Vittorio Emanuele III è stato re d’Italia dal 1900 al 1946. Noto come Re Soldato e Re Vittorioso per aver partecipato attivamente alle due Guerre Mondiali, non tutti conoscono le sue origini…
Un’infanzia felice
Vittorio Emanuele III nacque a Napoli l’11 novembre 1869 (dove i genitori si trovavano in visita) col nome di Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia, non solo in onore del santo patrono, ma anche per mantenere buoni rapporti con la Chiesa e per conquistare l’affetto dei sudditi napoletani.
L’infanzia vissuta a Napoli viene considerata come il periodo più felice per il futuro re: innanzitutto, all’età di vent’anni, fu assegnato al Primo Reggimento Fanteria Re, dove vi rimarrà per ben cinque anni.
Durante questo periodo, nonostante la sua grande timidezza e ritrosia, strinse amicizia con il principe Nicola Brancaccio, il quale lo spinse a frequentare posti decisamente non adatti a persone con titolo nobiliare, grazie ai quali però riuscì ad imparare la lingua napoletana in modo molto fluente e ad avere diverse amanti, una delle quali fu la baronessa Maria Barracco, con la quale si sospetta abbia avuto anche una figlia.
La Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III
Aperta ufficialmente al pubblico il 13 gennaio 1804 sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone, assunse inizialmente il nome di Reale Biblioteca di Napoli, collocata dentro quella che oggi è la sede del Museo Archeologico.
Dopo l’unità d’Italia, la Biblioteca si era talmente arricchita che era divenuto ormai impossibile trattenere tutte quelle opere, cataloghi e manoscritti nell’attuale sede. Così nel 1922, grazie soprattutto all’aiuto di Benedetto Croce (a quei tempi principale protagonista della vita culturale italiana), la Biblioteca fu trasferita a Palazzo Reale in Piazza Plebiscito, dandole il nome proprio di Vittorio Emanuele III.
Tuttavia, i disastri che causò la Seconda Guerra Mondiale influenzarono notevolmente l’integrità delle strutture mettendo in serio pericolo le raccolte librarie. Ciononostante, l’allora direttrice Guerriera Guerrieri riuscì a salvare i manoscritti, i libri più rari e preziosi e gran parte dei cataloghi in paesi più sicuri dell’entroterra.
Ad oggi, la Biblioteca conserva un patrimonio di 1.480.747 volumi a stampa, 319.187 opuscoli e 18.415 manoscritti, che la rende la terza tra le biblioteche italiane dopo quelle di Roma e Firenze.
La culla nella Reggia di Caserta
La culla di re Vittorio Emanuele III fu realizzata in soli 35 giorni nel 1869 da Domenico Morelli ed è la rappresentazione della città di Napoli e del suo artigianato.
Il supporto in legno è stato realizzato in modo strepitosamente realistico ed è costituito in un lato dai frutti della terra, e nell’altro da quelli del mare; le decorazioni sono costituite invece da profili di tartaruga, e all’interno vi è un’imbottitura in seta. Inoltre, la culla è retta da un lato da un bambino (probabilmente un putto), e dall’altro invece da un angelo di dimensioni più grandi che sostiene un velo per coprire la culla.
In aggiunta, questa piccola costruzione è divisa in ben tre fasce decorative: la prima è realizzata in madreperla con aggiunte in corallo bianco alternate da una stella e una margherita. Si presuppone siano simboli scelti affinché il bambino dovesse avere come primi pensieri il cielo e Margherita di Savoia, sua madre.
La seconda fascia, realizzata sempre in madreperla, vede alternati due cammei di corallo con bambini sorridenti ed uno scudo con armi dei Savoia con in cima una corona ricoperta di gioielli: in uno di essi vi è il motto della casa reale Ecco la mia stella (J’attens mon astre). Una piccola curiosità è che i cammei sono stati realizzati con del corallo di Torre del Greco.
Per concludere, la parte finale è in forma concava con intarsi di tartaruga e madreperla, con coralli rossi cabochon. La rete in oro e le varie decorazioni richiamano i nodi delle funi del transatlantico sabaudo Conte Verde.
La culla si trova nella Reggia di Caserta ed è visitabile nelle sale intermedie. Potete acquistare i biglietti sul sito ufficiale, che trovate cliccando qui.
Fonti
- LOQUIS
- MINISTERO DELLA CULTURA
- REGGIA DI CASERTA UNOFFICIAL
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