Piazza Garibaldi si è trasformata decine di volte nel corso dei suoi circa 170 anni di storia: ogni generazione la ricorda con una forma diversa e, di decennio in decennio, non è mai stata uguale a sé stessa.
I Borbone e la “strada dei fossi”
Prima dell’Unità d’Italia non esisteva nemmeno la struttura della ferrovia. La Ferrovia Napoli-Portici, la prima ferrovia d’Italia fermava nella stazione Bayard, che oggi è in uno stato di tristissimo abbandono. Le altre strade ferrate costruite nel corso dei decenni successivi arrivavano invece nell’attuale stazione di Porta Nolana.
Sotto la monarchia borbonica, infatti, le stazioni di Napoli erano due e si trovavano una vicino all’altra, dato che le aziende concessionarie erano diverse.
La strada che sarebbe diventata la moderna Piazza Garibaldi era ai margini della città antica, confinante con “le paludi” che, tempo dopo, sarebbero diventate la Zona Industriale. Si chiamava “Strada dei fossi” perché fu costruita seguendo il tracciato dell’antica cinta muraria della città. Oggi è diventata Corso Garibaldi, per ricordare l’arrivo in treno del condottiero.
Ferdinando II, nel 1840, aveva infatti intuito le potenzialità della zona est di Napoli e commissionò all’ingegnere Luigi Giura la progettazione di una strada che potesse ospitare il primo scalo ferroviario della città.
La ferrovia dell’Unità d’Italia
La prima stazione centrale della Ferrovia fu costruita subito dopo l’Unità d’Italia, con l’intento di rendere Napoli il più importante snodo ferroviario del Sud Italia.
Non sorprenderà sapere che anche la costruzione dell’edificio originale, oggi spesso rimpianto nelle sue architetture neoclassiche, fu accompagnata da infinite polemiche. Gli architetti e ingegneri napoletani infatti si divisero fra “interventisti” e “conservatori“, fra chi sosteneva che le antiche stazioni di Porta Nolana andassero semplicemente ristrutturate e chi, invece, sostenne addirittura che era necessario sventrare l’intero quartiere, per costruire una ferrovia rivoluzionaria con 10 binari e possibilità di espansioni infinite. Fra questi innovatori c’era anche Lamont Young.
Lo sventramento arrivò vent’anni dopo, nel 1884. Mentre la prima Stazione Centrale fu inaugurata nel 1866, alla presenza di Vittorio Emanuele II.
Se ci immergessimo nei panni di un viaggiatore del 1870, troveremmo al di fuori della stazione un gigantesco muro antico di origine aragonese, simile a quello sopravvissuto a Porta Capuana, e alle spalle un infinito labirinto di stradine strette fra le quali era impossibile orientarsi, caotiche e claustrofobiche come la pianta della Sanità.
L’idea di dare un nome patriottico alla “Piazza della Ferrovia” giunse in mente al commissario Giuseppe Saredo, il magistrato di Savona che diventò famoso nel 1900 per aver fatto la prima inchiesta sulla Camorra della Storia d’Italia.
La piazza fu infatti rinominata in “Piazza dell’Unità d’Italia“, nell’ambito di un più vasto progetto di “miglioramento” dei nomi cittadini. Se non avessero costruito la strada di Garibaldi, oggi la fermata della metropolitana si sarebbe dovuta chiamare “Unità“!
Nel 1891 proprio Saredo auspicò la costruzione di una statua dedicata all’Eroe dei Due Mondi, in modo da accogliere i nuovi visitatori di Napoli con due messaggi fortissimi: da un lato il nuovissimo Corso Re d’Italia (che poi diventò Corso Umberto), dall’altro la Piazza dell’Unità, con la statua di Garibaldi.
Anche questa innovazione durò molto poco.
La statua di Garibaldi, un monumento senza pace
Saredo morì nel 1903 e non riuscì a vedere l’inaugurazione della statua di Garibaldi, che arrivò, ironicamente, nel 1904.
Fu realizzata dallo scultore fiorentino Cesare Zocchi e fu posizionata nel luogo che, fino a una ventina di anni prima, ospitava gli ultimi tratti delle mura aragonesi ancora in buone condizioni. Quel che ne resta è stato inglobato letteralmente dai tanti palazzi del quartiere Porto, Mercato e Pendino.
La nuova statua di Garibaldi non fu ben accolta dall’opinione pubblica, che sollevò un vivace dibattito attorno al nuovo monumento, fra chi avrebbe preferito una fontana (affiancando quella già presente) e chi invece desiderava intitolare la piazza a personaggi storici della cultura napoletana.
La statua, nella parte inferiore, porta un bassorilievo di “Partenope liberata“, che ricorda l’arrivo dei garibaldini in città.
Negli ultimi anni la diatriba attorno alla figura di Garibaldi è tornata alla ribalta, nell’ambito stavolta del revisionismo antiunitario.
Recentemente è stata ricoperta di vernice rossa, mentre tempo addietro fu “colpita” dalla carta igienica. Senza dimenticare le tante petizioni per eliminare la statua dalla piazza. Fu famosa, ad esempio, quella che raccolse migliaia di firme per dedicare l’antica Piazza della Ferrovia a Pino Daniele.
Il fascismo e la Linea 2
Due anni dopo la marcia su Roma, Piazza della Ferrovia ebbe subito il primo makeup: fu infatti spostata la Fontana della Sirena Partenope, che inizialmente si trovava vicino alla statua di Garibaldi.
Oggi quella fontana la troviamo al centro di Piazza Sannazaro.
Poi, l’anno seguente, Mussolini inaugurò la prima linea metropolitana d’Italia.
Si chiamava “Metropolitana FS“, che poi diventò famosa fra i napoletani con il nome di “Direttissima“, un termine ancora oggi famoso nel gergo comune. Fu il primo esempio di treno sotterraneo italiano e serviva a collegare la vicina Pozzuoli con Napoli Centrale. Poi negli anni si aggiunsero sempre più fermate.
Il tratto è stato completato solo nel 2014, con l’inaugurazione del capolinea San Giovanni-Barra, ben 90 anni dopo l’inaugurazione della ferrovia originale!
Gli anni ’60 e l’abbattimento della stazione antica
Di nuovo tabula rasa. Il momento più controverso per Piazza Garibaldi arrivò 15 anni dopo la fine della guerra, quando Mario Ottieri e la politica napoletana si resero complici della urbanizzazione incontrollata di Napoli, che diede vita a scempi come il famoso Palazzo Ottieri di Piazza Mercato.
Negli anni ’60 si studiava come agganciare Napoli al “treno” del Nord Italia, che stava scoprendo il suo boom industriale (con la famosa prima grande emigrazione di massa dei meridionali in Piemonte e Lombardia). Fra i punti deboli che avrebbero potuto limitare lo sviluppo cittadino fu individuata la stazione centrale, che aveva appena 4 binari, tutti tecnologicamente molto arretrati e, ad avviso degli studi dell’epoca, era troppo ingombrante per essere espansa o migliorata in alcun modo. L’unica soluzione era farla arretrare ed abbatterla completamente.
In realtà l’esigenza era già sentita durante il periodo fascista, ma il piano regolatore del 1939 prevedeva la costruzione di una nuova, enorme, stazione dalle parti dell’attuale Centro Direzionale. La guerra cambiò completamente i piani.
Il lavoro fu affidato all’architetto Luigi Piccinato, che decise di realizzare un edificio completamente diverso rispetto ai canoni del passato. L’architettura doveva essere la firma dei tempi moderni, del cemento e del progresso. Ecco che nacque la moderna Stazione Centrale e, subito dopo, il grattacielo delle ferrovie.
Le colonne dell’antica stazione si salvarono. E furono “sparse” in monumenti in giro per tutta Napoli.
Una piazza nuova
Dopo quarant’anni di relativa stabilità, Piazza Garibaldi torna sotto il piccone: il primo a venir distrutto è lo stazionamento degli autobus, che era frequentatissimo negli anni ’80 e ’90. Poi, il terzo millennio si è aperto con un progetto di ristrutturazione completa della piazza, con cantieri che sono durati per ben vent’anni, fino al dicembre 2019, quando il sindaco De Magistris ha annunciato la “nuova vita” di Piazza Garibaldi. Stavolta con firma dell’architetto francese Dominique Perrault.
Napoli è un po’ lo specchio della sua stazione: inquieta, bella, dannata dalle ristrutturazioni e dai volti delle persone che la governano.
Ed oggi, con i cantieri finalmente conclusi, è tornata lì, ad accogliere i suoi figli che, per un motivo o per un altro, hanno lasciato la città.
Federico Quagliuolo
Fonti:
Giancarlo Alisio, Napoli e il risanamento
https://www.maremagnum.com/stampe/i-lavori-per-il-risanamento-di-napoli/130130569
http://napolineiparticolari.altervista.org/una-statua-ormai-ingombrante/
https://ilazzaro.altervista.org/napoli-la-statua-di-garibaldi-che-non-trova-pace/
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