Masuccio Salernitano fu colui che ispirò “Romeo e Giulietta”
La Letteratura, quella con la “L” maiuscola, è fatta di intrecci di fili antichi.
Questi intrecci si possono sciogliere, risalendo di filo in filo. E, provando a sbrogliare la matassa, spesso veniamo a conoscenza di inimmaginabili sorprese. La storia di oggi ne è un esempio.
Quanti di voi, infatti, conoscono la tragedia shakespeariana Romeo e Giulietta? Probabilmente tutti.
Si tratta infatti di uno dei tanti capolavori del drammaturgo inglese, forse il più famoso tra i “non addetti ai lavori”, rappresentato, reinterpretato, riletto e amato da secoli e da un’infinità di persone.
Altra domanda: quanti di voi conoscono l’altrettanto tragica storia di Mariotto e Ganozza? Probabilmente pochi.
Eppure, dovreste. Perché? Perché, come dicevamo prima, la Letteratura è fatta di intrecci e compagnie: e di certo Shakespeare, nella stesura di Romeo e Giulietta, non era solo.
Le sue fonti sono infatti molteplici, e per certi versi incerte. Ma una fonte indiretta, che mette d’accordo la maggioranza dei critici, dovrebbe toccarci proprio da vicino. Si tratta infatti della novella di un autore campano: la novella di Mariotto e Ganozza.
Andiamo con ordine.
Mariotto e Ganozza
In un giorno imprecisato sotto il segno dell’Ariete, forse nel 1410, nacque il primogenito di Margaritella de’ Mariconda e Luigi dei Guardati: Tommaso, soprannominato in seguito Masuccio Salernitano. Da giovane, Tommaso, che apparteneva a una famiglia incredibilmente ricca e nobile, tentò la carriera ecclesiastica. Abbandonata tuttavia ben presto la toga, si trasferì a Napoli, presso la splendente corte di Alfonso D’Aragona, entrando in contatto con il fervente ambiente culturale umanista. Morì a Salerno nel 1475.
Un anno dopo venne pubblicata, a Napoli, una sua raccolta di novelle, sotto il titolo Il Novellino. Le novelle erano cinquanta, e ricche di termini in antico napoletano. Una di esse, la XXXIII, è proprio – udite udite – intitolata Mariotto e Ganozza.
«Mariotto senese, innamorato di Ganozza, como ad omicida se fugge in Alessandria; Ganozza se funge morta, e da sepultura tolta, va a trovare l’amante; dal quale sentita la soa morte, per morire anco lui, retorna a Siena, e cognosciuto, è preso e tagliatogli la testa; la donna nol trova in Alessandria, retorna a Siena e trova l’amante decollato, e lei sopra ‘l suo corpo per dolore se more».
Una storia in Toscana
La storia è ambientata a Siena, ed ha un carattere fortemente erotico: due amanti, Mariotto e Ganozza, travolti dalla passione, decidono di sposarsi di nascosto. Tuttavia, a causa di un litigio tra l’uomo ed un altro cittadino, che si conclude con la morte di quest’ultimo, Mariotto fugge ad Alessandria d’Egitto, per evitare la forca. Ganozza, allora, si finge morta, si traveste da frate e tenta di raggiungere l’amato. Quest’ultimo, informato della morte di Ganozza, decide di tornare a Siena, rischiando di essere arrestato, pur di rivedere un’ultima volta la sua amata. Potete immaginare come la storia va a finire: Ganozza, che in realtà come ben sappiamo è ancora viva, scopre che Mariotto si sta recando a Siena e vi si precipita nella speranza di fermarlo. Arriva tuttavia tardi e, alla notizia della morte di Mariotto sulla forca, si rinchiude in un monastero e muore anch’ella.
Un ponte fra Masuccio Salernitano e Shakespeare
Come potete capire, le analogie con Romeo e Giulietta non sono poche: l’amore contrastato, la passione, morti apparenti che conducono a tragiche morti reali. E non poche sono le differenze, naturalmente. L’ambientazione di Masuccio Salernitano è – naturalmente – lontana da quella inglese, più calda, mediterranea; i personaggi stessi sono caratterizzati in maniera diversa. La relazione di Mariotto e Ganozza, per quanto appassionata, viene, soprattutto all’inizio, raccontata nei suoi aspetti più erotici e spensierati. Nel 1559, l’opera di Masuccio Salernitano, a carattere fortemente anticlericale, fu inserito nel primo Indice dei Libri Proibiti, e le novelle cominciarono a girare per di più clandestinamente. Fino ad arrivare, riprese, riscritte, rimaste come tracce invisibili tra le righe di nuove opere, tra le mani di William Shakespeare.
Se è vero quindi che Romeo e Giulietta, nel nostro immaginario, sono due personaggi immediatamente ascrivibili al contesto inglese e shakespeariano, dobbiamo ricordare che, nella storia, e nella storia della Letteratura, di Romeo e Giulietta ce ne sono stati tanti.
Come già abbiamo detto sin dall’inizio, bisogna sempre risalire il più lontano possibile lungo gli intrecci della matassa della Letteratura per comprendere pienamente lo splendore e l’eccellenza della fitta, pregiata trama.
Beatrice Morra
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