Come oggi file di turisti ammirano stupefatti il selvaggio riposo del Vesuvio, cent’anni fa un vecchietto dall’aria distinta ammirava silenzioso le pietre del vulcano. Passava ore, giornate, settimane con un blocchetto di carta in mano per annotare le sue osservazioni: era il monsignor Giuseppe Mercalli, uno degli scienziati più famosi al mondo e padre della famosissima Scala Mercalli, per valutare l’intensità di un terremoto con l’osservazione dei danni.
Un professore milanese a Napoli
Nacque a Milano il 21 maggio 1850 in una famiglia povera emigrata da Portici ai tempi di Francesco I: già a scuola decise di votare la sua intera vita allo studio delle scienze naturali, affascinato dalla potenza brutale della natura, dei terremoti e dei vulcani, trascinato dalle spiegazioni del suo maestro, l’Abate Stoppani: grazie all’influenza del suo insegnante, diventò prima sacerdote, poi professore universitario.
Fu così che, dopo dieci anni passati in Val Padana, andò prima a Reggio Calabria e poi a Catania, all’ombra dell’Etna. E infine fu chiamato all’Università di Napoli per insegnare scienze naturali e, contemporaneamente, decise anche di insegnare al Liceo Vittorio Emanuele II, convinto che l’amore verso la scienza sia da diffondere, da contagiare ai ragazzi sin nei banchi di scuola.
Giuseppe Mercalli studia i terremoti
Durante i suoi anni a Napoli, assistette allo storico terremoto di Casamicciola del 1883, che rase al suolo quasi tutta l’Isola Verde: studiò le macerie, vide gli effetti dei crolli e dei cedimenti e fu proprio in questo momento che la sua creazione più famosa prese forma: Giuseppe Mercalli capì che necessario realizzare una scala dei danni, comprendere quanto un terremoto potrà essere devastante per la popolazione ed adottare le giuste misure di sicurezza: nacque così, proprio nello stesso anno, la Scala Mercalli, il primo dei tantissimi studi che resero il suo creatore il più famoso sismologo del mondo.
Con il Vesuvio ebbe un rapporto di amore e paura, timore e curiosità: il vulcano più misterioso d’Europa fu da sempre il desiderio ed il sogno di Mercalli, che voleva rivelarne tutti i suoi segreti, scoprire le sue logiche, svelare la sua natura potente e furiosa.
Repetita Juvant!
In molte sue pubblicazioni, Mercalli scriveva come sottotitolo una frase lapidaria, un monito per il futuro: “repetita juvant“.
La sua preoccupazione, il suo terrore più grande si trovava infatti a pochi chilometri dalla sua amatissima Napoli e la sua intera attività scientifica : Mercalli voleva evitare che in futuro il mondo potesse assistere ad una nuova Pompei. Moltissimi suoi studi furono votati alla ricerca di metodi per salvare i cittadini dalle catastrofiche conseguenze di un terremoto inaspettato e di eruzioni devastanti: la prima edizione del libro “Le case che si sfasciano e i terremoti” fu stampata dopo il terremoto di Casamicciola nel 1883 e, trent’anni dopo, Mercalli ne fece una seconda ristampa, proprio per denunciare la completa inattività della politica nei confronti di un problema che, secondo lui, era di importanza capitale.
“Prevenzione” era per Mercalli l’unico modo di evitare un disastro epico. Parola che, cent’anni dopo, è ancora rimasta inascoltata.
Fu nel 1892 nominato direttore dell’Osservatorio Vesuviano, rivoluzionando con nuove pratiche le attività di ricerca scientifiche e valorizzando le misure e le valutazioni sul campo. Sulle falde del Vesuvio, passò gli ultimi anni della sua vita: era una sua abitudine camminare sui bordi del cratere, osservando quasi ipnotizzato i fumi e le pietre laviche del vulcano.
Per la sua attività di ricerca ricevette la medaglia d’oro dal Governo Italiano.
Un tragico epilogo per Giuseppe Mercalli
Il fuoco, i misteri ed i terremoti furono quindi il filo rosso della vita di Mercalli, che si concluse proprio nel modo peggiore: il suo corpo fu trovato carbonizzato nella sua casetta di Via della Sapienza, nel 1914, dopo un incendio nel suo appartamento.
Come sia morto, rimarrà un mistero: la magistratura archiviò le indagini spiegando che l’uomo, ormai anziano, avrebbe fatto cadere per errore la sua lampada ad olio; secondo la pubblica accusa, invece, sembra si sia trattato di una tragica conclusione di un furto in casa: all’interno del suo appartamento, infatti, Mercalli nascondeva abitualmente del denaro in contante e, al momento delle indagini della polizia, mancavano proprio 1500 lire (equivalenti a circa 5000 euro attuali). I ladri potrebbero aver bruciato il suo cadavere, per nascondere le tracce di una colluttazione. Il suo corpo fu poi portato nella cappella di famiglia a Milano e il funerale fu celebrato dal fratello minore, distrutto dal dolore.
Dal fuoco della terra al fuoco di una lampada. La fine dello scienziato fu caratterizzata da una tragica ironia del destino.
Oggi, grazie all’INGV, Giuseppe Mercalli torna a vivere su Twitter e potrete parlare con lui su questo link: https://twitter.com/g_mercalli
-Federico Quagliuolo
Approfondimento: la parrocchia dei Mercalli a Milano
Anche il fratello di Giuseppe Mercalli scrisse la storia, ma in casa sua: Monsignor Gaetano Mercalli, infatti, è ricordato all’interno della sua parrocchia, quella di Santa Maria Incoronata a Milano.
Riferimenti:
http://www.parrocchiasantamariaincoronata.it/cappella-della-sacra-famiglia-del-sacro-cuore-dei-mercalli/
https://www.torinoscienza.it/personaggi/giuseppe-mercalli
https://www.ilpost.it/2020/05/21/giuseppe-mercalli-scala-terremoti/
http://www.raiscuola.rai.it/programma-unita/i-giganti-della-scienza-giuseppe-mercalli/210/34315/default.aspx
https://www.raicultura.it/scienza/articoli/2019/06/Giuseppe-Mercalli-30f3b154-8d7b-410e-801e-57a660d087ad.html
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