La zona dei Colli Aminei, un tempo considerata come una distante periferia di Napoli, oggi è un fondamentale snodo del traffico cittadino, che connette i principali ospedali della città, oltre che la parte collinare, più moderna, con il centro antico.
I primi abitanti
La zona collinare di Napoli, nonostante non fosse ancora inclusa nei confini cittadini (e non lo sarebbe stata per ancora molti secoli) era già abitata dai tempi dei Romani, da cui potrebbe provenire il nome “Colli Aminei”, attribuito per la salubrità dell’aria e la fertilità del terreno. Ed il suo suolo già ospitava le coltivazioni che l’avrebbero caratterizzata per secoli e che, al giorno d’oggi, si sono di molto ridotte, seppure alcune siano ancora presenti e attive.
Testimonianza del passaggio romano ai Colli Aminei era una caratteristica struttura con una cupola, soprannominata “Conocchia“, probabilmente un mausoleo di qualche antica famiglia della zona, che sorgeva nei pressi di dove oggi sorge il Parco del poggio e che fu abbattuta negli anni ’60 del secolo scorso da un costruttore, che fece sorgere al suo nuovi edifici.
Inoltre, alla zona è associato da secoli un caratteristico toponimo: “Scudillo“, la cui origine è sconosciuta. C’è ancora oggi una via che porta questo nome, un tempo attribuito anche all’attuale viale Colli Aminei: “salita Scudillo”, che appare sulle cartine già ai tempi della mappa del Duca di Noja. Su quella strada sarebbe stata costruita, anni dopo, villa Meuricoffre, oggi villa Domi.
Le cave di tufo
Con il trascorrere dei secoli e l’espandersi della città di Napoli, c’è stata un’a crescente necessità di tufo, con cui realizzare i mattoni che avrebbero costruito i numerosi edifici che vediamo oggi. Così, una delle aree predilette per gli scavi fu proprio la base delle colline su cui sorgono i dintorni di viale Colli Aminei e l’odierna via Nicolardi.
Dal vallone che si può raggiungere da via vecchia San Rocco, una delle strade più antiche del circondario, gli operai andavano a scavare ampie caverne nel ventre della collina, da cui trarre il tufo. Ed è un’attività che, negli anni, è continuata ininterrottamente, venendo così a creare delle vastissime cavità nel terreno sottostante vie che oggi sono densamente abitate. Le aree di scavo più pericolanti sono state colmate in tempi recenti.
I Colli Aminei nel XVIII e XIX secolo
Tra gli innumerevoli edifici che sono composti da quel tufo, c’è l’elegante Reggia di Capodimonte, costruita nella prima metà del ‘700 su espressa volontà di Carlo III, proprio ai piedi dell’odierno Viale Colli Aminei, come luogo di relax, dove godere dell’aria pulita e della pace che si poteva avere a pochi chilometri di distanza dalla brulicante città.
Volle una residenza curata in ogni minimo particolare per essere un luogo da sogno, elegante, panoramico, con ampi giardini, curati da uno dei più celebri botanici d’Europa e con un bosco intero a disposizone, l’ideale per fare lunghe passeggiate e battute di caccia, di cui il sovrano era appassionato.
Più tardi, nello stesso secolo e in quello successivo, furono edificati gli edifici di via Bosco di Capodimonte, un piccolo borgo in collina, costruito da persone che volevano seguire il sovrano perfino su quella desolata collina. Peraltro, il borgo aveva un carattere apparentemente elitario: era delimitato da porte proprio come quelle del Real bosco e di cui oggi ne sono rimaste visibili solo due, di cui una piuttosto malandata.
Con l’avvento dell’ ‘800, mentre il cuore della città stava subendo notevoli cambiamenti nell’assetto urbano (e ne avrebbe subiti di ancor più drastici con il Risanamento), le colline più alte di Napoli continuarono a mantenere il loro distacco dalla vita cittadina. Sorsero poche, ma significative costruzioni, come le ville dei Meuricoffre, di cui oggi ne resta una e, non distante dall’odierno Viale Colli Aminei, l’Osservatorio astronomico di Capodimonte.
Dal novecento ai giorni nostri: tra progetti annullati e palazzi a perdita d’occhio
Il secolo scorso fu determinante per l’integrazione della zona dei Colli Aminei entro i confini cittadini: infatti, mentre altre zone collinari come il Vomero videro già da fine ‘800 una più netta inclusione nella città, anche con mezzi pubblici dedicati (le funicolari), per le colline dell’entroterra si sarebbe dovuto attendere ancora a lungo per una piena urbanizzazione, in bene e in male.
Già all’inizio del ‘900, sorsero diverse villette unifamiliari e piccoli condomini nei pressi del borgo di Capodimonte, la parte iniziale dell’odierno viale Colli Aminei ed anche il suo punto più alto, nei pressi di dove oggi sorge la stazione della metropolitana. Ne è un celebre esempio “Villa Caselli”, poi Bertè, caduta per molti anni in uno stato di totale abbandono e degrado ed oggi in ristrutturazione per realizzarne un condominio.
Durante il regime fascista, per Napoli furono organizzati numerosi e grandi progetti, di modo che lo Stato potesse mostrare i muscoli e dimostrare di riuscire a riportare allo splendore di un tempo l’ex “capitale del Sud Italia”, che portava da oramai più di mezzo secolo la nomea di città arretrata e dalle infrastrutture fatiscenti.
L’aria pura ed incontaminata della parte più alta della città, il suo bel panorama e la sua quiete sarebbero diventate una risorsa preziosa: quello sarebbe diventato il quartiere degli ospedali.
Nel 1934, sorse l’attuale Ospedale Antonio Cardarelli, (Al tempo chiamato “XXIII Marzo”) tutt’oggi uno dei più grandi e dei più attivi del Meridione, mentre, poco più sopra, alle porte dei Camaldoli, nel 1938, fu inaugurato l’Ospedale Principe di Piemonte, oggi “Vincenzo Monaldi”. Sempre in quegli anni, il professor Giovanni Pascale costruì la sua clinica, proprio alle spalle dell’ospedale Cardarelli.
Contestualmente, in quegli stessi anni, furono aperte anche delle piccole cliniche private proprio nei dintorni dell’odierno viale Colli Aminei, di cui una recentemente demolita per far posto a degli imponenti palazzoni.
Nel 1934, fu inoltre inaugurato, alla presenza del cardinale Ascalesi, il seminario arcivescovile di Napoli.
Il quartiere cominciava a prendere forma e a vedere tracciati i primi, grandi assi viari, quando, nel 1939, fu stilato il piano regolatore generale della città, che prevedeva per la zona collinare la creazione di un enorme polo universitario, oltre che ospedaliero. Un ambizioso ed innovativo progetto che, però, rimase tale.
Con lo scoppio della guerra e la successiva ricostruzione, ogni possibilità di realizzazione del progetto del ’39 fu messa da parte a fronte della necessità di nuove abitazioni.
In breve tempo, nell’arco di circa 20 anni, lungo viale Colli Aminei, ora tracciato, cominciarono a sorgere edifici per abitazioni a perdita d’occhio, fino alla quasi totale saturazione degli spazi edificabili, negli anni ’70.
I nuovi abitanti, che cominciarono a popolare i Colli Aminei all’inizio degli anni ’50, videro un graduale ammodernarsi delle strade, inizialmente sterrati di campagna, direttamente proporzionale ad un assottigliarsi del verde.
Tuttavia, la vocazione ospedaliera della zona non fu smentita: Nel 1953 si aprì il Centro traumatologico ortopedico, proprio di fianco al Seminario, mentre, negli anni ’70, fu edificato, sul versante di collina alle spalle del Cardarelli, il nuovo policlinico universitario Federico II, inizialmente come ampliamento del precedente policlinico, sorto al centro storico all’inizio del ‘900, per poi diventar parte di un differente ateneo.
Tra gli anni ’70 e ’80, si aggiunsero anche l’entrata ed alcune uscite della tangenziale.
Negli anni, si intensificò la presenza di mezzi pubblici, finchè, all’ inizio degli anni ’90, fu inaugurata la stazione della metropolitana linea 1, fermata Colli Aminei, insieme a poche altre. La stazione è posizionata in uno dei punti più elevati della collina, in una strada tuttavia poco frequentata, via Saverio Gatto, alle spalle della parte alta di viale Colli Aminei.
La linea 1 è tutt’ora in espansione e costituisce un fondamentale collegamento attraverso la città.
Sempre negli anni ’90, fu inaugurato il Parco del poggio, panoramico, con molti vialetti immersi nella vegetazione e con un suggestivo laghetto artificiale con cascata e che oggi purtroppo non versa in ottimo stato.
Oggi, i Colli Aminei sono un importantissimo snodo del traffico cittadino, con moltissimi abitanti ed attività commerciali. Da colline nell’inoltrata periferia napoletana di circa un secolo fa, oggi sono pienamente parte della città.
Leonardo Quagliuolo
Per approfondire:
“Mappa topografica della città di Napoli e dei suoi contorni” di Giovanni Carafa duca di Noja, ed. Intra Moenia
“Le strade di Napoli” di Gino Doria
“Le nuove strade di Napoli – saggio di toponomastica storica” di Gianni infusino
Leave a Reply