Da villa nobiliare settecentesca al campo di concentramento di Afragola nel 1943. Questa è la tristissima storia di “Casone Spena“, una antica residenza di nobili napoletani, e del “Campo 209“, che fu subito dopo costruito dagli alleati per imprigionare i nazisti catturati in tutta Italia.
Afragola ,infatti, durante la guerra ospitò due campi di concentramento: sia alleato che tedesco.
Una storia oggi dimenticata colpevolmente, sepolta sotto le tonnellate di cemento che, incontrollato, ha ricoperto la provincia di Napoli.
Lager per un mese
Se ancora oggi ci fanno orrore le immagini di Auschwitz e Birkenau, non dobbiamo immaginare quelle realtà come lontane. L’intera Europa è infatti un cimitero di innocenti straziati dalle barbarie della guerra ricordati da lapidi, pietre d’inciampo e targhe, di cui anche Napoli è pienissima.
Immergiamoci allora nel settembre del 1943 quando i tedeschi di stanza a Napoli, comandati dal colonnello Walter Scholl, si ritrovarono dinanzi al “tradimento” degli italiani, che con l’armistizio di Cassibile si erano appena arresi agli Alleati, svincolandosi dall’alleanza con la Germania.
Arrivarono tramite le gracchianti radio dell’EIAR le parole del Generale Badoglio che annunciarono la fine delle ostilità con gli americani: fu così che in tutta Italia, specialmente nel sud, cominciarono così battaglie confuse fra i civili esasperati e i nuovi occupanti tedeschi, che fino a poco prima erano alleati. Ogni comando nazista fu lasciato libero di applicare ogni sorta di atrocità nei confronti della popolazione civile in segno di risposta.
Il comando tedesco organizzò immediatamente le deportazioni di quanti più italiani possibile in Germania. Nella provincia nord di Napoli fu quindi presto occupata una vecchia masseria, costruita dalla famiglia Spena, in tempi in cui Napoli era ancora un regno sotto Carlo di Borbone e il presente nero di quelle giornate era tutt’altro che immaginabile dai proprietari terrieri che sognavano la creazione di una bella casa di campagna, fra i campi fertilissimi dell’agro napoletano.
Nel 1943 il Casone Spena era già un rudere, probabilmente abbandonato da molto tempo. Fu scelto dai militari nazisti perché il casale aveva un enorme appezzamento di terra ben recintato, quindi era ottimo per raccogliere prigionieri da deportare.
Il campo di concentramento di Afragola, un luogo di raccolta
La vita nel campo di concentramento di Afragola, nella tragedia umana che caratterizzò gli avvenimenti della II Guerra Mondiale, non era quella atroce dei campi di sterminio del Nord Europa. Si trattava infatti di un campo di raccolta in cui i nazisti avevano il compito di radunare a scaglioni tutta la popolazione giovane, capace di lavorare, che riuscivano a rastrellare nei territori, in modo da poterla deportare rapidamente in Germania passando per Maddaloni.
L’attività del campo di prigionia durò fortunatamente solo un mese, dall’8 settembre al 3 ottobre 1943, quando gli americani liberarono definitivamente la regione e cominciarono le epurazioni dei nazifascisti presenti nel territorio: furono internati in un altro campo di concentramento di Afragola, questo chiamato “Prigione 209“, dalle parti delle Campagne di San Marco.
Un “ospite famoso” del campo di Afragola fu Erich Priebke, diventato noto per il massacro delle Fosse Ardeatine. Morì a Roma nel 2013 dopo aver compiuto 100 anni, senza mai pentirsi delle sue azioni.
La sua difesa fu sempre: “ho eseguito gli ordini“.
La strage di Afragola
Nel territorio di Afragola vi fu la presenza della formidabile divisione “Hermann Goring”, considerata una delle più abili e letali unità da guerra dell’esercito tedesco: diventò famosa per il massacro dei cittadini polacchi durante l’Insurrezione di Varsavia .
Riavvolgiamo però il nastro di pochi mesi: era l’autunno del 1943 e i tedeschi della Fallschirm-Panzer-Division 1 diventarono il terrore della Campania: bastava ascoltare il cigolio dei suoi carri armati o una voce straniera per far fuggire interi paesi.
I soldati nazisti, ormai in rotta e prossimi alla sconfitta nel Sud Italia, erano alla ricerca di tutti i giovani per ucciderli o deportarli in Germania: volevano trascinare nell’inferno dov’era finito il nazismo anche il futuro dell’Italia. Ogni nonno ha una storia da raccontare: c’era chi da giovane si nascondeva sotto i materassi, chi nelle cantine, chi ancora nei forni di campagna.
A Napoli, la divisione fece 562 morti durante l’insurrezione della città, mentre nel resto della provincia fra Caserta e Napoli furono disseminate decine di lapidi di civili massacrati dai tedeschi agli ordini del comandante Paul Conrath, uno dei militari più stimati da Hermann Goring in persona.
Il dramma di Afragola fu consumato il 2 ottobre 1943, quando gli Alleati erano a meno di 5 chilometri di distanza dalla città (e infatti entrarono il giorno dopo), con una fucilazione di 8 cittadini nell’attuale Masseria D’Ambra, poi ne furono uccisi altri 3 a Via Circonvallazione. Tutti i caduti furono pescati dai tedeschi dai propri nascondigli e portati in strada per essere uccisi il più rapidamente possibile. Erano tutti uomini umili e senza un passato militare: il più giovane era Aniello De Dicco, un manovale di 20 anni, il più anziano era Crescenzo Terracciano, un operaio di 60 anni. Tutti videro la guerra finire in quel giorno buio del 1943, davanti a mitragliatori nazisti e divise grigie.
Una giustizia che non arrivò
La divisione Hermann Goring è stata processata dal tribunale militare di Verona solamente nel 2009, ben 64 anni dopo gli avvenimenti della II Guerra Mondiale. Molti degli imputati erano ultraottantenni, tutti gli ufficiali di alto grado erano morti da molto tempo. Afragola, invece, ha perso la memoria storica e fisica dei suoi antichi i campi coltivati, sostituiti da un’edilizia incontrollata e promesse industriali mai mantenute.
Il Casone Spena, con la sua decadente storia borbonica e nobiliare, oggi avrebbe addirittura potuto ispirare nostalgia e tristezza, magari come accaduto alla masseria settecentesca distrutta nel 2019 dalle ruspe senza pietà.
Infatti, alla memoria della tragica storia del campo di concentramento di Afragola rimane solo un arco malconcio di un edificio abbandonato al confine con Casoria che, quelle sue mute e pericolanti pietre di tufo, non riesce più nemmeno a raccontare il terrore che quel luogo provocava tanti anni fa.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti e spunti di lettura:
Domenico Corcione, La Fragola Napoli
Paolo De Marco, Polvere di piselli. La vita quotidiana a Napoli durante l’occupazione alleata, Liguori Editore, Napoli, 1996
Elena Aga-Rossi, Una nazione allo sbando. L’armistizio italiano del settembre 1943 e le sue conseguenze, Il Mulino, Bologna, 2003