L’arte impressionista, da Parigi a Napoli.
Due donne in abiti eleganti passeggiano sottobraccio.
Piove, ma solo una delle due ha l’ombrello aperto, è abbastanza largo da coprire entrambe se restano vicine.
Ma i veri protagonisti sono i riflessi delle gocce d’acqua che bagnano la strada costeggiata di lampioni e trafficata di carrozze.
È una scena di vita quotidiana tanto naturale da sembrar essere stata catturata da una macchina fotografica, ma in realtà impressa su tela da un artista napoletano: Carlo Brancaccio.
“Impressione di pioggia” è una vera e propria opera d’arte impressionista, le pennellate sono tocchi leggeri, in forte contrasto cromatico in modo da riprodurre tutte le possibili increspature di colore, scelte appositamente per dare maggior rilievo all’impressionismo.
Eppure, contrariamente a quanto non solo lo stile, ma anche i raffinati cappellini delle dame e le luci sulla carreggiata possano far pensare, lo sfondo non è quello della ville Lumiere ottocentesca.
Si tratta bensì di Napoli, più precisamente della ben nota Via Toledo.
L’Impressionismo nasce a Parigi nella seconda metà del diciannovesimo secolo, quando luci di lampioni illuminano le notti spensierate e frizzanti della metropoli francese, la folla si trattiene fino a tardi per le strade, le paillette sugli abiti delle dame brillano sotto le giacche di pelliccia e nei casinò la musica risuona senza sosta.
La capitale risplende di vetrine, ristoranti, teatri e caffè, dove gli intellettuali dell’epoca si incontrano, scambiandosi opinioni e nuove idee, quelle che daranno vita a un movimento artistico completamente differente rispetto ai precedenti.
Giovani pittori, anticonformisti e insofferenti alla pittura Romantica e Neoclassica, si aggregano e aboliscono le convenzioni che fino ad allora avevano costituito gli assi portanti dell’arte francese.
Eliminano la geometria e le prospettive per lasciar spazio ai colori, ai riflessi della luce, ai paesaggi, alle sfumature della vita quotidiana.
Quest’arte innovativa dell’impressionismo diviene così famosa da raggiungere ben presto anche l’Italia.
Sono in particolare i pittori napoletani della corrente dell’impressionismo a esserne affascinati, tant’è che presto verranno sedotti e guidati dal potente mercante parigino Goupil che offrirà loro grande visibilità e l’opportunità di esporre le loro opere nei Salon e nelle Esposizioni Universali della capitale francese.
I quadri campani esibiti sono più numerosi di quelli provenienti da qualsiasi altra parte d’Italia, primo tra tutti Giuseppe De Nittis, punto di riferimento dell’impressionismo italiano, napoletano di vocazione e di cultura.
Molti artisti emergenti decidono anche di raggiungere Parigi stessa per studiare al meglio e acquisire padronanza di questo nuovo stile.
I partenopei divengono allora promotori delle novità francesi, nei loro dipinti i paesaggi en plain air diventano protagonisti; sono ritratti pranzi in compagnia sulle terrazze di Posillipo e uomini galanti che passeggiano nel parco della villa comunale.
Abiti e personaggi francesi che ricordano la Belle Èpoque, dunque, ma sullo sfondo della Napoli ottocentesca, dipinta nelle sue mille sfumature. Ecco l’impressionismo a Napoli.
Così la luce su Napoli è colta in ogni suo riflesso, dal rosa del tramonto in piazza della Vittoria, riprodotto da Francesco Diodati, a via Toledo sotto la pioggia, di Carlo Brancaccio.
Quest’opera e molte altre sono state esposte nell’aprile 2018 in una mostra a Palazzo Zevallos, allestita in onore dei pittori napoletani che, insieme alle ninfee di Monet e le ballerine di Degas, hanno reso immortale l’arte impressionista.
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