Oscar Wilde, uno dei più celebri scrittori di fine ‘800. Un personaggio carismatico e controverso, che ha dato lo spunto alla creazione del mito dell’artista bohémien: edonista, esteta, eccessivo, tormentato.
Una vita complessa, la sua, che per un certo periodo ha avuto Napoli come palcoscenico dolce-amaro. Nella città partenopea Oscar Wilde consumó un amore tormentato, quello con Alfred Douglas, reso ancora più complicato dal contesto culturale, restio ad accettare un amore omosessuale.
Oscar Wilde e Bosie
Ben nota è la relazione di Oscar Wilde con il giovane Alfred Douglas, Bosie nelle lettere confidenziali che si scambiavano, iniziata nel 1892. Alfred veniva da una nobile famiglia, il fiore all’occhiello della società aristocratica.
E a colpa di questa relazione, e probabilmente di altre, Oscar Wilde viene prima messo al bando dalla società e poi rinchiuso nel carcere di Reading, accusato di sodomia.
Da questa esperienza nascono le parole dell’amara Ballata del carcere di Reading:
“Eppure ogni uomo uccide ciò che ama -ciascuno ascolti queste mie parole! – c’è chi lo fa con un amaro sguardo, chi con parole adulatrici, il vile uccide baciando, lo spavaldo con la spada.”
Ma Oscar Wilde viene scarcerato nel 1897 e così può tornare alla sua vita che, fuori dalla cella, non è certo meno tormentata. Prosegue la sua relazione con Bosie in un altro contesto, a Napoli, non senza però le stesse difficoltà.
L’amore del poeta è talmente forte che è impossibile da ignorare, riuscendo a resistere a ogni tipo di avversità:
“Molto di quanto dici nella tua lettera è vero, ma continui a trascurare il grande amore che io ho per Bosie. Lo amo, e l’ho sempre amato. Mi ha rovinato la vita, e per questa stessa ragione sembro costretto ad amarlo di più.”
Così scrive Wilde in una lettera ad amici; così pretendeva il suo animo votato, per la letteratura come per la vita, all’estetica.
Il soggiorno a Napoli
Oscar Wilde e Bosie si rincontrano in Italia. Il palcoscenico della loro relazione è la città di Napoli.
I due arrivano a Napoli il 20 settembre del 1897 e abitano a Villa Giudice, sulla collina di Posillipo.
Cercano di evitare scandali, Wilde utilizza anche un falso nome, Sebastian Melmoth, ma questo non basta a farli passare inosservati.
Il poeta non resiste alla tentazione di frequentare il fervido ambiente intellettuale napoletano, con la speranza tra l’altro che qualcuno voglia tradurre in italiano le sue opere.
In una prima fase Oscar Wilde viene accolto con grande tolleranza, diventando fedele frequentatore dei caffè letterari più in voga, il Gambrinus in particolare. Matilde Serao però rende pubblica la sua permanenza napoletana in un articolo del 7 Ottobre sul Mattino.
La sua storia con Bosie però si complica durante un soggiorno caprese all’hotel Quisisana.
I due amanti si sarebbero accomodati per cenare e subito il proprietario dell’hotel avrebbe chiesto loro di alzarsi: la loro presenza creava disturbo a illustri ospiti inglesi che avevano riconosciuto la coppia svergognata e non tolleravano la loro compagnia.
Oscar Wilde commenterà l’episodio cosí: “mi hanno negato il pane“.
L’episodio segna la definitiva frattura della relazione. Le famiglie di entrambi smettono di sovvenzionarli, i due si separano per non rincontrarsi mai più.
Dopo varie vicissitudini Oscar Wilde ritrova il suo appartamento napoletano svaligiato e alloggia in una lurida locanda in Via Santa Lucia 31, fin quando non lascia Napoli nel febbraio del 1898 per rifugiarsi a Parigi.
Commenta così il suo periodo napoletano:
“La gente è molto sleale a maltrattarmi per via di Bosie e di Napoli. I patrioti incarcerati perché amavano la patria amano la patria, e i poeti incarcerati perché amavano i ragazzi amano i ragazzi. Modificare la mia vita sarebbe equivalso ad ammettere che l’amore uraniano è ignobile. Per me è nobile, più nobile di altre forme“
Parole di un uomo dalle salde convinzioni che ha vissuto a Napoli momenti tristi e felici, sempre in compagnia del suo amato Bosie.
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