Durante la notte dell’11 marzo 1918, mentre la Grande Guerra stava per finire, i napoletani furono svegliati da un fischio e da esplosioni terribili. Fu il primo bombardamento di Napoli, con ben 6 tonnellate di bombe lanciate da un gigantesco zeppelin della Marina Tedesca.
Il fatto avvenne per puro errore.
I danni furono relativamente pochi, con 16 morti e 40 feriti, ma la città scoprì gli orrori della guerra che, 25 anni dopo, avrebbe vissuto in modo ben più atroce sulla propria pelle.
Un bombardamento per errore
Gli Zeppelin erano oggetti giganteschi. Immensi palloni carichi di gas che suscitavano paura e ammirazione, prodigi di ingegneria degni della perizia straordinaria dei tedeschi. Si muovevano lentamente ed erano capaci di portare immensi quantitativi di esplosivi o di persone, che scaricavano senza pietà sul terreno. Erano però facilmente infiammabili e questo li rendeva vulnerabili agli attacchi aerei, quando scendevano a bassa quota.
Il mattino del 10 marzo 1918 partì un dirigibile LZ59 da Jambol, in Bulgaria. Aveva tre obiettivi e Napoli era il primo (tutti e tre furono un flop clamoroso: la missione di Atene non provocò danni e quello di Porto Said fu abortito per maltempo). Quel dirigibile era famosissimo in Africa, dove aveva portato a termine un volo da record mondiale.
Così, implacabile e silenzioso, scivolava sopra le nuvole e portava con sé 6400 chili di materiale esplosivo. A mezzogiorno era in Albania, alle 6 di pomeriggio già solcava i cieli dell’Abruzzo. Intorno alle 23, finalmente, era giunto sulla Campania.
A l’una in punto era sul cielo di Napoli: tutto secondo i piani, nessuna allerta.
Poi, l’errore di calcolo: era notte fonda e il cielo era nuvoloso. Il Dirigibile si trovava a oltre 4800 metri sul livello del mare e il comandante tedesco Ludwig Bockholt decise di lanciare le bombe sugli obiettivi strategici. Peccato che i calcoli furono completamente sbagliati e finirono al centro di Piazza Municipio, sui Quartieri Spagnoli, nella zona dei Granili (sul Porto) e a Posillipo. Nessun obiettivo centrato, ma una scia di morti e feriti, con palazzi crollati e danni qua e là in città.
La contraerea non entrò nemmeno in funzione perché il fronte era lontano più di 900 chilometri e nulla avrebbe fatto presagire un bombardamento a sorpresa di Napoli.
Perché proprio Napoli?
È una domanda che si posero anche i napoletani. Anzi, in realtà inizialmente nessuno aveva capito che la città aveva appena subito il suo primo bombardamento aereo. La polizia pensò immediatamente a un atto terroristico di anarchici, poi si capì che le bombe erano scese dall’alto.
I tedeschi, stando a quanto si scoprirà nel 1920, volevano danneggiare la fabbrica Armstrong di Pozzuoli (una delle maggiori produttrici di munizioni in Italia), il porto di Napoli e l’Italsider di Bagnoli, i tre centri che potevano fornire armi e uomini al fronte.
La notizia di un bombardamento fatto sui civili sconvolse l’opinione pubblica, ancora abituata ad una guerra “etica” fra militari. Furono anche processati i comandanti della marina di stanza a Napoli quella notte, ma poi ci fu l’assoluzione. I quotidiani tedeschi, invece, raccontarono con toni entusiasti la punizione toccata agli ex-alleati traditori.
In effetti, la città di Napoli visse la Grande Guerra senza quasi subire danni, leggendo le imprese delle truppe italiane sulla Tribuna Illustrata e sugli articoli di un giovane professore giapponese, Harukichi Shimoi. Il contributo della città al conflitto fu però comunque decisivo: oltre alle migliaia di meridionali mandati sul fronte alpino che oggi sono ricordati sulle lapidi di tutto il Sud Italia, non possiamo non ricordare il napoletanissimo Armando Diaz, il generale che portò alla vittoria l’Italia dopo Caporetto.
Il primo bombardamento di Napoli
La Grande Guerra finì pochi mesi dopo l’insolito episodio napoletano e a Versailles l’Italia riuscì a sedersi al tavolo delle trattative per strappare piccoli territori all’Impero Austroungarico, ma le promesse fatte dalla Triplice Alleanza non furono rispettate in pieno e questo diede origine alla famosa “vittoria mutilata“.
Il bombardamento di Napoli nel 1918 rimase un episodio strano, un amaro assaggio della brutalità che la guerra è capace di creare e che Napoli sperimentò 25 anni dopo, diventando una delle città più bombardate d’Italia.
-Federico Quagliuolo
Alleghiamo una bellissima poesia inviataci da un nostro lettore, Giuseppe Silvestri:
11 marzo 1918
’a luna ‘a spia ‘ncoppo San Martino,
Pusilleco l’accarezza
Margellina ‘a cunnulea…
Cumm’è bella Napule quanno dorme.
era ‘e marzo… 1918
Nun era ancora trasuta primmavera
però l’aria già’ era cagnata
Era doce… adirosa…
An’trasatte n’ombra scura
Annasconne tutt’’a luna…
N’ombra nera, longa, spaventosa…
Ma che de’, ma che succere ?…
Po’ nu schianto, nu boato
e po’ n’ato e n’ato e n’ato ancora !…
Maronna e che nuttata…
Squarciata, sfriggiata, viulentata,
Scarpesiata, Lapetiata, profanata!
Era stata bumbardata!
Napule commo aveva sempe fatto…
Se chiagnette e’ ffiglie suoie
se chiagnette pure Pulecenella…
e chiagnette… Chiagnette… e chiagne ancora!
Al dolore nun te puo’ abitua’
Te resta azzecato all’ossa…
se stampa dinto ‘e vvene…
t’arrevota ‘o core…
ma Napule ‘o sape buono
cha chistu è ‘o prezzo ch’adda pava’
‘o prezzo ch’ha pavato e che pave ancora
…‘o prezzo… pe’ nu poco ‘e libertà.
Riferimenti e approfondimenti:
Per sapere di più sul dirigibile LZ59, considerato un vero e proprio prodigio tecnologico, questo articolo (in tedesco) è interessante.
https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/arte_e_cultura/18_marzo_10/quando-zeppelin-feri-napoli-bombardamento-che-sdegno-citta-813906f6-2435-11e8-8e3c-1dea113a8f47.shtml
http://www.icsm.it/articoli/ri/dirigibile59.html