Napoli fu una delle capitali dello stile Liberty in Italia. Chiamato anche Art Noveau o arte floreale, si diffuse nella città partenopea nei primi decenni del XX secolo, principalmente nei quartieri di Chiaia, Posillipo e Vomero. In quest’ultimo quartiere, nei pressi di via Palizzi, si trovano alcune tra le sue costruzioni più iconiche.
Le prime ville liberty
Partendo da via Gioacchino Toma, uno dei primi edifici che richiamano l’Art Noveau è Villa Loreley, progetatta negli anni ’20 dall’architetto napoletano Adolfo d’Avena. Una delle sue particolarità è la caratteristica facciata anteriore ricurva su cui si legge la scritta in latino: Hic labori praemium quies. Il significato di tale scritta è che in questo luogo il riposo è il premio del lavoro. Proseguendo per via Palazzi non si può certo restare indifferenti ai colori di Villa Pansini del 1922 e Villa De Cristoforo, progettata dall’architetto Michele Platania.
Proseguendo via Palizzi si raggiunge poi la Palazzina Russo Ermolli, edificata tra il 1915 e il 1918 su progetto dell’ingegnere Stanislao Sorrentino. L’edificio è caratterizzato dalla decorazione di un rampicante, evidente richiamo allo stile Liberty, che ricopre quasi interamente la sua facciata e che gli fornisce un aspetto imponente e di grande stile signorile. Non tutti sanno poi che i colori attuali non sono quelli originali ma frutto di un restauro del 2007. Originariamente, infatti, la palazzina era tinta di giallo e bianco, solo successivamente venne dipinta prevalentemente con le tonalità azzurro e grigio.
Quasi al termine la strada presenta un curvone da cui si può ammirare uno dei panorami più affascinanti del Vomero. Di lì a poco partono le scale borboniche di Santa Maria Apparente che conducono a Corso Vittorio Emanuele. In alternativa si può proseguire verso il Petraio, un incredibile borgo antico che sopravvive immutabile in un quartiere tanto moderno come quello vomerese.
Villa La Santarella
Le costruzioni in stile Liberty proseguono su via Luigia Sanfelice, la bellezza di questa strada sembra quasi che ne abbia suggerito il nome. Luigia Sanfelice fu infatti una dama napoletana molto affascinate e contesa nella sua epoca, ma fu proprio la sua bellezza a costarle la vita. Frequentando infatti sia uomini repubblicani che monarchici, la Sanfelice fu condannata a morte perché all’epoca dei borbone venne erroneamente vista come una sostenitrice della repubblica.
Proprio verso il termine di questa strada si giunge a Villa La Santarella costruita per Edoardo Scarpetta. La villa in stile Liberty prende il nome da una delle commedie di maggior successo del commediografo napoletano, intitolata appunto Na Santarella. L’edificio venne costruito proprio con i guadagni dell’opera. Sulla sua facciata si legge la scritta Qui rido io, come se Scarpetta volesse suggerire a chi passa di qui che lavorò per far ridere il suo pubblico tutta la vita, ma in questo luogo di pace era lui stesso a ridere.
Laura d’Avossa
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