La Torre di Pandolfo sorgeva sulla sponda meridionale del fiume Garigliano, che attualmente fa da confine naturale e politico tra la regione Lazio e la Campania, a circa 200 metri dalla riva del Mar Tirreno.
La Torre di Pandolfo, voluta sotto il dominio del Principe longobardo Pandolfo Capodiferro, era stata costruita in una posizione strategica, pochè si trovava nel territorio di Sessa Aurunca, che all’epoca faceva parte di uno degli ultimi insediamenti urbani del Principato longobardo di Capua e Benevento, al limite con il ducato di Gaeta.
La Torre di Pandolfo fu, infatti, costruita principalmente per motivi difensivi, in quanto permetteva di controllare la piccola pianura costiera circondata a sud dalla catena dei Monti Aurunci e dal Monte Massico e a nord permetteva di controllare il fiume Garigliano e inoltre permetteva una rapida difesa dalle incursioni dei pirati saraceni.
La Torre di Pandolfo e i suoi vari proprietari
Ma chi era Pandolfo Capodiferro?
Pandolfo Capodiferro governò tra il 961 e il 981 i principati di Capua e Benevento, all’epoca sotto il dominio dei longobardi.
Qualche decennio più tardi, secondo le fonti, la Torre di Pandolfo passò in possesso dell’abbazia di Montecassino, all’epoca un’importantissima istituzione non solo religiosa, ma anche politica.
Montecassino voleva aprirsi un varco sul mar Tirreno e nell’atto della donazione, si attesta che il sito in cui sorgeva la Torre di Pandolfo era diventato un vero e proprio borgo fortificato, costituito da alcune case e una chiesa e circondato da mura che lo proteggevano dagli attacchi e dalle incursioni nemiche.
Sappiamo che quest’insediamento rimase di proprietà del monastero benedettino di Montecassino fino al 1130 circa.
Successivamente, con l’arrivo di Ruggero il Normanno, che conquistò la provincia di Terra di Lavoro, la torre di Pandolfo fu affidata ai conti di Fondi, con il compito di dover continuare a difendere la fascia costiera dagli attacchi che provenivano via mare.
La Torre di Pandolfo, secondo quanto ci viene riportato da Gino Chierici, che restaurò la torre nel 1934, aveva una forma quadrangolare e fu costruita su fondazioni romane in opus reticolatum, mentre la parte altomedievale era in opus fragmentarium e fu costruita utilizzando materiali di risulta provenienti dall’antica Minturane.
Tra Quattrocento e Cinquecento la Torre di Pandolfo subì delle modifiche, dovute anche all’avanzamento delle tecnologie in ambito militare, e considerando anche gli eventi storici che interessarono il territorio in cui si trovava, e arrivò a essere alta quasi 26 metri.
L’aggiunta dei due nuovi piani alla Torre non avvenne nello stesso periodo di tempo, in quanto due sono le tecniche costruttive utilizzate. Il terzo piano della Torre di Pandolfo venne costruito usando una muratura a sacco composta prevalentemente da piccoli blocchi di calcare, molto probabilmentre misti a ciottoli fluviali, e possedeva nove finestroni. Molto probabilmente, l’aggiunta di questo piano è datata alla seconda metà del XV secolo.
La costruzione del quarto piano, data agli anni 70 del Cinquecento, fu forse influenzata dalle fortificazioni costruite per volontà del papa Pio V sul vicino litorale pontino, per difendere i territori confinanti con la provincia di Terra di Lavoro dalla minaccia dei pirati ottomani.
La Torre di Pandolfo: protagonista delle battaglie per il controllo del territorio
Uno degli eventi storici di rilevante importanza che si svolsero intorno all’area del fiume Garigliano fu, in data 29 dicembre 1503, la Battaglia del Garigliano, evento bellico di rilevante importanza in quanto determinò fino al 1734 le sorti del Regno di Napoli e che fu combattuta tra i francesi, che erano accampati tra le rovine di Minturno, e gli spagnoli, che erano accampati sulla sponda meridionale del fiume e che erano guidati dal Gran Capitan Gonzalo de Cordoba.
In uno dei tentativi dei francesi di attraversare il Garigliano presso la foce, morì pure Piero il Fauto, figlio primogenito di Lorenzo de Medici e signore di Firenze.
Nel XX secolo Pietro Fedele, ministro della Pubblica istruzione e originario proprio di Minturno, ne decise il suo restauro e la convertì in museo della civiltà aurunca, e donò anche libri provenienti dalla sua biblioteca privata, olte che documenti di Garibaldi e Mazzini, vasellame di origine aurunco e etrusco e monete d’oro, d’argento e di bronzo di età romana e medievale
Purtroppo, la Torre di Pandolfo si trovava in una situazione strategica e subì la stessa sorte che subì pure il Ponte Ferdinandeo sul Garigliano: venne minato dai soldati tedeschi in ritirata nel dicembre del 1943.
Bibliografia
Pistilli, P. F., Castelli normanni e svevi in Terra di Lavoro. Insediamenti fortificati in un territorio di confine, San Casciano in Val di Pesa, Libro Co., 2003.
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