Quante volte abbiamo sentito qualcuno dire che un bambino “tiene l’arteteca”? È un modo di dire tipico napoletano che si riferisce ai bambini che non riescono a star fermi, irrequieti e super vivaci.
Le origini di questo termine, in realtà, non sono particolarmente allegre ed affondano le mani nella terminologia medica: servivano infatti a definire una malattia che colpisce particolarmente i bambini e gli adolescenti e, solo in un secondo momento, ha ottenuto un significato più leggero.
L’arteteca come malattia
Nel Vocabolario Napoletano lessigrafico e storico, Vincenzo De Ritis spiega che la parola è legata alla “inquieta agitazione per moversi e l’atto stesso di frequenti moti“.
L’origine etimologica di questa parola napoletana (ma si trova anche in diversi dialetti meridionali) probabilmente si rifà alla “arthritis” latina, una condizione che colpisce le persone con reumatismi. Oggi è noto come “Ballo di San Vito” (perché si invocava quel santo quando capitava) ed è quella condizione che colpisce i ragazzini dai 5 ai 15 anni e li costringe a continue contrazioni muscolari e movimenti involontari, irrequietezza e agitazione continua. Spesso si guarisce, ma può portare postumi per il resto della vita con tic, tremori o altri disturbi.
Con il passare del tempo questa terminologia medica si è allontanata dal suo significato originale ed è stata utilizzata per indicare scherzosamente tutti i ragazzi che proprio non ce la fanno a star fermi.
-Federico Quagliuolo
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Riferimenti:
Vocabolario napoletano lessigrafico e storico, Vincenzo De Ritis, 1842
https://www.treccani.it/enciclopedia/corea-o-ballo-di-s-vito_(Enciclopedia-Italiana)/