. Gerardo Russo Avatar
      Gerardo Russo

      Gentile Rosanna, la ringrazio per il commento. Il suo articolo è stato prezioso per approfondire tutti gli aspetti inerenti le cavità tufacee di Sant’Agata de’ Goti.
      Gerardo Russo

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