La storia di San Gennaro è quella di un giovanissimo vescovo che morì martire, sacrificando la sua vita per difendere la sua fede, diventando poi quella che è sicuramente una delle figure più iconiche per il popolo napoletano, una delle più venerate e antiche della cristianità.
Proprio dai racconti del martirio, inizia la lunga serie di prodigi e miracoli attribuiti al Santo, canonizzato solo nel 1586, tra i quali sicuramente il più famoso è quello della liquefazione del sangue, che ancora oggi attira tantissimi fedeli ed è atteso ad ogni ricorrenza con ansia dai napoletani, come segno di buon auspicio. Ecco allora la storia di San Gennaro!
Come è morto San Gennaro?
Non molti sanno che Gennaro probabilmente non nacque a Napoli, bensì a Benevento, città di cui fui appunto vescovo, o provenne dall’Africa del Nord. In effetti della sua vita conosciamo molto poco, dato che le fonti pur essendo abbastanza datate (le più antiche sono gli Atti Bolognesi e gli Atti Vaticani del VIII secolo) sono successive di vari secoli alla morte del santo e per questo non completamente affidabili.
Questi concordano comunque sulla data di nascita, 21 aprile 272, e sulla data del martirio, avvenuto nel 305 a Pozzuoli durante le feroci persecuzioni ai danni dei cristiani da parte dell’imperatore Diocleziano.
La tradizione ha tramandato diversi racconti sul martirio di San Gennaro. Dagli Atti Bolognesi sappiamo che Gennaro si recò a Pozzuoli insieme al diacono Festo e al lettore Desiderio, per incontrare il diacono di Miseno Sossio. Questi fu imprigionato da Dragonzio, governatore della Campania, e quando Gennaro e gli altri si recarono dal prigioniero, cercando di intercedere per lui subirono la stessa sorte, venendo poi condannati ad essere sbranati dagli orsi. Probabilmente fu la simpatia del popolo per i cristiani a risparmiare loro questa sorte, per evitare un insurrezione. La tradizione vuole invece che le fiere dinnanzi a Gennaro si fossero inginocchiate, in seguito a una sua benedizione, miracolo ritratto nel dipinto di Artemisia Gentileschi.
Dagli Atti Vaticani sono state tramandate altre storie mitiche riguardo questo episodio. Pare che Gennaro fosse stato sorpreso a Nola a fare proselitismo dal giudice Timoteo, che dopo averlo arrestato gli riservò una serie di torture che non parvero sortire alcun effetto: decise allora di chiuderlo in una fornace ardente, ma Gennaro uscì dalla stessa illeso senza che neanche le vesti fossero bruciate. Fu allora che Timoteo decise che Gennaro sarebbe dovuto essere sbranato dalle fiere, anche in questa storia addomesticate miracolosamente dal santo, e poi destinato alla decapitazione. Secondo questa versione Timoteo avrebbe perduto la vista e sarebbe stato guarito grazie ad una invocazione da parte di Gennaro, portando cinquemila uomini a convertirsi. Nonostante questo il giudice volle procedere con la condanna.
Le reliquie del Santo furono prima portate a Napoli, nelle Catacombe di San Gennaro a Capodimonte, per poi essere trafugate e portate a Benevento da Sicone I nell’831, in occasione dell’assedio della città. Furono poi oltre tre secoli dopo trasportate nell’Abazia di Montevergine, dove se ne persero le tracce.
I miracoli di San Gennaro
Il celebre sangue oggi conservato nelle ampolle custodite all’interno del Duomo di Napoli pare fu raccolto da una donna di nome Eusebia, subito dopo la decapitazione del santo. Le ampolle, insieme al capo di Gennaro, erano le uniche reliquie rimaste a Napoli, e furono pubblicamente esposte solo nel 1305. La prima attestazione del miracolo della liquefazione è datata invece 1389. Nel 1497 anche i resti conservati a Montevergine furono riportati a Napoli, conservati poi nella Cappella del Succorpo, cripta del Duomo, completata nel 1506.
Il rapporto tra i napoletani e San Gennaro è continuato nei secoli, con il popolo che in più occasioni ha invocato il santo perché risparmiasse alla città qualche sciagura. Già nel 1527, quando la città subiva il diffondersi della peste ed era appena stata assediata dagli Angioini, i napoletani avevano infatti firmato una sorta di contratto con il santo, addirittura alla presenza di un notaio e delle sue reliquie.
L’evento miracoloso più famoso legato a San Gennaro è tuttavia quello avvenuto, secondo la tradizione, durante l’eruzione del Vesuvio del 1631, quando in seguito alla processione delle insegne del Santo il sangue si sciolse e la colata di magma arrivata quasi in città, si arrestò improvvisamente.
Era il 16 dicembre e da allora, ogni anno, i napoletani attendono il ripetersi del miracolo. Questo è atteso in tre date, appunto il 16 dicembre, il 19 settembre durante la festa di San Gennaro e il sabato che precede la prima domenica di maggio, per commemorare il giorno in cui i resti del santo furono portati nelle catacombe di Capodimonte.
L’eredità di San Gennaro
La devozione verso San Gennaro è rimasta intatta nei secoli e oggi a Napoli sono vari i luoghi in cui è possibile vivere l’indissolubile legame tra il Santo e la città. A seguito del già citato contratto con il santo, fu nel 1646 completata la splendida Cappella del Tesoro di San Gennaro, forse l’espressione più alta dell’arte barocca a Napoli. Questa appartiene tra l’altro non alla curia ma alla città, rappresentata dall’antica Istituzione della Deputazione del Tesoro, eletta nel 1601 e tutt’ora esistente.
All’interno della stessa è oggi ospitato il Museo del Tesoro di San Gennaro, una inestimabile raccolta composta dai doni offerti da papi, re e altre illustri personalità nel corso dei secoli a Gennaro. Tra i pezzi più pregiati: la mitra nella quale sono incastonate quasi 4.000 pietre preziose e la collana alla quale sono state nei secoli aggiunte le pietre preziose donate da personalità come Carlo di Borbone, Giuseppe Bonaparte e Vittorio Emanuele II di Savoia.
L’eredità più grande di San Gennaro è forse però quella immateriale: l’attaccamento dei napoletani alla sua figura caratterizza un popolo da sempre legato al divino quanto all’esoterico, che mischia spesso fede e superstizione. Il rapporto tra Napoli e il suo patrono è unico e indissolubile, radicato nella cultura popolare da secoli, e i napoletani continueranno sicuramente a lungo a contare sul suo intervento per proteggere la città.
Riferimenti
St. Januarius, Catholic Encyclopedia
Lascia un commento