Dove si trova il cimitero degli inglesi?
Accanto al Borgo di Sant’Antonio Abate, nel giardino della chiesa di Santa Maria della Fede, ci sono delle statue insolite. Un ignaro curioso entrerebbe in questo piccolo giardino con il cuore leggero, si guarderebbe attorno con meraviglia, e si sentirebbe un po’ intristito dal vedere delle opere così magnificamente intagliate lasciate al loro stato di abbandono. L’ignaro curioso, una volta colpito dai volti delle figure, si soffermerebbe sulle targhe.
Le targhe evocano dei nomi di origine inglese, accanto a questi sono riportati gli anni di nascita e di morte.
Ci troviamo in un cimitero.
Per la precisione un cimitero monumentale, dove il defunto non viene commemorato con una semplice lapide, ma con opere che si rifanno alla sagoma della persona in vita o a elementi sacri.
Ma questo luogo è ancor più particolare poiché ospita dei personaggi insoliti. Personaggi che hanno amato talmente tanto Napoli da voler essere sepolti qui: rimanere nel luogo dove la loro mente è cresciuta e dove il loro cuore è stato colmo di emozioni.
Conosciuto generalmente come il cimitero degli inglesi, questo giardino presenta alcune delle tombe dei personaggi anglosassoni più illustri che vissero a Napoli.
Il cimitero nacque precisamente nel 1826 per volere del console inglese di Napoli Sir Henry Lushington, nel 1852 fu ampliato. Ma anch’esso fu vittima del Risanamento che lo costrinse a chiudere definitivamente nel 1893.
Oggi come allora si può percorrere lo spazio verde, ma che risulta essere molto diverso rispetto al lontano 1893. Numerose tombe infatti sono state trasferite al cimitero della Doganella, ma alcuni fedeli sono rimasti. Tra cui due personaggi illustri di cui vi abbiamo già raccontato le gesta: Mary Somerville, la prima astronoma della storia, e Oscar Meuricoffre il banchiere svizzero che rese Napoli la città più ricca d’Italia.
Nell’800 le statue che sovrastano i sepolcri vennero concepite in stile neoclassico, affinché chi le guardava potesse rendersi conto di trovarsi dinnanzi alla morte e di non averne paura. Le forme ingentilite, i capitelli neoclassici, il rassicurante colore del marmo rendeva la visita ai defunti come un incontro tra vecchi amici. E’ questa l’idea che ebbero gli scultori quando composero tali opere.
Purtroppo non potevano minimamente pensare che dopo più di un secolo le statue tanto amate sarebbero divenute figure spettrali e un po’ inquietanti che suscitano timore, ma anche un sentimento particolare nell’ignaro curioso che oggi le guarda: il sentimento della meraviglia di come un’opera d’arte di concezione inglese con gli anni abbia assunto il fascino misterioso che lega indissolubilmente la città di Napoli e il tema della morte.
Foto di Federico Quagliuolo
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