“Varney il vampiro o il banchetto di sangue” è uno dei primi romanzi sui vampiri mai pubblicato, ben prima del più celebre “Dracula” di Bram Stocker. Un libro ancora oggi poco noto, se non tra gli amanti del genere, che vede come protagonista un particolare nobiluomo inglese affetto da una malattia che gli rende necessario nutrirsi con sangue umano. La trama si svolge in varie città, l’ultima delle quali è Napoli, luogo in cui Varney si reca per porre fine alla sua vita, gettandosi nel Vesuvio.
I due autori o presunti tali, Prest e Rymer, pubblicarono il romanzo tra il 1845 e il 1847, in un formato a puntate, scrivendo piccoli capitoli d volta in volta, che solo nello stesso 1847 furono unificati in un unico e lungo testo di oltre 800 pagine. L’opera appartiene al genere dei cosiddetti “penny dreadful“, racconti dalle atmosfere cupe e considerati di scarso valore letterario, oltre che effettivamente piuttosto economici, dato che costavano appena un penny.
La lunga trasformazione da romanzo a puntate ad opera unica ha comportato nella trama presenta numerosi punti poco chiari e discontinui, tuttavia ci sono alcune idee molto innovative, che sono state riprese anche in opere successive, come ad esempio l’uso dell’elettricità per resuscitare i morti (poi attribuito al Frankenstein cinematografico).
“Varney il vampiro“: la trama
Sir Francis Varney è un nobile inglese che, in circostanze avvolte nell’incertezza (e nei cambi di versione degli autori), è contagiato da una malattia che lo rende a tutti gli effetti un vampiro e perciò, con i suoi comportamenti, terrorizza chi gli sta attorno, soprattutto i membri di una famiglia, i Bannerworth, con cui il protagonista potrebbe avere un legame di parentela, anche se gli autori non lo esplicitano mai in modo chiaro.
Varney, tuttavia, odia profondamente sé stesso e la condizione che lo costringe da moltissimi anni ad essere ciò che non vorrebbe e, per giunta, pressoché immortale e anche il lettore impara a disprezzare, di pari passo con il protagonista del racconto, l’orribile vita del vampiro. Si assiste, con il progredire della trama, ad un’evoluzione del pensiero di Varney, che giunge a maturare pienamente il desiderio di commettere un gesto estremo e definitivo: togliersi la vita.
Per farlo, sceglie un modo tanto plateale quanto efficace, perché voleva essere sicuro di riuscire a porre fine alla sua lunga e tormentata esistenza e di non poter essere riportato in vita in nessun modo. Alla fine del romanzo, la scelta di Varney ricadrà su uno dei vulcani più famosi del mondo, il Vesuvio, all’epoca ancora fumante.
-Leonardo Quagliuolo
Sitografia:
Immagine di copertina da British Library
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