Le mani sulla città

Nel 1963 il regista Francesco Rosi, reduce dal successo di Salvatore Giuliano, va a Napoli e con lo scrittore Raffaele La Capria, il giornalista Enzo Forcella, un architetto napoletano da tempo in lotta contro la speculazione edilizia in citta’, gira Le mani sulla città”, la più lucida denuncia sulla speculazione sulle aree urbane e sulla corruzione politica del tempo. Si per i quartieri, si mescola alla gente, va a sentire i discorsi in consiglio comunale. Parte dalle osservazioni e dalle indagini di questo piccolo gruppo di intellettuali l’idea di fare un film che solleciterà l’indignazione dei benpensanti.

Francesco Rosi sul set de “Le mani sulla citta’”

La trama de “Le mani sulla città”

Il film narra dell’impresario edile Eduardo Nottola (interpretato da Rod Steiger) che si prepara a diventare nelle imminenti elezioni assessore comunale. Vincendo potra’ controllare l’appalto relativo ad un appezzamento di terreno su cui intende costruire un intero quartiere. Mentre prepara questo progetto, crolla uno stabile vicino a quella che sta costruendo la sua impresa.

Eduardo Nottola

É il cuore della vecchia Napoli: ci sono morti e feriti. L’opposizione di sinistra vuole un’inchiesta che accerti i rapporti fra costruttore e maggioranza. Nottola non vuole che l’impresa si fermi (dato che perderebbe altri soldi), ed ottiene che tutte le case del vicolo vengano dichiarate pericolanti: e’ solo un trucco per poter sfruttare meglio la situazione ed impadronirsi di tutta l’area fabbricabile.

Le pressioni dell’opposizione crescono, lo scandalo è troppo grande per essere soffocato. Il partito di destra (i monarchici di Achille Lauro) che ha in mano il governo locale, chiede a Nottola di rinunciare alla sua candidatura. Indifferente, il costruttore passa, armi e bagagli, al partito di centro, ed in questo viene eletto con scandalo dell’opposizione e proteste dell’ala progressista del partito di centro.

Vane denunce: il neo assessore Eduardo Nottola apre indisturbato i suoi cantieri con la benedizione dell’arcivescovo.

Annuncia la didascalia di questo film-denuncia: “I personaggi e i fatti sono immaginari, ma autentica è la realtà sociale e ambientale che li produce”.

Premi e critica

Vincitore del “Leone d’oro” al Festival del cinema di Venezia del 1963, 5 nomination ai “Nastri d’argento” del 1964, “Le mani sulla città” è forse il film che ha dato a Francesco Rosi la maggiore notorietà, anche per lo strascico di polemiche che ha provocato.

Scriverà il critico Goffredo Fofi: “Il fatto che a Rosi il consiglio comunale di Napoli con la sola eccezione dei monarchici, astenutisi, abbia inviato un saluto di riconoscenza, e infine che un ministro in carica abbia trovato il modo di lodare “Le mani sulla citta’” pubblicamente, dimostrano a fondo che il film di Rosi non è certo così audace e rivoluzionario come molti hanno voluto credere”. La critica di Fofi è aspra, ma fa riflettere la data di produzione del film: il 1963. Sta per nascere il centro-sinistra. Dunque è vero che la tesi del film si orienta sulla linea politica che si va affermando.

E’ un fatto, però, che la vicenda narrata si oppone all’establishment del tempo. Che il palazzo che crolla nel film rappresenta mille analoghi crolli napoletani. Che la rete di interessi e complicità che denuncia erano reali. Che l’interprete del capo dell’opposizione di sinistra De Vita era un vero consigliere comunale di Napoli (il sindacalista, poi senatore del PCI, Carlo Fermariello).

Per “Le mani sulla città”, nel 2005, a Francesco Rosi è stata conferita la laurea honoris causa in pianificazione territoriale, urbanistica ed ambientale presso l’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria.

Documentario o provocazione?

Si è discusso sul valore estetico dell’opera di Rosi, e non sempre il dibattito è stato sereno. “Le mani sulla città” è un film-documentario o film-provocazione il suo? In ogni caso, film profondamente “civile”, fortemente legato alle vicende del suo tempo, che i Napoletani tuttavia, a 60 anni dalla sua uscita, continuano a sentire terribilmente vicino alla realtà.

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