Vi racconteremo l’intrigante storia celata dietro un monumento funebre di epoca medievale custodito nella chiesa di San Benedetto a Casoria. Si tratta di una grande lastra in marmo che raffigura un guerriero sepolto. Secondo l’iscrizione posta sulla testa della statua l’uomo rappresentato è Giacomo Torello, un cavaliere partito da Fano ed arrivato a Casoria nel 1254 a seguito di papa Innocenzo IV per combattere contro Corradino di Svevia.

Ma chi era Giacomo Torello? la risposta al quesito resta ancora un mistero. Diversi indizi hanno portato alcuni studiosi ad avvalorare l’ipotesi che Giacomo Torello fosse il figlio di Salinguerra, un famoso capo ghibellino di Ferrara. Se così fosse resta da chiarire quali furono le cause e i motivi che spinsero il cavaliere ad appoggiare, durante lo scontro tra il Innocenzo IV e gli Svevi, il partito Guelfo.

Siamo davanti ad un vero e proprio giallo storico, andiamo quindi ad analizzare la questione con calma.

Monumento di Giacomo Torello
Monumento funebre Giacomo Torello

Monumento funebre

Il monumento si trova all’interno della seicentesca chiesa di San Benedetto a Casoria. Attualmente la lastra marmorea si trova in una nicchia ed è posizionata in verticale. Il cavaliere è rappresentato con capo scoperto e mani giunte, ha un’armatura molto semplice e un pugnale e una spada appesi alla cinta. Dall’analisi stilistica della scultura si è capito che il monumento è stato realizzato alla metà del ‘300 e quindi molti anni dopo la morte di Torello avvenuta nel 1281. Sulla testa della scultura si trova un’iscrizione molto particolare poiché è stata scritta in lingua volgare anziché in latino come voleva la tradizione.

Sulla lastra c’è scritto:

QUI GIACE LO NOBILE GIACOMO / TORELLO DA FANO HOMO DE / ARME VENUTO CON INNOCENTIO / IIII. P. R. IN QUESTO REGNO CONTRO / RE CORRADO NEL / ANNO MCCLIIII / ET IN QUESTA VILLA PER BELLEZA / DE UNA DONNA MARITATO / LASSANDO TRE FIGLIOLI / QUI MORI NEL ANNO / MCCLXXXI

Nell’iscrizione viene quindi evidenziato il motivo “amoroso” per il quale l’uomo decise di restare a Napoli, una notizia che raramente veniva riportata in epigrafi dei cavalieri medievali nelle quali si ricordavano solo e unicamente le imprese militari.

lastra marmorea sulla testa del monumento funebre
Particolare della lapide sulla testa

Chi era Giacomo Torello

Veniamo ora al punto più critico del nostro mistero: chi era Giacomo Torello?

Per capirlo gli studiosi sono partiti proprio dalla frase dell’epigrafe in cui è scritto che Giacomo Torello veniva da Fano. La cosa che non del tuto chiara è se la città indicata si riferisce al paese d’origine oppure al luogo da cui era partito con l’esercito papale. Questa seconda ipotesi è la più intrigante poiché è quella che permette di identificare il cavaliere come il figlio di Salinguerra un famoso capo ghibellino di Ferrara. Dando per buona tale teoria è importante riscostruire le vicende della sua vita per comprendere appieno i motivi che lo hanno spinto ad entrare nell’esercito del Papa, acerrimo nemico del padre.

Ricostruzione delle vicende

Salinguerra II fu uno dei principali capi ghibellini del XIII secolo grande rivale degli Estensi con i quali ebbe diversi scontri. Fu per molti anni podestà di Ferrara. Nel 1220 circa sposò Sofia, futura madre del nostro Giacomo e sorella di Ezzelino III, ricordato come uno dei più terribili capi ghibellini dell’epoca. Dopo oltre trent’anni di dominio quasi incontrastato nel 1240 Salinguerra cadde in una trappola, venne catturato e portato con tutta la famiglia a Venezia, città nella quale rimase fino al giorno della sua morte. Il figlio Giacomo all’epoca era ventenne e da alcuni documenti è possibile sapere che dopo 5 anni era andato a Verona per ricevere dall’imperatore Federico II alcuni feudi, i cosiddetti beni Matildici da tempo contesi tra papato e impero. Dopo pochissimo tempo Federico II venne deposto dal papa e Giacomo perse tutto. La situazione peggiorò ulteriormente con la morte dell’Imperatore e il controllo sempre più accanito dei beni Matildici da parte del papa. A questo punto quindi l’unica possibilità per Giacomo di recuperare i feudi era schierarsi dalla parte del pontefice. Fu così che Giacomo nel giugno del 1251 raggiunse Innocenzo IV a Fano e si unì all’esercito papale.

chiesa di San Benedetto a Casoria
Chiesa di San Benedetto, Casoria

Da Fano a Casoria

Nel 1254 da Fano partirono alcuni cavalieri che parteciparono alla spedizione del Papa contro gli Svevi. Durante il tragitto per giungere a Napoli l’esercito papale fece tappa a Casoria e tra i soldati che decisero di accamparsi lì c’era sicuramente il nostro Giacomo Torello. La spedizione papale non andò a buon fine e forse fu proprio la notizia della sconfitta ad aggravare ulteriormente le condizioni di salute del papa, che dopo 5 giorni perse la vita. Morto il papa e battuto l’esercito, ai cavalieri non restava altro che tornarsene a casa a mani vuote. Quando tutto sembrava perduto nella vita di Giacomo ci fu un grande cambiamento. A Casoria ottenne un terreno dal Vescovo di Napoli e si innamorò della sua futura moglie. Visse tranquillo fino al 1281, quando i tre figli lo seppellirono nella chiesa di San Benedetto. In suo ricordo resta un bel monumento gotico ed una insolita epigrafe volgare che racconta la storia di questo «homo de arme … per belleza de una donna maritato».

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Riferimento:

La storia “d’arme e d’amore” di Giacomo Torello di Giuseppe Pesce

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