Le origini umili
Emma Hamilton nacque a Neston, in Inghilterra, nell’aprile del 1765. Donna spregiudicata e sensuale riuscì ben presto, grazie al suo fascino e a una buona dose di astuzia, a compiere una scalata sociale che, a partire da origini umilissime, la portò a diventare una figura di rilievo nel panorama – sia culturale che politico – coevo.
Altrettanto rapidamente la vita di questa donna, paragonabile senza esitazioni a quella di un’eroina romanza, si concluse in miseria e solitudine, richiudendo il cerchio che in miseria e solitudine l’aveva vista venire al mondo.
Il padre, fabbro poverissimo di Cheshire, fece appena in tempo a darle il nome di Amy Lyon prima di morire. Amy crebbe, senza istruzione e in condizioni gravissime di povertà, insieme a sua madre, Mary.
Disinibita e precoce, a soli quindici anni diede alla luce una figlia, il cui padre era Sir Harry Featherstonhaugh, suo benefattore. Rifiutandosi di crescere la bambina, si trasferì a Londra e, dopo aver cambiato nome in Emma Hart, cominciò a lavorare in un bordello di Arlington Street, attirando con la sua sensualità le attenzioni amorose di una lunga serie di gentiluomini e diventandone la mantenuta.
A soli diciannove anni poté lasciare il bordello di Madame Kelly diventando l’amante ufficiale di Charles Greville (1749-1809), figlio del conte di Warwick. Da lui ebbe tre figli e su suo invito posò per il pittore George Romney. Ma, soprattutto, iniziò al fianco di Charles a studiare e a frequentare l’alta società londinese.
Alla corte di Napoli
Nel 1786 Emma arrivò a Napoli, data in sposa da Greville a suo zio, Lord Hamilton, ambasciatore britannico nella capitale del Regno. Da questo momento inizierà per Emma – poco più che ventenne – un periodo di successi personali, rivalsa tanto attesa, e di amori ambigui e scandalosi, che eccitavano le fantasie del popolo e i chiacchiericci di corte.Divenne ben presto prima consigliera di Maria Carolina d’Austria, moglie di Ferdinando I di Borbone. L’intimo rapporto che si instaurò tra le due non fu esente da malizie e allusioni tra il popolo e nelle sale di corte. La confidenza che Maria Carolina concesse a una donna tanto intrigante e abile nell’intessere rapporti di convenienza, anche e soprattutto amorosi, non avrebbe potuto non destare le malelingue.
Proprio a corte Emma ideò inoltre quelle che chiamava attitudes. Si trattava di sensuali esibizioni che erano un misto di posa, danza e recitazione: utilizzando alcuni drappeggi, l’affascinante Emma Hamilton posava evocando personaggi femminili dell’antichità come Medea o Cleopatra. Tali esibizioni intrigarono profondamente aristocratici, artisti, arrivando ad influenzare la danza e persino la moda europea del tempo.
Uno dei tanti che rimasero affascinati dalla bellezza di Emma fu Goethe, profondamente ammaliato dalla donna, che, nel suo Viaggio In Italia scrisse:
“Hamilton è un uomo di gusti universali; ha spaziato attraverso tutti i regni della creazione artistica e finalmente è approdato al capolavoro dell’artefice sommo: una bella donna”.
Emma Hamilton e l’ammiraglio Nelson
Emma Hamilton conobbe l’ammiraglio Horatio Nelson, in qualità di moglie dell’ambasciatore britannico. Sin dal loro primo incontro, avvenuto nel 1793, Emma si invaghì perdutamente di lui e il suo contributo nel procurargli rifornimenti (e quindi nell’esito della guerra contro i francesi) fu di notevole rilievo, anche grazie alle conoscenze da lei intessute a corte.
In seguito Emma si trasferì con Horatio e il marito – il quale, sorprendentemente, per la sua devozione nei confronti dell’ammiraglio, incoraggiava il rapporto amoroso tra i due – in una piccola casa nella periferia odierna di Wimbledon, Merton Place.
L’intrigante menage a trois tra la bella e sensuale Emma Hamilton, suo marito, e la leggenda vivente, eroe d’Inghilterra, Horatio Nelson, incuriosì e galvanizzò il popolo: nell’opinione e nelle fantasie comuni Emma diventò attraente e al contempo ripugnante simbolo di lascivia e lussuria, di coraggio sensuale e amore per lo scandalo.
Una vita tanto spregiudicata, però, era destinata a finire in maniera tragica.
Durante i drammatici eventi legati alla Repubblica Partenopea e nei giorni ad essa successivi, Lady Hamilton fu accusata di aver contribuito alle terribili esecuzioni dei repubblicani, influenzando il giudizio di Nelson. L’accusa di crudeltà che derivò da questo fatto l’avrebbe perseguitata per tutta la vita.
Negli anni che seguirono, in rapida successione Emma perse suo marito, Lord Hamilton, e nel 1805 Horatio, il suo più grande amore. Distrutta dal dolore, si diede allora al gioco d’azzardo e all’alcool, dilapidando in pochissimo tempo la sua non irrilevante fortuna. Dopo un terribile anno passato in prigione, a causa dei suoi debiti, nel 1814 fuggì in Francia e qui, dopo poco più di un anno, morì.
Povera, com’era venuta al mondo. Sfrontata, come il mondo l’aveva conosciuta.
Beatrice Morra
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