Non è contemplato dalla quotidianità di Napoli il silenzio.
Nel bene e nel male, la nostra città ha sempre qualcosa da dire, sempre qualcosa da raccontare, spesso da lamentare, spesso da cantare.
Perché Napoli canta, Napoli suona, sempre. E infatti, percorrendo via San Pietro a Majella, il passante distratto non potrà evitare di distinguere tra il caos del traffico e il vociare dei passanti, la dolcezza delle note ripetute, spezzate, provate e riprovate che giungono in strada dalle finestre del nostro Conservatorio.
Il Conservatorio di San Pietro a Majella: una delle infinite perle che catturano la luce della nostra città e nei secoli sempre la riflettono, senza troppo strepitare, con la quieta armonia di ciò che dura nel tempo, e che non passa mai. In più occasioni vi abbiamo narrato la storia di questo luogo incantevole, della splendida e omonima chiesa ad esso annessa.
Oggi però vogliamo accennarvi a un periodo in cui Napoli di Conservatori ne aveva ben quattro, tutti poi confluiti in uno. Probabilmente, in realtà, molti di voi saranno già al corrente di questo fatto; d’altronde, la nostra città è una delle colonne portanti del tempio dell’arte musicale mondiale.
Quindi, in particolare vi racconteremo la storia di uno degli antichi conservatori che costituiscono le fondamenta di quello di San Pietro a Majella: il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo.
Il conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo.
La nascita e il terribile declino
Stando alle ricerche di Salvatore di Giacomo, il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo fu il primo inteso come lo intendiamo oggi, ossia come scuola di musica. Infatti i conservatori, nell’antichità, non erano altro che orfanotrofi.
Così nacque anche quello dei Poveri – e appunto il nome ne è sicura traccia.
Una terribile carestia, nell’anno 1589, aveva infatti decimato la popolazione della città. Per le strade di Napoli si era riversata una grande quantità di bambini e ragazzini, rimasti orfani dopo aver perso i propri genitori.
In questo contesto, un frate francescano, Marcello Fossataro, decise di raccoglierne alcuni in una casa, per prendersi cura di loro attraverso le elemosine di benefattori napoletani. Ma i maestri di due ospizi già esistenti, Santa Maria di Loreto e la Madonna dei Turchini, temendo che, con questa concorrenza, le elemosine destinate ai loro istituti sarebbero diminuite, lo convinsero a operare una sorta di fusione, e sul finire del secolo, al posto di un macello, nei pressi della Chiesa di Santa Maria della Colonna, venne costruito un edificio apposito.
Nacque così il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo.
Qualche anno dopo la sua fondazione, i vertici del Conservatorio presero una decisione che avrebbe cambiato la storia dei tanti orfanotrofi della città, che decisero di imitarli: i giovani orfani avrebbero dedicato il loro tempo a studiare musica e canto.
Ma il primo Conservatorio a nascere fu anche il primo a morire, soffocato in torbidi e ancora non chiariti fatti di sangue. Come riportano molte fonti, la vita del conservatorio non fu mai tranquilla. A differenza degli altri tre, esso dipendeva dalla curia arcivescovile e pertanto la documentazione che lo riguarda è archiviata e inaccessibile.
Ignoriamo ancora quali siano stati i metodi d’insegnamento all’interno del conservatorio e, soprattutto, per quale motivo esso fu continuo teatro di tumulti e ribellioni da parte degli studenti, una gran parte dei quali finirono per essere espulsi. Ma il più tragico fatto di cronaca avvenne nel 1730.
In quell’anno infatti, con la terribile complicità del rettore, un giovane allievo, Domenico Lanotte, venne trucidato molto probabilmente dai Cursori, la milizia della Curia Arcivescovile.
L’omicidio avvenne nel tentativo del rettore di soffocare una rivolta esplosa tra le mura del Conservatorio per una serie di fatti che non ci è dato conoscere, e che in genere le fonti etichettano come “malgoverno”.
Probabilmente. ad istigare la rivolta, e contemporaneamente il suo soffocamento nel sangue, furono anche i potentissimi e vicini Padri Filippini, che avevano da tempo e per ragioni ancora sconosciute preso di mira il Conservatorio.
A partire dal terribile omicidio di Domenico Lanotte la vita nel Conservatorio divenne impossibile, finché, nel 1744, a causa di ulteriori tumulti che causarono altre rivolte ed espulsioni, l’Arcivescovo Spinelli decise di scioglierlo definitivamente, distribuendo gli alunni negli altri tre istituti musicali nel frattempo sorti a Napoli.
Ancora molti dubbi sorgono sulla storia di questo Conservatorio, e le fonti, lacunose o inaccessibili, forse non riusciranno mai a rendere giustizia a Domenico Lanotte.
Beatrice Morra
Bibliografia:
Aneddoti e profili settecenteschi, Benedetto Croce
Il conservatorio dei Poveri di Gesu Cristo e quello di S. M. di Loreto, Salvatore di Giacomo
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