Dopo sedici mesi di lavoro arriva a Roma la “Pietà”, la scultura di Jago realizzata a Napoli nella Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi, nel cuore della Sanità. Un’opera che racconta la sofferenza e l’isolamento del periodo di lockdown e si presenta al pubblico per poter essere interpretata dall’osservatore.
La realizzazione dell’opera
Dopo “Il Figlio velato” , “Lookdown” e altre opere, Jago ha deciso di proseguire il suo percorso artistico a Napoli, la città che ha enfatizzato “il suo modo di sentire”.
L’artista ha fatto della Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi il suo studio, dove ha lavorato su un blocco di marmo per quasi un anno e mezzo. La maestosità e la bellezza della Chiesa hanno spinto l’artista a confrontarsi con l’architettura che lo circondava e i grandi maestri del passato. Così Jago ha dovuto superare se stesso in uno studio che lo ha messo continuamente alla prova.
L’istallazione della Pietà a Roma
La scultura è stata portata a Roma e inaugurata il 1° ottobre 2021 presso la Chiesa di Santa Maria in Montesanto dove resterà in mostra fino al 28 febbraio 2022.
Alla presentazione ufficiale sono intervenuti Monsignor Walter Insero, Rettore Chiesa di Santa Maria in Montesanto e Maria Teresa Benedetti, critica e storica dell’arte, che ha raccontato la storia dell’artista. “Da ragazzino Jago si recava al fiume e lì raccoglieva i sassi che poi scolpiva” Ha spiegato la Benedetti. “Lui si guarda e guardandosi si trova, si trova un suo modo di essere artista.”
La mostra a cura di Tommaso Zijno, ha accolto migliaia di visitatori di ogni fascia di età che a Piazza dal Popolo erano in attesa di ammirare l’esposizione.
Pietà, un’opera senza spiegazioni
Oggi l’opera di Jago è inevitabilmente ricca di emozioni e di significati nascosti, ma lo scultore ha sempre preferito evitare di spiegare la propria arte, lasciando che ognuno possa interpretare a proprio modo le sue opere. “Dò sempre un’analisi superficiale che però deve bastare. Voglio che le persone siano totalmente libere nella lettura”. Racconta l’artista. Così nella Pietà la figura morente che viene sorretta è volutamente androgena: non si comprende con chiarezza se è un bambino, una bambina o un adolescente, il busto è maschile ma i lineamenti sono molto femminili.
L’uomo che sorregge il corpo è, invece, un autoritratto dell’artista. Dovendo lavorare durante la quarantena, lo studio dell’espressività di Jago si è basato esclusivamente sulla propria immagine. Così si è immedesimato nell’opera e ha scolpito su marmo la propria espressione.
“Quest’opera l’ho immaginata in un lungo arco temporale. Porto con me le immagini del passato che mi hanno condizionato rispetto alla Pietà, tutte quelle che sono state realizzate, a cui sono affezionato e che mi hanno entusiasmato sin da bambino. D’altra parte oggi viviamo nell’era delle immagini, ce sono arrivate tante nei momenti di guerra in cui i padri hanno raccolto i propri figli, sono immagini forti che ho portato con me.”
Laura d’Avossa
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