Piccola, come dice il nome, e quasi nascosta ai passanti per la sua facciata tutt’altro che imponente, la Chiesa della Piccola Pompei è un piccolo gioiello del quartiere Vomero, uno scrigno religioso di storia e di leggenda.
L’antichissima Chiesa di S. Gennariello
Quella che oggi è nota come Chiesa della Piccola Pompei era originariamente chiamata Chiesa di San Gennariello. Si tratta della terza chiesa intitolata al santo patrono di Napoli del quartiere Vomero. Oltre ad essa infatti sono dedicate a San Gennaro anche la basilica pontificia di San Gennaro ad Antignano e la parrocchia di San Gennaro al Vomero in via Bernini.
A differenza delle ultime due, le cui origini sono datate tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, la costruzione della Chiesa della Piccola Pompei dovrebbe risalire a un periodo compreso tra il 413 e il 431. Secondo gli studi, infatti, proprio in quegli anni il corpo del martire sarebbe stato trasportato da Marciano a Napoli. La strada più sicura per passare da Pozzuoli a Napoli era proprio quella che passava per Antignano. Così, in ricordo di questo avvenimento, intorno al 400 sarebbe stato costruito un piccolo tempio, l’attuale Chiesa della Piccola Pompei. Scrivono Alfano e Amitrano:
“La chiesetta di S. Gennariello al Vomero si crede fondata nei primi secoli da devoti napoletani dove si fermò per poco il corteo durante la prima traslazione del corpo di S. Gennaro da Pozzuoli a Napoli, come dicono la maggior parte degli storici nostri.”
Tuttavia, le prima notizie storiche che si hanno della chiesa risalirebbero intorno all’anno 1100. Come afferma Ennio Moschella: “Le origini di S. Gennariello sono molto antiche […]. La prima notizia, finora nota, di questa chiesa di S. Gennaro risale al tempo in cui sull’Italia meridionale governavano i re Normanni di Sicilia, ossia al secolo XII”.
La Chiesa della Piccola Pompei, gli interni
La chiesa prende il nome attuale dalla Madonna di Pompei. Sulla parete centrale, all’interno dell’edificio, vi è infatti un quadro in una cornice ottocentesca raffigurante la Madonna di Pompei. Gli interni, di modeste dimensioni e di stile settecentesco, hanno subito nel corso degli anni numerosi cambiamenti. Sono ricchi di dipinti e raffigurazioni databili tra il 1700 e il 1800. Ai lati dell’altare sono presenti due bassorilievi che rappresentano il martirio e la glorificazione di San Gennaro.
Nel 1974 furono compiuti dei lavori che hanno notevolmente mutato l’aspetto della struttura. Dal lato sinistro dell’altare si può accedere a una stanza laterale che fu donata ai frati dal benefattore Luigi Corvino.
Il primo miracolo di San Gennaro
Secondo la tradizione il sangue di San Gennaro si sciolse proprio nei pressi di questa chiesa, nel quartiere Vomero. La leggenda vuole che una donna di nome Eusebia, nutrice di San Gennaro, raccolse il sangue del santo subito dopo la sua decapitazione a Pozzuoli. La vecchietta trasportò il sangue in un’ampolla durante il corteo di Antignano per poi consegnarla al vescovo. A quel punto, nel cuore del Vomero, il sangue del martire si sciolse per la prima volta: il primo miracolo del santo patrono di Napoli era avvenuto.
Tuttavia secondo la storia, sembrerebbe che le cose non siano andate proprio così. Nessuna delle testimonianze riguardanti la liquefazione del sangue di San Gennaro fa riferimento al miracolo di Antignano. La prima lettera in cui si scrive del miracolo è datata nell’agosto del 1378 e non viene citata la leggenda del Vomero.
È stata poi ritrovata un’epistola del prete Uranio destinata a un certo Pacato datata negli anni in cui le spoglie di San Gennaro vennero trasportate da Pozzuoli a Napoli. Nello scritto viene citato il santo patrono ma, anche in questo caso, non viene fatto alcun riferimento alla storia di Eusebia.
Altro dato che sembra contrapporsi alla veridicità della leggenda sono proprio gli anni della nutrice. Oltre ai suoi anni dovrebbe infatti essere aggiunto il secolo che intercorse tra la morte di San Gennaro e il trasporto delle sue ossa a Pozzuoli: un’età fin troppo avanzata.
Che il racconto del primo miracolo di San Gennaro sia vero o meno, l’affezione dei napoletani e dei vomeresi per il santo patrono è testimoniata dalle chiese del quartiere e dal forte senso religioso della città. La leggenda di Eusebia continuerà a essere raccontata e la chiesa della Piccola Pompei resterà un simbolo di cristianità.
Riferimenti
Eugenio D’Acunti, L’antichissima Chiesa di S. Gennariello
Laura d’Avossa
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