Era il 1988 quando Massimo Ranieri stravinse il Festival di Sanremo con la sua “Perdere l’amore”. La canzone, scritta dai cantautori Marcello Marrocchi e Giampiero Artegiani, era stata proposta l’anno precedente da Gianni Nazzaro, ma bocciata dalla redazione sanremese.

Solo uno fra i cantanti partenopei più apprezzati degli ultimi cinquant’anni, Massimo Ranieri, riuscì a darle il successo che le spettava. E, tutt’oggi, “Perdere l’amore” è un brano che non si dimentica.

massimo ranieri

Massimo Ranieri: dagli albori a Sanremo

Giovanni Calone, in arte Massimo Ranieri, nacque a Napoli il 3 maggio 1951 e, fin da bambino, si appassionò alla musica, al canto e al teatro.

Debuttò nel programma di Canzonissima nel 1966 con L’amore è una cosa meravigliosa; nel 1969 vinse il Cantagiro con Rose rosse. Nel 1970 tornò nuovamente a Canzonissima con Vent’anni, ripetendo poi il successo due anni dopo con Erba di casa mia.

Accanto alla carriera da cantante, Massimo Ranieri non volle mai rinunciare a quella da attore e, quando il regista Bolognini lo scelse come protagonista per Metello (1970), non poté che cogliere l’occasione al volo. Quel ruolo gli valse il David di Donatello. Seguirono molti altri film e, parallelamente, un’intensa attività teatrale.

Prima della vittoria sanremese, l’artista partenopeo annunciò di voler instaurare una sorta di pacifica convivenza tra il teatro e la canzone: più precisamente, sei mesi all’anno da dedicare al teatro e sei alla canzone.

In cuor mio vorrei fare anche di più, ma il tempo è quello che è. E poi sei mesi, in realtà, mi sembrano sufficienti per una buona attività. Significa incidere un disco all’anno […]. Nei ritagli di tempo potrei fare televisione…

INTERVISTA PRESSO IL MATTINO, 01/03/1988

“Perdere l’amore”

La vittoria alla prima partecipazione di Massimo Ranieri al Festival di Sanremo, fu per lui del tutto inaspettata.

E per me il Festival era iniziato e finito mercoledì sera, avevo cantato, ringraziato e salutato il pubblico, la faccenda poteva anche chiudersi lì e sarebbe stato bello, bellissimo.

INTERVISTA PRESSO IL MATTINO, 01/03/1988

Le emozioni che riuscì a trasmettere attraverso la canzone nel giorno della prima serata, furono intense e la standing ovation inevitabile.

Il brano commosse il pubblico: le parole raccontano la fine della storia d’amore di un uomo maturo, ormai troppo in avanti con gli anni per potersi rifare una vita. L’”argento” colora i suoi capelli, la gioventù è svanita, e con essa anche la sua amata.

Il protagonista del testo, abbandonato e sofferente, non immagina la possibilità di iniziare una nuova relazione: per lui esiste ed esisterà soltanto la sua lei. Non potrà mai accettare una realtà in cui l’amata non è al suo fianco e, perciò, è disposto a tutto per cambiare il corso degli eventi: “Spezzerò le ali del destino e ti avrò vicino”.

“Perdere l’amore” grida rabbia, malinconia, delusione, abbandono, ma anche speranza di riconquistare un amore maturo senza il quale l’intera vita apparirebbe come insignificante.

A Massimo Ranieri si deve il merito di aver interpretato a dovere ogni sfumatura della canzone, riuscendo così ad arrivare dritto al cuore degli spettatori di quel Sanremo dell’88, e di tutti gli ascoltatori delle generazioni successive fino ad oggi.

Io credo molto in una cosa, che il rapporto con il pubblico dev’essere di totale amicizia, di assoluta onestà. Occorre mostrarsi così come si è, avere paura e trasmetterla con limpidezza. Se vuoi che ci sia futuro, c’avimma spuglia’. Colpitemi, dico, ed alla fine vinco io. Cioè vince l’onestà.

INTERVISTA PRESSO IL MATTINO, 01/03/1988

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