Dietro i sorrisi e la cucina di Officina del Gusto c’è una storia d’amore, di sacrifici, di conquiste che sono d’esempio per tutti i ragazzi della nostra terra. I protagonisti sono Antonio e Anastasia, due giovani che, nonostante le intimidazioni della Camorra, hanno deciso di rimanere a Nola e riaprire l’attività, che si trova a Via del Mercato 13, Nola.
Oggi il locale ha compiuto un anno ed ogni sera è sempre frequentato da tantissimi ospiti.
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La storia comincia con una sventagliata di mitragliatore sulla serranda di una piccola paninoteca a Marigliano. Anche quel negozietto si chiamava “Officina del Gusto” ed era la prima avventura imprenditoriale di una giovane coppia di fidanzati che, con pochi mezzi e tanta ambizione, sognavano di vivere cucinando piatti tipici della tradizione napoletana. Un’esperienza che finì solo un anno dopo, con tanta paura e un negozio perduto per colpa di quel male che, con i suoi modi brutali e vigliacchi, soffoca la nostra terra.
Un’officina da ricostruire
Davanti alla serranda chiusa e bucherellata sembravano essere arrivati i titoli di coda per un venticinquenne Antonio, l’ennesima storia bella distrutta dalla Camorra. Fu proprio in quel momento che Anastasia prese un gessetto e decise di disegnare dei fiorellini attorno ai fori di proiettile. Poi disse una sola frase: “Ricominciamo di nuovo qui“.
Un piano folle. Bisognava girare per banche, trovare nuovi finanziamenti, fittare un nuovo locale. Ricominciare da zero. Una cosa che, per un ragazzo senza mezzi e senza supporti economici, è la più difficile del mondo.
“Non avevamo abbastanza soldi per permetterci nemmeno i lavori – spiega Antonio – persino le mattonelle le abbiamo montate noi. Ho lavorato con la mia fidanzata per giorni, anche fino a notte fonda. Ogni centimetro del nostro locale ha un’anima“.
Il nome “officina“, però, suona strano per un luogo dove si mangiano taglieri, panini e piatti tradizionali napoletani. Che c’entra con una buona tavola calda?
“Apri il menù e lo scoprirai – dice Antonio – mio papà era un metalmeccanico, da piccolo lo aiutavo spesso. Se n’è andato prematuramente quand’ero piccolo. Mi diceva sempre che, per come mangiavo, avrei dovuto aprire un ristorante. Adesso ho realizzato il suo sogno”.
Anche i dettagli del locale hanno un significato profondo. “Ci sono tanti indizi che ricordano mio padre. Su tutti, i tavoli: li ho disegnati e costruiti proprio io, seguendo le tecniche che imparai quando lavoravo con lui. E poi ho esposto la sua bicicletta come oggetto d’arredamento. È un modo per averlo sempre nella mia vita e tenere a mente i suoi insegnamenti anche ora che non c’è più“.
Le specialità
Ma, al di là delle storie sentimentali, lo stomaco brontola. Antonio non ha dubbi: la pasta e patate è la regina della cucina e viene servita in una spettacolare forma di parmigiano ed è così ben amalgamata che “azzecca“, come dice il nostro oste.
Senza dimenticare anche le carni, che sono una vera specialità. Nello specifico, il tagliere è un altro pezzo forte della casa, con piatti che vanno a metà fra i grandi classici, come la parmigiana di melanzane, alle eccellenze italiane, come la porchetta viterbese.
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Anastasia spiega: ” Tutti hanno il diritto ad essere felici anche quando non si ha niente. Se hai un sogno, uno vero, devi combattere anche quando sembra che tutto è perduto. Noi ce l’abbiamo fatta, possono farcela tutti“.
Presto Antonio e Anastasia si sposeranno, proprio nell’anno in cui il locale festeggia il suo primo anno di vita.
– Federico Quagliuolo
- Questo articolo è stato realizzato da “Uà, che storia!“, la startup napoletana nata per pubblicizzare le eccellenze campane con articoli, video e fotografie d’autore. Contattaci e chiedici un preventivo!
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