Conosci la storia di Emilia Buonacosa, l’anarchica anti-fascista che nacque a Pagani, in provincia di Salerno?
La Storia con la “S” maiuscola è quella che si studia a scuola, quella con la “s” minuscola è invece il racconto delle vite di personaggi “minori” che, nelle intercapedini delle vicende, hanno saputo dare un contributo importante con le loro azioni: Emilia Buonacosa è uno di questi personaggi.
Intendiamoci, qui non si vuole in alcun modo celebrare, né si presume di riuscire a tracciare compiutamente il profilo di una donna di cui, tranne particolari momenti della sua esistenza, non si conosce esattamente tutto.
Ma il carattere e la tenacia di Emilia Buonacosa, le difficoltà della vita che ha dovuto superare e la sua opposizione al fascismo la rendono quantomeno un personaggio da analizzare, per trasformare la sua “storia” in una “Storia”.
Cenni biografici
Emilia Buonacosa nacque a Pagani nel 1895, figlia di ignoti. Cresce a Nocera Inferiore, maturando un carattere forte e tenace. Fin dalla giovane età inizia a lavorare in fabbrica e a frequentare circoli anarchici, entrando in questo modo in contatto con personaggi come Ernesto Danio, paganese anche lui, anarchico con cui convisse due anni.
La sua prematura propensione politica la si può percepire da un dato biografico in particolare: Emilia Buonacosa a 18 anni era già ritenuta una “sovversiva pericolosa” dalle forze di polizia.
Sposó a Milano un altro anarchico, Federico Giordano Ustori, con il quale fuggì a Parigi in maniera clandestina. Qui militò negli ambienti di “Giustizia e Libertà” al punto da essere ritenuta capace di compiere anche atti terroristici.
Negli anni del fascismo fu arrestata in Francia, deportata in Germania per poi essere riportata forzatamente in Italia. Nel dicembre del 1940 Emilia Buonacosa fu condannata dal regime al confino politico a Ventotene. Fu l’inizio di una dura esistenza, perdurata anche dopo la caduta di Mussolini.
Nel 1944, infatti, l’anarchica si trasferì a Nocera Inferiore, dove però non riuscì a trovare una situazione di vita stabile perché venne ancora per molti anni considerata una nemica dello Stato.
Emilia Buonacosa: il carattere di una donna tenace
Emilia Buonacosa, in tenera età, fu vittima di un grave incidente sul lavoro, negli anni in cui era impiegata in fabbrica. Le conseguenze di tale accaduto le causarono gravi danni, costringendola ad asportare gran parte del cuoio capelluto. Una conseguenza molto pesante, specialmente per una donna, che la costringe a indossare per tutta la vita un parrucchino.
Durante i suoi anni di confino politico a Ventotene, Emilia Buonacosa scrive una serie di lettere in cui avanza una serie di richieste, tra cui anche indumenti e nuovi parrucchini. Queste carte sono una testimonianza importante che rivela da un lato il suo forte carattere e dall’altro lato la sua realtà di donna.
Quella di Emilia Buonacosa è una figura senza dubbio complessa e per certi versi tormentata. Nasce a Pagani, ma frequenta principalmente Nocera Inferiore e i circoli della città, sebbene la sua attività la spinga per gran parte della sua vita lontano dai territori natii, in giro per l’Italia, con la sua volontà o contro.
Fonti
- R. SPADAFORA, Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Campania, Napoli, 1989, pp 105-106.
- G. GALZERANO, Emilia, la sovversiva dell’Agro, in “Il Mattino”, 1 novembre 2021.
- Annunziata Gargano, Resistenze. Esperimenti di microstoria attraverso tre biografie, Ippogrifo, Sarno, 2012
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