Quasi nascosto tra i tavolini di un ristorante e il vociare distratto dei passanti intenti a degustare street-food, Palazzo Filippo D’Angiò – noto ai più come Palazzo dell’Imperatore – custodisce gelosamente il primato di edificio più antico di Napoli. La sua storia traspare magistralmente sin dal portale gotico, autentica opera d’arte che si affaccia in silenzio sul suggestivo Decumano Maggiore, a pochi passi da Palazzo Spinelli.
Dal Rinascimento al Barocco: le trasformazioni di Palazzo Filippo d’Angiò
Le forme architettoniche rimandano a Filippo d’Angiò, principe di Taranto e imperatore di Costantinopoli, da cui il palazzo prende il soprannome, discendente illustre di Carlo II, re di Napoli, e di Maria d’Ungheria. L’intervento del nobile consistette nell’accorpamento e nella parziale ricostruzione di preesistenti corpi di fabbrica, realizzando una sequenza di portici volti a conferire unitarietà, forza e armonia all’intera struttura.
La famiglia Cicinelli e gli interventi del XVII secolo al Palazzo Filippo d’Angiò
In seguito, la proprietà passò alla casata Cicinelli, famiglia di origini popolari che, attraverso un processo di ascesa sociale, si era progressivamente inserita nel novero dei ceti nobiliari del Seggio di Montagna. A questa dinastia si devono gli interventi architettonici più significativi risalenti al XVII secolo, che hanno conferito all’immobile un’impronta più elaborata, caratterizzata da arcate a tutto sesto e decorazioni di gusto barocco.
La complessità strutturale rese necessaria l’implementazione di contrarchi di sostegno per il porticato. L’impianto originario del complesso trecentesco permane mirabilmente visibile, con particolare riferimento alla superstite struttura del porticato: l’arco in corrispondenza del portale gotico mantiene la caratteristica forma ogivale.
Un prezioso affresco trecentesco raffigurante la Vergine Maria si colloca in alto a sinistra, mentre nel cortile interno campeggia un bassorilievo marmoreo recante lo stemma familiare: un’anatra e tre gigli.
Un luogo di cultura e sapienza: l’Accademia Pontaniana
Durante il regno di Alfonso d’Aragona, il palazzo ospitò sotto i propri portici l’embrionale Accademia Pontaniana – denominata appunto “Porticus Antonianus” poiché presieduta da Antonio Beccadelli, detto il Panormita, eminente esponente dell’Umanesimo italiano.
Il mercato rionale e le strutture di contenimento
Attualmente, i portici ospitano un mercato rionale e versano in condizioni di sensibile degrado: i pilastri in piperno risultano sostenuti da una struttura metallica di contenimento, danneggiati dalle successive stratificazioni barocche.
Oltre a rappresentare un’eccezionale testimonianza architettonica che spazia dal gotico al barocco, Palazzo D’Angiò incarna simbolicamente la ricchezza culturale partenopea, custodendo intatte le tracce dei molteplici mutamenti politici e culturali che hanno contraddistinto la millenaria storia di Napoli.
Bibliografia
I Cicinelli – Storia dinastica dei principi di Cursi, Donato Palma
I palazzi di Napoli, Aurelio De Rose
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