Un piccolo valzer. Una chitarra pizzicata che s’introduce tra i versi nostalgici. È questo “Reginella“, creatura immortale di Libero Bovio, musicata dal maestro Gaetano Lama nel 1917. Una poesia d’amore, che narra la disillusione di un amore nel corso di un incontro inaspettato.
Reginella, un quadro impressionista in musica
Sembra quasi di vederla, la scena, che si materializza davanti all’ascoltatore, come pennellate dense di un pittore impressionista. Siamo a Via Toledo, la stessa che Carlo Brancaccio aveva ritratto qualche anno prima in un giorno di pioggia, in un celebre dipinto ora alle Gallerie d’Italia a Napoli.
Il cuore del poeta batte forte quando s’imbatte con un passato lontano, eppure straordinariamente vivo, presente.
Reginella, un tempo musa, quasi sposa, pura e casta, che appare ora volitiva, in una nuova veste che è corpo e, al contempo, riflesso di un’anima che cambia: l’abito scollato, il cappello ornato di nastri e rose. Reginella parla civettuola in francese con quelle che sembrano tre Sciantose, donne dei café-chantant probabilmente ora sue amiche.
Un valzer dei ricordi
Un’immagine distante dalla donna che ricordava il poeta. La musica diventa così un valzer dei ricordi, in cui Bovio ricorda il suo amore, così diverso dalla donna elegante e frivola che gli appare davanti.
Ciliegie e baci, sono qui simboli di un amore semplice, puro, che svaniscono dinanzi agli agi e alle futilità di vestiti alla moda. La Reginella che l’autore ricorda era la sovrana di un regno povero, ma ricco d’amore. Quella donna però sembra solo un fantasma, sembra aver ceduto il passo a questa signora leziosa che parla in francese per diletto.
Il significato del Cardellino di Reginella
Non dev’essere un caso il riferimento che Bovio fa al cardellino nell’ambito del brano. L’autore lo indica come compagno di canti e lacrime d’amore. Sinonimo del suo stesso cuore e animo dolente, Bovio idealmente lo libera dalla sua gabbia e lo sprona ad andare via.
Il Cardellino deve il suo nome alla pianta di cardo, di cui l’uccellino è ghiotto. È interessante questo riferimento nel brano, in quanto il Cardellino è un simbolo cristiano proprio di sofferenza e passione: secondo una leggenda, infatti, si sarebbe macchiato per sempre il becco di rosso con il sangue di Cristo nel tentativo di estrarre una delle spine dalla corona che cingeva il capo di Gesù durante la Passione.
Il pathos di Libero Bovio nelle sue composizioni
Libero Bovio è autore di molti altri brani celebri della Canzone classica napoletana: da “Tu ca nun chiagne“, a “Chiove“, passando per “‘O Paese d’ ‘o sole“, dedicata alla sua Napoli, e “Lacreme napulitane“. Brani che spesso fanno leva su quel pathos squisitamente partenopeo e su quel velo di nostalgia che ammanta i Napoletani che partono e, al contempo, quelli che restano in attesa. Questi sono soltanto alcuni dei capolavori che lo consacrarono come un vero poeta del sentimento. Le tematiche indagate da Bovio, infatti, spaziano dall’emigrazione al ritorno, passando per quel pessimismo che sfocerà in brani come “L’addio“. Bovio canta le mille sfaccettature dell’esistenza umana, con tocco di teatrale sentimentalismo che caratterizza le sue composizioni e porterà alla nascita della sceneggiata napoletana.
Autore amato in tutto il mondo
Agli inizi degli anni ’30, insieme ad altri grandi nomi della musica napoletana, Libero Bovio fonda la “Bottega dei Quattro”. Un sogno però destinato ad infrangersi troppo presto, segnato non solo dalla scomparsa di diversi componenti, ma anche da quella dello stesso Bovio che, colpito da una malattia, morì nel 1942.
“Reginella” è oggi un brano cantato in tutto il mondo e omaggiato da artisti come Sergio Bruni, Massimo Ranieri, Lina Sastri e tanti altri. La voce poetica e sentimentale di Bovio continuerà a raccontare l’amore, la vita e la stessa città di Napoli con quel pathos e sentimento squisitamente napoletano.
Bibliografia
La canzone napoletana, Maria Sole Limodio
Storia della canzone italiana, Roberto Caselli
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