Oggi ci troviamo in Via Medina: una delle strade più larghe della città. In epoca angioina, questa strada dal tracciato irregolare veniva chiamata da tutti il “largo delle corregge“. Attenzione: corregge, e non qualsiasi altra parola che inizia con la s e finisce con corregge!!
Le corregge all’epoca erano le bardature dei cavalli che venivano utilizzate nei tornei. Ed è proprio su questo stesso terreno, che più tardi, nel 1514, sorse una chiesa. A volere questa chiesa fu Giovanna Castriota Scanderbeg, nientepopodimenoche la dama d’onore della Regina, che decise di creare un luogo di accoglienza per i più bisognosi e per i poveri ricchi, i nobili caduti in disgrazia per intenderci. E’ così che sorse questo edificio, accompagnato dalla chiesa in questione. E qual’era il nome di questa chiesa?
Il nome che le fu dato nel 1514, è ben diverso da quello che le diamo oggi. Ed è qui che incominciano le magiche avventure della chiesa di Via Medina e del nome mai definitivo!
Partiamo con ordine: nel 1514 la cara Giovanna decise di dedicare la chiesa a San Gioacchino.
Nel 1595 la fondatrice del piccolo ospedale morì, e la confraternita francescana dei Minori Osservanti rilevò l’attività modificando radicalmente la chiesa in stile barocco, assieme allo stile cambiò anche il nome, divenne così la chiesa di San Diego d’Alcalà.
Ci troviamo ancora agli albori della trasformazione tant’è che causa terremoto nel 1784 e poi bombardamenti del 1943, la chiesa venne distrutta e in parte ricostruita varie volte.
Ma la faccenda dei nomi non termina qui. Con l’avvento del regime fascista e del progetto di risanamento del Rione Carità, molte chiese e architetture di pregio furono crudelmente distrutte, tra queste troviamo la Chiesa di San Giuseppe Maggiore, che il caso volle fosse collocata nei pressi della nostra chiesa in questione. Il lutto per la perdita dell’ennesimo gioiellino partenopeo portò all’assegnazione del titolo di Chiesa di San Giuseppe Maggiore proprio alla Chiesa di San Diego all’Ospedaletto.
Quindi tutt’oggi, la nostra chiesa ha due nomi, su numerose mappe viene riportata come San Giuseppe Maggiore e su altrettante come San Diego all’Ospedaletto.
Una chiesa con una doppia identità, come simbolo di tutte le chiese, vittime di demolizioni e bombardamenti, gli stessi che hanno donato alla città di Napoli quelle profonde cicatrici che la rendono oggi meravigliosa.
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