Correva l’anno 1876 e Richard Wagner era all’apice del suo successo e – paradossalmente – in un momento delicato della sua carriera.
Allo stesso tempo, la sua salute gli arrecava qualche problema. Il grande compositore di Lipsia era in effetti nato nel 1813, e quindi, a più di sessant’anni, aveva deciso, su consiglio del suo medico, di recarsi nel sud dell’Europa – in particolare dell’Italia – alla ricerca di un clima mite. Come non pensare, allora, a Napoli, meta amatissima e prediletta di artisti, intellettuali, filosofi, pittori e viaggiatori?
Wagner a Napoli, odi et amo
Wagner arrivò nella nostra città insieme alla famiglia. La moglie Cosima annotò sul proprio diario: «[Napoli è] la città più viva che si possa immaginare: Richard sta proprio bene».
Qual era la quotidianità del grande compositore a Napoli? In effetti, non così idilliaca come potrebbe suggerire una lettura decontestualizzata della parole di Cosima. Sappiamo, infatti, che il rapporto di Wagner con la nostra città non fu sempre facile e sereno.
Sebbene i giorni trascorressero per la famiglia tra amene attività – abbiamo notizia di passeggiate a Chiaia, di gite in carrozza a Posillipo e in barca a Sorrento – sappiamo anche che le strade chiassose, agitate, brulicanti di vita – di bellezze, ma anche di orrori – turbarono gli animi dei Wagner, abituati a ben altra quiete. Eppure, sempre sfogliando i diari di Cosima, qualcosa in questa meravigliosa e difficile Napoli incatena il cuore di Richard e della sua famiglia.
Cosima parla di un ragazzo che suona il violino per strada che si butta in mare per recuperare le monete gettategli da alcuni passeggeri di un battello diretto a Sorrento; parla di un Pulcinella che si esibisce e fa crepare dalle risate i passanti davanti al San Carlino; insomma l’anima, teatrante e artistica, folle e divertita di Napoli strega il cuore di Richard Wagner.
Per qualche settimana la famiglia Wagner cerca un compromesso tra la bolgia cittadina e la voglia di restare in una terra meravigliosa rifugiandosi all’Hotel Vittoria di Sorrento. Wagner, dopotutto, ammirava enormemente il nostro grande poeta sorrentino, Torquato Tasso, e nel suo ricordo commosso trascorse con la sua famiglia giorni incantati.
Il ritorno in città
Ma la storia d’amore tormentato tra il compositore e Napoli non terminò così. Siamo adesso nel gennaio del 1880 e siamo di nuovo a Napoli, questa volta sulla collina di Posillipo e, più precisamente, nella maestosa Villa Doria D’Angri. Wagner è malato: ha una malattia della pelle forse causata da un crollo di nervi. Anche sua figlia Eva ha qualche problema di salute e l’umore in famiglia non è dei migliori.
Richard trascorre il suo tempo tra letture e letto. Passa circa una settimana a Napoli, e la malattia comincia ad attenuarsi. Forse per la prima volta da molti giorni, esce di casa e passeggia per Napoli. La sua dichiarazione in seguito alla passeggiata è: «Napoli è la mia città, qui tutto è vita».
Gli storici della musica convengono sul fatto che gran parte del Parsifalfu composta proprio tra le pareti di Villa Doria D’Angri. Pare che Wagner girò molto la nostra terra, che si recò a Ravello, che assistette a uno spettacolo al San Carlo e uno al Teatro Bellini, che si fosse recato in visita più volte al nostro eccellente Conservatorio.
Pur amando la pace e il silenzio, fu allo stesso tempo sempre in cerca della vita, e secondo le testimonianze, egli a lungo la cercò in giro per le nostre strade, prendendo spesso il tram, mischiandosi alla gente, recandosi addirittura nei tribunali dove, fregandosene delle barriere linguistiche, assisteva ai processi per provarne il brivido e l’emozione.
Beatrice Morra Foto dal Web
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