I presepi sono una delle tradizioni più famose di Napoli, capace di attrarre fiumi di turisti per vie del centro storico. L‘arte presepiale è uno dei grandi vanti della città, famosa in tutto il mondo e fortemente rappresentativa. Tra le varie gemme che adornano la città, una tra tutte costituisce un must per tutti gli amanti dell’arte dei presepi che visitano la città.
Si tratta del Museodivino, in via San Giovanni Maggiore, una delle traverse del centro storico. Il piccolo museo ospita una collezione davvero stupefacente: si tratta dei presepi di Antonio Maria Esposito. La particolarità di questi presepi risiede nelle loro dimensioni. Bicchierini, noci di cocco, geodi, scatole per medicinali e altri piccoli contenitori divennero tutti scenari in cui allestire rappresentazioni della natività.
Tra tutti il presepe dei record è quello realizzato in un semino di canapa, e misura 3 millimetri. Il primo di essi fu realizzato nel 1941, in un periodo particolarmente tormentato per l’artista:
“Nel 1942, un ventitreenne di Castellammare di Stabia, Antonio Maria Esposito, spinto da una sentita vocazione religiosa entra in seminario. Sono anni duri, c’è la guerra in corso. Pochi mesi dopo muore sua mamma, a cui era molto affezionato.
Il dolore e la crisi spirituale che seguono questa perdita sembrano insuperabili, finché non diventano l’inizio di un viaggio nell’arte e nella bellezza che durerà per tutta la vita. In una scatolina di medicine appartenuta alla madre il giovane crea infatti il suo primo minuscolo presepe.
Accorato omaggio alla memoria della figura amata e della Vergine, il presepe lo aiuta a ritrovare la pace e la serenità. Ma è anche la prima prova di un artista che negli anni troverà una tecnica del tutto originale per creare presepi sempre più piccoli”.
Ai presepi, diversissimi per tecniche e strategie rappresentative, si affianca inoltre una stupefacente collezione di scene della Divina Commedia ritratte in gusci di noce, impressionanti per la forza delle scene e la qualità dei dettagli.
Museodivino in mostra a San Giacomo degli Spagnoli
Ad oggi parte dell’allestimento del Museodivino è locato in una mostra temporanea alla chiesa di San Giacomo degli Spagnoli intitolata “Eternità e tempo – i presepi d’arte in miniatura di Antonio Maria Esposito“. Il meraviglioso complesso religioso, da pochi mesi riaperto al pubblico, era legato alla comunità spagnola del regno di Napoli. Ancora oggi i ritratti dei reali iberici ne adornano l’entrata.
La mostra, aperta fino al 16 gennaio, è stata inaugurata da una bellissima conferenza del professor Marco Collareta dell’Università di Pisa sulla storia delle rappresentazioni della natività dal Giotto sino al presepe Napoletano.
In un meraviglioso intervento in cui sono state poste in disamina decine di opere tra statue, quadri e miniature, il professore ha messo in evidenza la peculiarità di una tradizione iconografica, legata alla rappresentazione della natività, che ha avuto un ruolo fondamentale per la storia dell’arte e che, giunta a Napoli, si è intrisa di caratteri peculiarmente locali.
In una città caratterizzata da una cultura vibrante, ma anche da divisioni sociali profonde e spesso dirimenti, il presepe diviene una sorta di tramite tra la cultura alta e gli strati sociali più bassi. Attraverso l’altissima tecnica rappresentativa del presepe, spesso legata alle più alte committenze, vi era la rappresentazione di un numero potenzialmente infinito di personaggi.
Il presepe diviene quindi il luogo in cui sono presenti tutte le classi sociali, specialmente le più umili. La pratica artistica riflette del resto il significato teologico e religioso della natività: cioè l’atto di Dio di discendere in terra facendosi uomo.
Il professor Collerata ha concluso il suo intervento, pregno di cultura e acume interpretativo, con un racconto personale:
“Una delle prime volte che venni a Napoli, durante una fredda giornata invernale, vidi una scena particolare. Una persona indigente che chiedeva l’elemosina fuori una pasticceria molto raffinata. Dalla pasticceria ho visto uscire un giovane molto ben vestito. Con molta gentilezza ed educazione, portava in una mano un cappuccino con una brioche e nell’altra un sacchetto con un’altra brioche.
Si è rivolto a questa signora e, con molta educazione e molto tatto, le ha detto in dialetto: “Questo lo mangiate ora e quest’altro dopo”. Qui ho visto un contatto quasi impressionante tra due livelli società che spesso non si toccano in altre città”.
L’arte presepiale è quindi uno degli esempi più alti di una tipicità della città di Napoli: il dialogo continuo tra strati sociali che, in diverse realtà urbane, difficilmente comunicherebbero in modalità così fluide.
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