Nel corso dei secoli il meridione si è sempre distinto per una produzione numismatica e medaglistica di altissimo livello: dalle monete magno-greche fino ai medaglioni liberty del 900′ monete e medaglie del meridione sono sempre state tra le più esteticamente appaganti d’Europa. Grandi artisti si sono susseguiti nelle varie zecche del meridione, creando opere d’arte che ancora oggi contempliamo con ammirazione.

Esiste tuttavia una produzione numismatica unica dell’area vesuviana (e, in minor parte, di quella etnea): le medaglie di lava. Queste medaglie, prodotte pressando il magma del Vesuvio, risultano uniche nel loro genere per produzione, materiale di utilizzo e soggetti riportati. Illustreremo nei seguenti paragrafi la storia e i dettagli della loro fabbricazione.

medaglia di lava rappresentante Galileo Galilei

La storia delle medaglie di lava

Il Vesuvio divenne meta di numerose escursioni nel corso del diciottesimo e diciannovesimo secolo. I nobiluomini che prendevano parte al gran tour nutrivano nei suoi riguardi una certa fascinazione: un miraggio paesaggistico, di enorme bellezza e pericolosità. La curiosità verso il Vesuvio, che proprio in quei due secoli mostrò una certa attività vulcanica, inscenando spettacoli naturali unici in Europa, fu capitalizzata da numerosi napoletani. Dalle alte lavorazioni di lusso come i camei di lava sino a giungere alle improvvisate guide popolari furono molti i mestieri inventati o reinventati all’epoca, sfruttando il consistente afflusso di forestieri europei e non solo.

cameo in lava con cornice d’oro basso incisa a bulino con motivi floreali, rappresentante bacco, Cambi casa d’aste, 2016

E’ in questo contesto di respiro Europeo che, probabilmente tra la fine del 700′ e gli inizi dell’800′, nacquero le prime medaglie di lava. E’ difficile stabilire con precisione la cronologia di tale produzione. La più antica medaglia di lava datata all’interno della collezione dell‘Osservatorio Vesuviano, anche se non la più antica in assoluto, è quella “cavata” nel 1819 dal duca della Torre Nicola Filomarino. Precedenti ad essa dal punto di vista cronologico vi sono solo alcuni esemplari coniati nella lava in onore di Gioacchino Murat presenti nel medagliere del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche di Napoli.

Vi sono tuttavia alcuni esemplari che, a mio parere, per motivi iconografici e stilistici, possono essere ritenuti antecedenti ad esse. Un esempio risulta essere una medaglia di Ferdinando IV di Borbone (la prima da sinistra nell’immagine seguente) che presenta fattezze stilistiche tipicamente settecentesche (o quantomeno primo-ottocentesche) : il ritratto dei due regnanti risulta estremamente simile a quello presente su medaglie e monete dell’epoca.

Non solo: l’utilizzo del numerale IV connota la medaglia come precedente al congresso di Vienna, portando la datazione quantomeno al periodo che va dalla sconfitta della Repubblica Partenopea alla seconda occupazione francese: un lasso di tempo che va dal 1800 al 1806, se non si vuole persino retrodatare l’esemplare alle ultime decadi del 700, cosa a mio parere plausibile considerate le fattezze stilistiche del ritratto della coppia reale.

medaglie di lava di Ferdinando IV, collezione del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche di Napoli
medaglie di lava di Ferdinando IV, collezione del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche di Napoli

La produzione delle medaglie di lava continuò ininterrotta per quasi due secoli: solitamente venivano vendute a collezionisti napoletani ed europei, o anche a semplici turisti durante le sopracitate escursioni sul Vesuvio. E’ per questo motivo che i soggetti ritratti sulle medaglie sono estremamente vari: personaggi di tutta Europa vennero rappresentati su di esse, probabilmente per renderle appetibili ad una base di acquirenti europea ed internazionale.

Le medaglie di lava vennero coniate fino all’ultima eruzione del 1944. Le ultime medaglie, dal respiro ormai globale, commemorano personaggi come Churchill e Roosevelt, con ogni probabilità per la presenza a Napoli di numerosi contingenti anglo-americani.

tra le ultime medaglie coniate sul Vesuvio, 1944, celebrativa di Churchill e Roosevelt, collezione Luigi e Silvio Sannino

Medaglie di Lava: metodologie di produzione

La produzione delle medaglie di lava, come si può immaginare, costituisce di per sé una lavorazione estremamente particolare: artigiani specializzati si recavano sul Vesuvio in momenti di relativa attività vulcanica. Non bisogna immaginare che le medaglie di lava venissero prodotte durante le eruzioni, si trattava di un contesto eccessivamente pericoloso per lavorazioni simili che necessitavano di precisione e accortezza.

Ciò che veniva ricercato dagli operai della “zecca vesuviana era un flusso di lava minore, collaterale rispetto alle grandi eruzioni. Tali flussi erano all’epoca presenti sul Vesuvio anche in periodi di scarsa attività vulcanica. Per una più approfondita descrizione delle tecniche di “coniazione” adoperate sul Vesuvio ci affideremo alla narrazione contenuta nel volume 114 dei Quaderni di Geofisica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, al momento la pubblicazione più approfondita rispetto allo studio delle medaglie di lava:

“Le medaglie di lava venivano realizzate tramite compressione tra due matrici per la stampa contemporanea delle due facce (recto e verso). La realizzazione delle matrici era curata da artigiani, specializzati in una branca dell’arte glittica o sigillatoria. Quest’antichissima arte, già sviluppata dalle civiltà mesopotamiche, egiziane e greco-romane, si è mantenuta anche successivamente. Le matrici venivano realizzate in metalli e leghe metalliche (ferro, bronzo, ottone o acciaio) con l’aiuto di un tornio ad albero orizzontale sul quale erano montati aghi in ferro di diverse forme che incidevano il punzone.

Dopo l’incisione il pezzo veniva pulito e levigato con appositi strumenti realizzati in legno o cuoio e finissime paste abrasive miste ad acqua [Bescapè, 1969]. La realizzazione delle medaglie di lava avveniva fissando le due matrici all’estremità di una leva a forbice dai manici lunghi, che “gli artigiani del Vesuvio” immergevano nella lava fusa che fuoriusciva dalla bocca eruttiva. In tal modo prendevano l’impronta della medaglia, che assumeva una forma compatta all’interno della matrice e scoriacea all’esterno dove non veniva compressa”.

esempio di coniazione delle medaglie di lava, Volume 114 dei Quaderni di geofisica dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, 2013

Oggi la fortuna delle medaglie di lava è più internazionale che Italiana: numerosissimi esemplari sono conservati nei maggiori musei di storia naturale del mondo: dal Royal Ontario Museum al Museo nazionale del Galles. Le maggiori collezioni pubbliche sono tuttavia presenti in Italia: la prima presso l’osservatorio Vesuviano, la seconda invece presso il museo di geologia di Napoli. Entrambe, tuttavia, sono oggi ignorate dal grande pubblico.

Silvio Sannino

Bibliografia e sitografia

Andrew Haycock: Souvenirs from a volcano, 2018, articolo pubblicato sul sito del museo nazionale del Galles

Volume 114 dei Quaderni di geofisica dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, 2013

Federico Sacco: Il medagliere del Vesuvio, ristampa del 1994

Pierro editore: Il Vesuvio, nella collana Monumenti e miti della Campania felix, 1996

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