Cuono è uno dei nomi più diffusi ad Acerra, comune dell’interland partenopeo. Questo proprio grazie alla forte tradizione e al sentito culto legato a due Santi: Cuono e Cunello. Vi raccontiamo oggi la storia di un papà santo e del suo bambino.
San Cuono: un papà col suo bambino
Nel corso dell’anno il comune di Acerra si veste a festa spesso, ma è il 29 maggio la data che gli acerrani maggiormente aspettano: ovvero la solennità dei Santi Patroni Cuono e Cunello.
Il fatto che si tratti di due santi è già di per sé una particolarità, poiché la tradizione cristiana ha abituato i fedeli a singoli patroni a cui si affiancano, generalmente, i compatroni.
Chi sono Cuono e Cunello?
La storia di Cuono e Cunello non è particolarmente chiara, poiché molti aspetti sono tutt’oggi avvolti nel mistero e nella leggenda.
Della tradizione acerrana, ne sono memoria anzitutto gli anziani che la tramandano oralmente ai giovani, ma per quel che concerne le fonti maggiormente accreditate si fa riferimento all’agiografia tradizionale.
Il nome Cuono deriverebbe dalla trasformazione subita nel tempo da Conone, che era il nome di un cristiano vissuto negli anni intorno al 275 d.C., durante l’impero di Lucio Domizio Aureliano.
Era sposato e viveva nella cittadina di Iconio, nell’attuale Turchia e desiderava ardentemente un figlio. Dopo la nascita del bambino, rimase vedovo e fece voto di castità.
La tradizione agiografica ha chiamato Cononello il figlio di San Cuono, perché non avendo notizie in merito ha scelto di attribuire il nome del padre al figlio, ma con un vezzeggiativo.
Generoso ed umile ingegnere edile, insieme al figlio subì più volte il supplizio del martirio uscendone sempre indenni.
L’iconografia tradizionale rappresenta entrambi con la consueta palma – che simboleggia il martirio – nella mano destra, ma quello che più colpisce è il colorito scuro della pelle, un colorito che sarebbe derivato da una pece nera che, per pena, sarebbe stata loro rovesciata addosso e dal cui supplizio ne sarebbero usciti illesi, così come sarebbero usciti indenni anche dal tentativo di farli ardere su di una graticola, il cui fumo avrebbe scurito loro la pelle.
Il miracolo dell’acqua e il Patronato di Acerra
Il patronato di Acerra dei Santi Cuono e Cunello, ad di là del contesto storico, pare che lo si faccia risalire al cosiddetto Miracolo dell’acqua e sarebbe stato voluto dagli acerrani stessi.
Il Miracolo dell’acqua è un evento estremamente particolare. Conone ed il figlio vennero processati per un miracolo mai avvenuto: la bonifica delle aree paludose intorno alla terra di Ionio nella quale vivevano. Conone probabilmente era stato coinvolto probabilmente per il suo lavoro di ingegnere idraulico, ma che pagò a caro prezzo.
A quel tempo, il prefetto romano Domiziano, per imporre la supremazia dell’imperatore li processò e li condannò a morte.
La morte avvenne il 29 Maggio del 275.
Ma come è giunto il loro culto ad Acerra? La risposta è quasi impossibile da darsi. Sta di fatto che, sebbene lontani geograficamente, la storia del miracolo dell’acqua sarebbe giunta sino alla cittadina campana che era anch’essa in parte paludosa.
Gli acerrani ricordano poi uno scampato pericolo da un’eruzione del Vesuvio, durante la quale i Santi, portati in processione, avrebbero generato un vento che avrebbe allontanato i gas emessi dal vulcano e salvato i cittadini.
Altra storia tramandata oralmente, racconta di un generale francese, giunto ai confini cittadini che avrebbe incontrato un bambino che gli avrebbe consigliato di trattare bene gli acerrani: giunto alla chiesa di San Cuono, il bambino sarebbe stato riconosciuto in San Cunello.
Le celebrazione del 29 maggio
Il 29 maggio è la data in cui si celebra la Solennità dei Santi Patroni.
Il giorno precedente, il 28, i Santi vengono portati in processione dalla piccola chiesa a loro dedicata e della quale si ha notizia sin dal 1079, fino al Duomo, tra l’altro ubicato non molto lontano dal Museo di Pulcinella.
Le celebrazioni si tengono nella Chiesa Cattedrale della città, il Duomo.
Si incomincia con la Messa delle 11 del mattino, con le statue dei Santi collocati a sinistra dell’altare maggiore. Il momento di maggior emozione e che gli acerrani aspettano è quello del tardo pomeriggio, quando le statue vengono portate in processione lungo le vie cittadine, attraversando i corsi e le strade principali, passando sotto grandi luminarie colorate.
Ai laterali delle strade e lungo tutto il percorso, li accolgono due ali di folla, oltre al lungo corteo che le segue e una reliquia che è conservata tutto l’anno all’interno del Duomo stesso. Si tratta dell’ulna di una delle braccia del Santo.
Dopo il passaggio del corteo religioso, si aprono i festeggiamenti laici: il popolo celebra i suoi protettori con fuochi pirotecnici, giochi in strada, bancarelle che vengono leccornie.
Inizia la festa: è il momento in cui gli acerrani si ritrovano nelle strade, ci si trattiene lungo le vie con gli anziani seduti fuori dalle loro case e dai loro cortili e che osservano con attenzione e soddisfazione perchè ‘è passat’Santu Cuon’.
Sì, è passato e in quel passaggio un papà vedovo col suo bambino protegge una terra che lo ha scelto, voluto e ‘adottato’.
La processione si conclude col rientro al Duomo e il riposizionamento al lato dell’altare maggiore, mentre in paese si continua a festeggiare.
Il giorno dopo, il 30 maggio, le statue, ritornano nella loro piccola chiesa, in una processione lenta e silenziosa, nell’attesa che arrivi il prossimo 29 maggio.
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