Quante volte ci siamo trovati in difficoltà nel trovare il corrispondente italiano di alcune parole napoletane, finendo per convincerci della loro intraducibilità? Non è raro, infatti, riscontrare espressioni esistenti soltanto nella lingua napoletana e non appartenenti anche a quella italiana.
Scopriamone qualcuna insieme!
Parole napoletane di uso comune “intraducibili”

- Cazzimma
È una parola che racchiude la filosofia di sopravvivenza napoletana. Sarebbe riduttivo e non proprio corretto tradurla con il corrispondente italiano di “cattiveria”. Chi ha la cazzimma, infatti, non è solo “cattivo”, ma è anche coraggioso, sfacciato, furbo, determinato nel raggiungere i propri scopi senza render conto a nessuno. - Sciarmato
Il termine sciarmato potrebbe esser tradotto con l’aggettivo “malandato”: è, difatti, una persona che si presenta in maniera trasandata, scomposta, all’apparenza sciatta. La parola dialettale, però, vi aggiunge una carica di emotività assente nel corrispondente italiano: lo sciarmato può essere anche colui che soffre di depressione e, quindi, trascura il proprio aspetto; oppure colui che è così povero da non potersi comprare dei vestiti adatti. - Nzallanuto
Una persona “rimbambita”, ma in un modo tutto partenopeo: assorta, stordita, quasi poetica nella sua distrazione. Nzallanuto non è soltanto in vecchietto che soffre di vuoti di memoria, ma anche il giovane che vive in un mondo tutto suo, sempre con la mente altrove e perso tra i suoi pensieri. - Scetate!
Più che “svegliati”, è un invito ad aprire gli occhi sulla vita, una spinta a comprendere ciò che ad altri appare ovvio e di cui, invece, la persona ingenua ammonita non si rende ancora conto. - Tarantelle
“Nun me fa fa ‘e tarantelle”: letteralmente “Non mi fa fare il ballo della tarantella”, ha in napoletano un’altra accezione, quella di “Non farmi perdere tempo con tutte queste complicazioni, scuse, giri assurdi”. Le tarantelle consistono in una serie di azioni fisiche o mentali che possono ben essere evitate con una soluzione più efficace e sbrigativa. Chi “fa le tarantelle” crea, insomma, drammi inutili, fa mille giri di parole o compie azioni inutili, complicandosi la vita; o, specialmente nel campo teatrale, assume il significato di “fare sceneggiate pubblicamente”. - Sfruculiare Dare fastidio, punzecchiare, insistere, provocare: è un verbo dalle varie sfumature di significato, ricco di ironia. Può avere un’accezione profondamente negativa quando usato per indicare chi mette il dito nella piaga o gira il coltello nella ferita.
Altre espressioni napoletane “intraducibili”
Pazziare
Non è semplicemente “giocare” o “scherzare”: è un atteggiamento leggero, spensierato, infantile e tenero allo stesso tempo. Una persona “sta pazzianne” quando si lascia andare a un momento di gioia pura oppure quando sta dicendo qualcosa soltanto per far divertire e da non prendere seriamente, .
Ammuina
Famosissima parola che non semplicemente rappresenta la “confusione” o il “caos” , ma quella situazione di trambusto causata senza alcun motivo e per alcun fine. “Fare ammuina”, in altre parole. indica il “fare confusione per non fare niente”.
Papocchio
Un guaio pasticciato, una cosa fatta male o in modo ingarbugliato. È divertente anche solo a dirlo.
Trase e jesce
Non solo “entrare e uscire”: è un modo per dire che qualcuno va e viene senza pace, senza conclusione, sia fisicamente che emotivamente. E’ l’atteggiamento tipico di colui che non sa prendere una decisione, mostrandosi prima a favore di una e poi di un’altra, restando, così, eternamente in uno stato di angoscia e di confusione comica.
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