Nun vulé fa’ carte è un detto partenopeo che assume letteralmente il senso di “Non voler distribuire le carte”, nato originariamente nel mondo del gioco delle carte napoletane. Quando riferito ad una cartomante, prende il significato di “Non voler leggere le carte”.

Nun vulé fa’ carte: quando utilizzare il detto oggi
Sono molteplici i contesti in cui poter utilizzare questa espressione. Inizialmente ci si riferiva a colui che, durante il gioco delle carte, non voleva assumersi mai il compito di cartaro. Chi non voleva fare le carte, quindi, era colui che veniva servito e poteva iniziare per primo, ottenendo così una posizione di vantaggio.
Chi non vuole fare le carte, dunque, è spesso chi non è disposto ad ascoltare e accettare le idee o iniziative altrui, deciso a non scendere a compromessi. Un soggetto del genere si potrebbe quindi definire come prepotente, borioso e saccente. Convinto di avere la soluzione o idea migliore in ogni contesto, rifiuta quelle degli altri senza nemmeno discuterne.
In senso esteso, il detto in questione si può rivolgere ad ogni persona che sia restia ad accettare alcunché. Per esempio, va riferito ad una ragazza che rifiuta le avances di corteggiatore, o a un genitore che non vuole accontentare il figlio di una sua richiesta ecc.
Un ulteriore significato
Nel linguaggio comune, questo modo di dire è anche usato per riferirsi a chi non vuole assumersi responsabilità formali o non vuole lasciare tracce scritte di un accordo, di un impegno o di un’azione.
Esempi d’uso
- «Dice che vuole affittare, ma nun vò fa’ carte… a me pare strano!»
→ Vuole l’appartamento, ma non vuole firmare nulla: non è affidabile. - «Ce vedimmo, facimmo, ma niente carte!»
→ Facciamo tutto a voce, senza impegni ufficiali.
“Fare carte” in questo contesto significa mettere per iscritto qualcosa, e questo comporta spesso.
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