Salvatore Lo Bianco è un figlio, forse poco noto, della città di Napoli, vissuto tra il XIX e il XX secolo. La sua, è una interessante storia di riscatto e passione. Per conoscerlo però, bisogna prima percorrere la Villa Comunale della città e imbattersi nel sontuoso edificio in stile neoclassico della Stazione Zoologica Anton Dohrn.
L’Acquario di Napoli
Fondata nel 1872, è nota ai Napoletani semplicemente come L’Acquario è il più antico d’Italia ancora funzionante. Varcarne la soglia è come intraprendere un viaggio nel tempo, un’immersione onirica nel pensiero visionario del suo ideatore, lo zoologo Anton Dohrn. Inaugurato nel 1874, a due anni dalla nascita della stessa Stazione Zoologica. Benedetto Croce lo definì “il grande albergo degli scienziati”, poiché l’Aquarium, questo il nome originario, assolveva sin da subito una triplice funzione: osservare direttamente il mare, divulgare il sapere e finanziare la ricerca.
La storia del nostro protagonista, Salvatore Lo Bianco, è il racconto di un riscatto sociale e intellettuale.
Salvatore Lo Bianco, lo scugnizzo dei vicoli di Napoli
Ora come allora, Napoli era una città vibrante, caotica e contraddittoria. Lo Bianco nacque nel 1860 in uno dei tanti vicoli brulicanti della città di Partenope, ed era uno dei tanti “scugnizzi” che si rincorrevano per le stradine di Napoli, tra le botteghe e il bucato steso ad asciugare. “Turillo”, questo il suo soprannome, era il figlio del portiere di Palazzo Torlonia, dove risiedeva Anton Dohrn, ma passerà alla storia come lo “scugnizzo scienziato”. Non era di certo nato per varcare la soglia della ricerca accademica. Eppure, il destino sembrava avere in serbo per lui un piano ben diverso. Ce ne parla lo stesso Anton Dohrn in uno scritto sulla storia della Stazione Zoologica: «Lo affidai a due giovani zoologi tedeschi, Richard Schmidtlein [primo curatore dell’Acquario] e August Müller [primo conservatore]. Ambedue cominciarono un lavoro che doveva raggiungere vaste proporzioni, quando fosse capitato in mani adatte. Le mani e la mente, che ci volevano, erano già al servizio della Stazione Zoologica, ma erano troppo giovani e inesperte per mettersi efficacemente all’opera. Esse appartenevano al figlio del mio portiere del Palazzo Torlonia, Salvatore Lo Bianco, che allora tutti chiamavano Turillo».
Da Anton Dohrn ad August Müller
Anton Dohrn, fondatore della Stazione Zoologica di Napoli, scorse in quel giovane inquieto un talento grezzo e inestimabile. Come un diamante ancora grezzo, Lo Bianco venne accolto tra le mura della Stazione. Dapprima adibito a compiti umili, grazie alla sua perspicacia e a un innato amore per il mare, divenne allievo di August Müller, zoologo tedesco che ne intuì subito il potenziale.
Sotto la guida di Müller, Lo Bianco si immerse, con la mente e con le mani, nei segreti del Golfo di Napoli, imparando a riconoscere le creature che ne abitavano gli abissi e a preservarne la bellezza attraverso le tecniche di conservazione museale del tempo.
Con la scomparsa di Müller, Lo Bianco divenne il cardine intorno al quale ruotava l’intero Dipartimento della Conservazione e del Servizio Pesca.
Salvatore Lo Bianco e la laurea in Scienze Naturali
Salvatore Lo Bianco divenne non soltanto un abile tecnico del settore, ma anche un ricercatore instancabile e appassionato. Le sue osservazioni pioneristiche sulla fauna marina, raccolte in numerose pubblicazioni, gli valsero il plauso della comunità scientifica al punto da conseguire una laurea honoris causa in Scienze Naturali dall’Università di Napoli. “Turillo”, l’adolescente di umili origini, era diventato adesso il Dottor Lo Bianco, un faro nel buio delle profondità marine.
Una storia di speranza e di riscatto sociale
La storia di Salvatore Lo Bianco è un inno al riscatto sociale, alla dimostrazione che il sapere e la tenacia possono elevare l’individuo al di sopra delle proprie origini. Lo “scugnizzo scienziato” divenne un modello per le generazioni future, un simbolo di speranza per tutti coloro che sognano di oltrepassare i confini imposti dal destino e di fare luce al proprio talento.
Il valore di Salvatore Lo Bianco oggi
L’eredità di Salvatore Lo Bianco è ancora viva tra le mura della Stazione Zoologica. Oggi il ricercatore è ricordato nel piccolo Museo Darwin-Dohrn, il padiglione, un tempo Circolo della Stampa della Villa Comunale, che conserva ed espone strumenti di esplorazione e di ricerca.
La storia di Lo Bianco è un monito per le nuove generazioni a non sottovalutare mai il potenziale che alberga in ogni individuo, indipendentemente dalle proprie origini. Con il suo straordinario percorso personale e professionale, Lo Bianco ci ricorda che il sapere è il grimaldello che può schiudere le porte a nuovi mondi, consentendoci di riscattarci e di realizzare i sogni più grandi.
Bibliografia
Salvatore Lo Bianco, biografia Treccani
Storia della Stazione Zoologica, Anton Dohrn
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