Alla fine di Via Marina si ergono tristemente tra i rifiuti due torri sbreccate e sporche. Ruderi di un’antica imponenza che fu, essi sono l’unica testimonianza tangibile del Castello del Carmine.

Corre l’anno 1382. Carlo III di Durazzo, esponente della dinastia d’Angiò, per rafforzare il punto di incontro delle mura meridionali e di quelle orientali della città – alle quali era adiacente un terreno che ospitava un convento carmelitano – ordina la costruzione del Castello del Carmine.

Due torri cilindriche, un imponente torrione, mura merlate: le severe caratteristiche del castello, concepito soltanto come baluardo militare e pertanto privo di lussi e di vezzi ornamentali.

Panorama di Napoli Est
Il primo panorama da Napoli Est. Si vede in primo piano il Castello del Carmine

Una storia tormentata quella del Castello del Carmine

Storia ricca di eventi tormentati, quella del Castello del Carmine, proprio in virtù del suo essere stato dalla nascita una fortezza. Passano quattro anni dalla sua edificazione, e le sue mura sono testimoni e protagoniste della battaglia tra Luigi II d’Angiò e Ladislao di Durazzo, in lotta per il trono del Regno di Napoli. Meno di cinquant’anni dopo, fu l’inutile rifugio dei d’Angiò dall’assedio di Alfonso d’Aragona.

Proprio con il passaggio di corona il castello conobbe quelle che furono, probabilmente, le prime di molte modifiche. Nel 1484, infatti, Ferdinando I decise di ampliare le mura cittadine partendo dal torrione del Castello. Il progetto, realizzato dall’ingegnere Francesco Spinelli, fu immortalato da una lapide che tutt’oggi è affissa sulle mura di piperno.

Ma è durante la rivolta di Masaniello che il castello, e soprattutto la Basilica del Carmine, che si ergeva nella vicinissima Piazza Mercato, diventano protagonisti indiscussi della storia cittadina.

Nella Basilica si svolsero alcuni dei convulsi drammi della rivolta del 1647-48. I primi fremiti di ribellione, le prime insurrezioni, gli ultimi discorsi e gli ultimi istanti di vita di Masaniello. Alla morte del capopopolo, il Castello del Carmine diviene la dimora di Gennaro Annese, successore del pescivendolo di Vico Rotto.

Gennaro, tuttavia, sarà convinto dal cardinale Ascano Filomarino a consegnare il forte del torrione del Carmelo agli spagnoli, entrati il 6 aprile 1648 in città.

Il fiero castello continuerà ad essere teatro di eventi cruciali per la storia della città di Napoli: nel 1799, infatti, vi si svolgono gli ultimi combattimenti tra i sostenitori della Repubblica Napoletana e le truppe sanfediste del Cardinale Ruffo.

Castello del Carmine

Dopo gli anni ’70

Nei primi anni del XX secolo il castello comincerà un lungo percorso di decadenza. Demolito nel 1906 per rettificare l’ultimo tratto del Corso Garibaldi, fu praticamente sostituito di sana pianta per la costruzione della caserma Giacomo Siani, a sua volta tagliata negli anni settanta per il nuovo tracciato di Via Marina.

Oggi le torri del Castello del Carmine sono abbandonate a sé stesse ed a un ingiustissimo degrado. Tra rifiuti di ogni tipo e il traffico frenetico di tutti i giorni è difficile immaginarle come testimonianza di un monumento tanto importante per la nostra Storia.

Eppure c’è ancora chi, posando lo sguardo su di esse e sulle antiche pietre massacrate dal tempo, è percorso da un brivido silenzioso al pensiero di ciò che furono.

“Ora il castello del Carmine è ancora
carcere giudiziario. Ma fra i progetti del Risanamento c’è quello di abbatterlo quasi completamente
per ragioni di rettifilo. Non so dire se questo sia o no un benefizio: è certo però che l’abbattimento
di quegli antichi bastioni toglierà alla contrada l’aspetto caratteristico che ora possiede.”
Ludovico de la Ville sur Yllon, 1893.

Beatrice Morra 

Bibliografia

Alcune note sul Castello del Carmine, L. Longobardi. 

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