Gli Angiò e la Provenza sono spesso stati un binomio nel corso della storia. La casata angioina, infatti, l’ha potuta annoverare per tanto tempo tra i suoi numerosi domini, ma non è stato sempre così: per tutto l’Alto Medioevo questa regione della Francia meridionale rientrò nella sfera d’influenza dell’Aragona-Catalogna, essendo i conti di Provenza dinasticamente appartenenti alla dinastia iberica.

Le città mercantili di Provenza, tra le più antiche per vocazione commerciale nell’intero bacino mediterraneo, furono tra le prime ad intraprendere nuovamente le vie marittime dopo la caduta dell’Impero d’Occidente.

Le flotte provenzali coadiuvarono le imprese dei re d’Aragona nel loro impegno militare contro le Baleari musulmane, contribuendo quindi all’espansione della corona aragonese nel Mediterraneo occidentale e, in senso lato, all’espansione cristiana nel Mediterraneo che, tra il Dodicesimo ed il Quattordicesimo secolo, diventerà sempre più un mare cristiano, contraddistinto dalla preminenza economica e militare di agenti europei.

Visione di porto, probabilmente Genova – miniatura dal trattato “Sui Sette vizi capitali” di Cocarelli.

Gli Angiò e la Provenza: tra contese dinastiche e inclinazioni mediterranee

La Provenza entrò nell’orbita angioina nel 1246, quando Carlo I d’Angiò sposò Margherita di Provenza, ultima erede della contea. Oltre alla Provenza, i possedimenti angioini in Francia comprendevano anche l’Angiò e il Maine, concessi a Carlo I da suo fratello Luigi IX di Francia. La creazione di questo patrimonio dinastico fu il primo passo compiuto da Carlo d’Angiò verso la creazione di quell’insieme di domini, mediterranei ed europei, che andranno a comprendere, nel periodo della loro massima espansione, il Regno di Sicilia, l’Acaia, il ducato di Atene, l’Albania e persino il regno di Gerusalemme.

Tuttavia, l’acquisizione della Provenza sarà anche un primo passo verso un evento ben più sinistro per i destini della casata d’Angiò e del Regno: fu infatti uno dei primi ambiti di contrasto tra la dinastia aragonese e quella angioina, il cui conflitto caratterizzerà la storia mediterranea per i due secoli successivi.

Provenza
Saluto in oro di Carlo I

Con la guerra del Vespro gli angioini persero tanto la Sicilia quanto l’Angiò e il Maine, questi ultimi per via di problematiche interne alla casata capetingia. Ciò rese la Provenza l’unico possedimento francese della dinastia, aumentando l’importanza politica e dinastica della contea, essendo essa divenuta l’ultimo legame territoriale della corona angioina di Sicilia con quella di Francia.

Il possesso della Provenza, tuttavia, non aveva un significato meramente dinastico: innanzitutto essa costituiva un avamposto importantissimo nel Mediterraneo occidentale, la cui vicinanza al mondo aragonese divenne un ulteriore elemento di grande importanza dopo il riavvicinamento delle due casate, grazie anche ai matrimoni aragonesi contratti da Roberto d’Angiò. Inoltre essa rappresentava, nella sua vicinanza al contesto italiano, anche un ottimo punto d’appoggio per le imprese angioine in Piemonte, Liguria e Lombardia.

Pagina illuminata dei Regia Carmina di Prato recante miniatura di Re Roberto

Il rapporto tra la Provenza e il Mezzogiorno

Il ruolo economico della regione era di indiscussa importanza all’interno dei traffici tra i domini angioini. Marinai provenzali solcarono le acque del Mezzogiorno sin dai tempi di Federico II, se non dal periodo normanno, e il loro numero andò solo ad intensificarsi con l’avvento degli angioini. I mercanti provenzali non divennero mai il gruppo di commercianti stranieri preminente nel Regno, tuttavia i beni da loro esportati erano fortemente richiesti nel Mezzogiorno.

La carenza di industria tessile nel Meridione rendeva necessaria l’importazione di un gran quantitativo di panni lavorati, la cui provenienza era spesso provenzale. Città come Marsiglia, Avignone e Aix-en-Provence trovarono ampio spazio per le loro produzioni nel mercato del Sud. I panni di Provenza erano famosi in tutto il Regno, specialmente i famosi drappi provenzali, dalle trame elaborate e di grande qualità. Erano fortemente richiesti tanto dalla corte quanto dai nobili del Mezzogiorno, i cui gusti e costumi seguivano spesso le mode d’oltralpe.

Roberto I attorniato dalle Virtù, Bibbia d’Angiò

L’attenzione per i re di Sicilia nei confronti dei loro domini provenzali divenne ancor maggiore durante la cattività avignonese, quando la città d’oltralpe divenne una delle capitali della cristianità europea. Come dimostrano le lunghe permanenze di Roberto il Saggio, il legame tra corte pontificia e casata d’Angiò divenne ancor più stretto grazie alla presenza della corte papale ad Avignone, che connotò la storia della città anche da un punto di vista economico: i fasti della corte pontificia resero Avignone tappa d’obbligo per tutti i maggiori mercanti europei, arricchendo i domini angioini di un ulteriore, grande centro di domanda di beni di lusso.

La corona angioina tentò a più riprese di instaurare in Provenza un governo centralizzato, mettendo in pratica tendenze politico-amministrative simili a quelle adottate nel Regno. La sede amministrativa della contea era Aix-en-Provence, dove era presente anche il palazzo comitale. La corona angioina accrebbe le sue prerogative nell’area comprando possedimenti e diritti, e immettendo nell’apparato amministrativo provenzale numerosi giuristi meridionali, spesso anche in posizioni di grande importanza amministrativa.

Silvio Sannino

Incoronazione di Carlo I

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