La famosa “fenestella” di Marechiaro non è sfuggita alla regola, tutta napoletana, di partire da una base di verità, per poi cercare sempre di incantare, decorare e rendere davvero unico un avvenimento. È così che storia e leggenda si fondono per creare un racconto unico, che resterà nell’immaginario collettivo di un popolo che raddoppia la “m” di “amore”, per rendere questo sentimento ancora più forte e duraturo.
Quando nasce la “fenestella”
Mettetevi comodi, perché è davvero difficile riuscire a stabilire con certezza la vera storia di Carolina e della “fenestella”. Iniziamo subito col dire che, come si legge nell’Enciclopedia della Canzone Napoletana in tre volumi, è il successo del testo che porta alla nascita della canzone; infatti, viene concepita come poesia il 1° giugno 1884, per poi essere pubblicata sul giornale “Napoli”, fondato e diretto da Martino Cafiero, ma col titolo “Varchettiata” e che resterà uno dei suoi principali “scoop”.
Divenne un tale “tormentone” che Paolo Tosti fece di tutto per convincere Di Giacomo a farla diventare una canzone, arrivando anche a donargli una sterlina d’oro. Ci aveva visto lungo, perché la canzone fu pubblicata sul giornale romano “Capitan Fracassa”, il 25 marzo 1885, con il titolo “Marechiare” e ad oggi resta una delle melodie più belle del panorama musicale napoletano.
Eppure, appena pubblicata, iniziarono già i primi dubbi, perché sullo spartito della “G. Ricordi & C. Milano” si legge una dedica: “Alla signorina Berta Baldi”. Pertanto, chi è questa Carolina e da dove salta fuori?
Chi è la Carolina della canzone?
Ma proseguiamo con ordine, perché a confonderci ancora di più le idee ci sono due articoli, uno del 1896 e l’altro del 1910, nei quali il poeta Salvatore Di Giacomo afferma di non essere mai stato a Marechiaro e di aver scritto questa poesia al tavolino di un bar. Avrà fatto lui una composizione di luogo che si è poi rivelata rispondente al vero, oppure qualcuno gli avrà raccontato di una “fenestella” e di una certa Carolina?
Esisterebbe l’ipotesi che la “Carolina” della canzone sarebbe addirittura Carolina Sommer, figlia di Giorgio Sommer, famoso fotografo antesignano dell’epoca e fotografo ufficiale del Re Vittorio Emanuele II. Carolina sposò il maestro Mario Costa, uno dei compositori con i quali Salvatore Di Giacomo andava maggiormente d’accordo ed è per tale motivo che si pensa possa essere quella la Carolina in questione.
Tutto chiarito? Macché! Peppe Manetti ha dato alle stampe un libro dal titolo Carulina ‘e Marechiaro, nel quale afferma che Carolina era la prima moglie di suo nonno Carmine Cotugno e che il Di Giacomo, assiduo frequentatore della trattoria, scrisse lì i versi della canzone dedicandoli proprio alla moglie, Carolina Anastasio, la quale morì, purtroppo, giovane e senza essere riuscita a dare alla luce dei figli.
L’unica certezza
Qualunque sia la storia vera, ad oggi abbiamo un’unica certezza: quella “fenestella” c’è ancora, insieme al pentagramma della canzone, e che tante ragazze di nome “Carolina” sono state portate lì dai propri fidanzati, sotto quella finestra, per scambiarsi un bacio puro e cristallino, proprio come il mare di Marechiaro di cui parlò Di Giacomo nella sua poesia.
Ah, a proposito, un’ultima curiosità: il termine “Marechiaro”, non deriva dal “mare chiaro” di questo luogo, bensì dal “mare planum”, cioè calmo, che in napoletano diventò prima “mare chianum” e poi “Marechiaro”.
Ecco perché, l’unica certezza di tutta questa storia è l’assoluta bellezza di un luogo, diventato il vero “affaccio sull’amore”.
Bibliografia
Enciclopedia della Canzone Napoletana in tre volumi, Giovanni Battista, Ed. LFA Publisher, 2018
Storia della Canzone Napoletana, Vittorio Paliotti, Ed. Newton Compton Editori, 1992
Sitografia
https://napolineiparticolari.altervista.org/quando-la-realta-supera-la-leggenda/
https://www.paeseitaliapress.it/storia-arte-cultura/2021/05/05/carulina-e-marechiaro-cosi-nacque-la-leggenda-della-finestrella-dellamore/
Yuri Buono
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