Francesco II di Borbone, l’ultimo re del Regno delle Due Sicilie, morì ad Arco, in Trentino il 27 dicembre 1894. Era nato a Napoli il 16 gennaio 1836 da Ferdinando II e da Maria Cristina di Savoia ed era asceso al trono giovanissimo nel 1859 a soli 23 anni. Aveva sposato Maria Sofia di Wittelsbach ma senza eredi; una bambina, nata il 24 dicembre 1869 morì dopo appena tre mesi. Il suo corpo, imbalsamato, è custodito a Napoli nella Chiesa di Santa Chiara.
Attualmente è riconosciuto dalla Chiesa Cattolica come “servo di Dio” in attesa della sua canonizzazione la cui causa è stata iniziata nel 2020 dall’ex cardinale di Napoli Crescenzio Sepe. Nell’Archivio Arcipetrale Decanale della Parrocchia di Santa Maria Assunta ad Arco sono conservate due Memorie di don Chini, arciprete di Arco e confessore personale di Francesco II.
Il Diario di Francesco II
Per ricostruire gli ultimi giorni di Francesco II, si possono consultare sia il Diario che la corrispondenza privata. Il Diario, che fu rinvenuto nel Castello di Hohenschwangau in Baviera, consiste in 14 quaderni con chiusura metallica a scatto (circa 10 cm per 17 cm) scritti per ogni pagina con una penna a stilo in osso e a matita per le note minori.
Il diario inizia il 1 gennaio 1862 e si conclude il 24 dicembre 1894 tre giorni prima della sua dipartita in cielo. Le annotazioni si susseguono con costanza con non pochi dettagli anche minimi del suo soggiorno in Trentino. Gli argomenti riguardano principalmente l’ambito familiare e sono rari i cenni sulla politica estera men che meno del suo passato regale.
Arco, la nuova dimora del re
All’epoca, Arco era un piccolo paese dell’Impero Austro-Ungarico, con una popolazione di un migliaio di abitanti che avevano trovato riparo all’interno delle mura del castello (2.357 anime secondo il censimento del 1856). La borghesia tedesca aveva investito i propri guadagni nel settore edilizio fino al punto di inaugurare una “città giardino” o “stazione di cura” (kurort) con ampi viali alberati, piazze monumentali e parchi urbani.
La città era amministrata da un podestà italiano ma i trentini non avevano voce nella politica tirolese. Nonostante le difficoltà, tuttavia, Arco godeva di un’eccezionale posizione geografica, non a caso il Tirolo era la regione con più stazioni di cura di tutto l’Impero.
Dal 1870 al 1900 erano sorte numerose ville, alberghi e negozi con lo scopo di sfruttare i proventi derivanti dal “turismo d’argento” ovvero di coloro che, specialmente ad una certa età, erano ansiosi di trovare una soluzione ai propri mali (idroterapia, elioterapia, dietetica, etc); non solo acqua minerale ma anche vin santo (traubenkur) e oli essenziali.
Vi erano però anche moltissimi turisti desiderosi solo di curiosare nella vita privata dell’aristocrazia asburgica e borbonica. Il 21 aprile 1870 Francesco II lasciò Roma per Parigi, sotto la protezione del re di Francia. Da questo momento in poi l’ex sovrano ebbe modo di recarsi in Trentino una dozzina di volte:
- il 9 novembre 1885 e il 10 novembre annota: “gita in barca sul lago (di Garda)”.
- il 23 novembre 1888 col fratello Alfonso conte di Caserta (1841-1934) che accettò di continuare la dinastia dopo la sua morte.
- il 25 novembre al 16 dicembre 1889 insieme a Salvatore Carbonelli (1820-1906) ex ministro delle finanze e sua moglie Maria Sofia.
- tra 15 e 16 novembre 1890 nel suo diario annotava “tremuoto la notte”. Il giorno prima era stato a Trento che considerava “già italiana”. Viaggia principalmente in treno ma non disdegna altri mezzi tra cui la carrozza che lo accompagna per i dintorni in particolare sul Brione, Nago, Ponale, Valle di Ceniga, Riva del Garda, il Varone dove ci sono delle bellissime cascate.
- il 3 novembre 1891 incontra il giudice superiore di Trento. Il nuovo palazzo di giustizia, inaugurato dieci anni prima, è uno dei pochi fabbricati in stile asburgico sopravvissuti.
- dal 28 ottobre 1892 al 4 dicembre. Il 29 novembre annotava la scomparsa di Gaetano Filangieri illuminista napoletano e ispiratore della Costituzione Americana. La nota non è casuale. Nello stesso anno il Regno d’Italia, per intercessione del Sultanato di Zanzibar, iniziava la sua avventura coloniale in Africa.
Il 31 ottobre 1893 fu a Cannes da dove parte per Arco in condizioni precarie. Due anni prima era stata inaugurata la ferrovia per Riva del Garda, quella tecnologia che la sua dinastia aveva creato a Portici, primi fra tutti. L’indomani mattina andò ad Arco nella tenuta dello zio Arciduca Alberto di Austria che aveva sconfitto gli italiani a Custoza nel 1866. Una scultura a lui dedicata fu rimossa nel 1918 e ricollocata nel 1980.
Il clima a quel tempo era freddo, come annota il 10 novembre (“è caduta la prima neve”); ciò lo costrinse a rimanere in casa per tutta la settimana. A partire da martedì 21 novembre alternò uscite sporadiche con visite di personaggi politici tra cui il Carbonelli, il Generale Schonay, il Conte Consolati e il Marchese Ferrante. A pranzo ebbe modo di intrattenersi la Contessa di Trapani e la Principessa Zurlo. Il 14 novembre si reca a Mori, famosa località per l’allevamento dei bachi da seta. Il 19 riparte per Parigi.
Gli incontri in Trentino
Non passò giorno senza le sue “divozioni” e il 1 gennaio 1894 scrive: “L’uomo è creato da Dio per amarlo e servirlo in questa terra e goderlo eternamente nell’altra”. Va a messa tutte le domeniche e talvolta anche durante la settimana. Il 16 gennaio, giorno del suo 58° compleanno si trovava a casa con una dozzina di invitati. Il 6 febbraio ritornò in Francia, il 27 maggio andò a Vienna ospite dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Tutti questi viaggi non dovevano fargli molto bene giacché il 29 giugno annota: “Grande catastrofe corporale”. Ciò lo indusse a recarsi nuovamente ad Arco per le cure termali fino al 6 luglio.
Il 23 ottobre era a Bolzano dove fu vittima di un incidente ferroviario, causato da un deragliamento del treno, fortunatamente senza conseguenze per i passeggeri, il 24 ottobre passava per Merano altra meta di cura del Tirolo. Il 25 ottobre si recò di nuovo ad Arco, il 27 a Riva del Garda nella pensione Villa Cristofaro. Spesso era solito viaggiare in carrozza sul Brione, un colle che divide Arco da Riva del Garda, da cui si ammira un eccellente panorama. Il 31 ottobre andò a Torbole al di là del fiume Sarca; “gli uliveti e i vigneti si perdono a vista d’occhio lungo tutto il corso d’acqua”.
Gli ultimi giorni dell’ultimo re di Napoli
Il 29 ottobre incontrò il colonnello prussiano von Deines, il 22 novembre il comandante della gendarmeria di Innsbruck, il 23 altri due generali e ufficiali austriaci: i tedeschi si stavano preparando al peggio, nonostante l’adesione alla Triplice alleanza, attraverso una serie di opere difensive edificate in luoghi strategici, molte delle quali sopravvivono ancora oggi. Il 27 novembre si reca a piedi al santuario della Madonna delle Grazie, distante circa 3 chilometri da Arco.
Il 6 dicembre si incontrò con l’Arcivescovo di Trento, Eugenio Carlo Valussi che ebbe tra i suoi chirichetti il futuro presidente del consiglio Alcide De Gasperi. Il 19 dicembre avvertì dei forti reumatismi che lo costrinsero a rifugiarsi in albergo ed evitare la residenza dello zio. L’ultima annotazione è del 24 dicembre, la vigila di Natale, quando scrisse: “Lavoro un poco ma mi fatico”.
di Luigi Badolati
Bibliografia
AaVv., Il luogo di cura nel tramonto della monarchia d’Asburgo, Atti del convegno tenutosi ad Arco il 21 e 22 aprile 1995, Quaderno 43, il Mulino, Bologna, 1996.
Di Fiore G., L’ultimo re di Napoli. L’esilio di Francesco II di Borbone nell’Italia dei Savoia, Utet, Torino, 2018.
Gentile A., Da Gaeta ad Arco. Diario di Francesco II di Borbone, Arte Tipografica, Napoli, 1988.
Pedrotti P., Le straordinarie vicende della salma di un re in esilio, Studi trentini, XII, pp. 348-354; Id., La traslazione delle salme degli ultimi sovrani delle Due Sicilie da Trento a Roma, XIX, p. 331.
Valsecchi F., Wandruszka A., Austria e provincie italiane (1815-1918). Potere centrale e amministrazioni locali, Atti del III convegno italo-austriaco, Trento, 21-24 settembre 1977, Trento, il Mulino, Bologna, 1981.
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