Chi l’avrebbe mai detto che un nobile inglese nato in un sontuoso castello del Warwickshire sarebbe finito per morire a Napoli, diventando uno dei più appassionati cronisti del Sud Italia? La storia di Richard Keppel Craven (1779-1851) è quella di un uomo che ha trasformato la sua vita in un’avventura continua, lasciando dietro di sé una testimonianza preziosa del Mezzogiorno d’Italia nell’Ottocento.

Un’infanzia rocambolesca

Nato il 1º giugno 1779 a Coombe Abbey, Richard era il più giovane dei tre figli di William Craven, sesto barone Craven, e di Lady Elizabeth Berkeley. Ma la sua infanzia non fu affatto quella tipica di un aristocratico inglese. Quando aveva appena tre anni, i genitori divorziarono – un vero scandalo per l’epoca – e la madre fuggì in Francia portandoselo con sé. L’accordo prevedeva che lo restituisse al padre al compimento degli otto anni, ma Elizabeth non mantenne la promessa.

Fu solo nel 1791 che tornarono in Inghilterra, dove Richard frequentò la prestigiosa scuola di Harrow… ma sotto falso nome! Un dettaglio che la dice lunga sul carattere anticonvenzionale che lo avrebbe contraddistinto per tutta la vita. Naturalmente, non passò molto tempo prima che venisse riconosciuto, ma ormai il dado era tratto: Richard aveva già imparato che le regole esistevano per essere… creative.

Keppel Richard Craven

L’Approdo a Napoli

La svolta nella vita di Craven arrivò quando, al seguito della madre, si stabilì definitivamente a Napoli. Non si trattò di una semplice villeggiatura: la città partenopea divenne la sua vera casa, il punto di partenza per quelli che sarebbero diventati i suoi leggendari viaggi attraverso il Mezzogiorno.

Dal 1818 iniziò una serie sistematica di esplorazioni nelle province meridionali del Regno di Napoli, ma con un approccio del tutto nuovo rispetto ai suoi predecessori. Mentre altri viaggiatori inglesi tendevano a confermare i propri pregiudizi o a ripetere le osservazioni di chi li aveva preceduti, Craven cercava uno sguardo nuovo, libero da preconcetti. Voleva vedere con i propri occhi, senza il filtro delle opere altrui.

Non si fermò inoltre al passaggio nel territorio, ma decise di stabilirsi in Campania per molto tempo: nel 1834 comprò infatti un enorme convento a Penta, una frazione di Fisciano in provincia di Salerno, e lo trasformò in una sontuosa villa in cui invitava di frequente i suoi amici dall’Inghilterra. Fra tutti, uno dei più stretti fu Sir William Gell, che anche fu compagno di esplorazioni fino alla sua morte.

Un Viaggiatore Metodico

I suoi viaggi non erano improvvisati. Craven partiva sempre in carrozza, accompagnato da servitori pronti a soddisfare ogni suo bisogno, ma questo non lo rendeva un turista superficiale. Al contrario, era un osservatore meticoloso che tornava più volte negli stessi luoghi per approfondire la conoscenza. Ad Amalfi, per esempio, era stato almeno due volte, segno della sua dedizione alla ricerca.

I frutti di questi “ripetuti e approfonditi tour” furono due opere fondamentali: “A Tour through the Southern Provinces of Naples” (Londra, 1821) e “Excursions in the Abruzzi and Northern Provinces of Naples” (Londra, 1837). Quest’ultima, pubblicata oltre un decennio dopo la prima, dimostra come il suo amore per il Sud Italia non fosse stato un capriccio passeggero.

La peculiarità di questi libri, non essendo Richard Keppel Craven un archeologo o uno storico, è anche il punto di vista dei ritrovamenti: si tratta infatti di libri che raccontano le storie del viaggio sotto un punto di vista molto personale, spesso indagando le abitudini del territorio, oppure confrontando la cultura inglese con quella del Sud Italia in vari aspetti.

Keppel Richard Craven

Dalle Calabrie agli Abruzzi

Craven non si limitò alle mete più ovvie. I suoi itinerari toccarono luoghi che oggi considereremmo ancora “off the beaten path“: da Crotone alle montagne abruzzesi, da piccoli paesi della Calabria alle sperdute località del Cicolano. Nel 1818, seguendo le orme dell’abate Saint Non e di Henry Swinburne, iniziò quel viaggio in carrozza che lo portò a esplorare angoli dimenticati del Regno delle Due Sicilie.

Il suo passaggio a Cariati, in Calabria, ci ha lasciato brevi annotazioni e impressioni che oggi sono preziose testimonianze di come apparivano questi luoghi nel primo Ottocento. Non erano semplici descrizioni turistiche, ma veri e propri spaccati di vita quotidiana, economia locale, costumi e tradizioni.

Membro della Society of Dilettanti

La serietà del suo approccio è confermata dalla sua appartenenza alla Society of Dilettanti, una prestigiosa associazione londinese fondata nel 1734 che riuniva gentiluomini appassionati di antichità e belle arti. Non era quindi un semplice amateur, ma un intellettuale riconosciuto che applicava metodi scientifici alle sue osservazioni.

L’Eredità di un Esploratore

Quando Richard Keppel Craven morì a Napoli il 24 giugno 1851, aveva 72 anni e alle spalle una vita straordinaria. Aveva trasformato quella che sarebbe potuta essere l’esistenza dorata ma vuota di un nobile inglese in un’avventura intellettuale di primo piano.

Le sue opere sono ancora oggi fonti preziose per gli storici che studiano il Mezzogiorno d’Italia nell’Ottocento. Ma soprattutto, Craven ci ha lasciato l’esempio di come si possa guardare l’Italia del Sud con occhi nuovi e senza pregiudizi – una lezione che vale ancora oggi, in tempi in cui gli stereotipi resistono più delle pietre millenarie che lui tanto amava osservare.


Fonti:

  • Wikipedia, “Keppel Richard Craven” (consultato settembre 2024)
  • British School at Athens, “William Gell’s inseparable friend, the Hon. Richard Keppel Craven”
  • Turisti nel tempo, “Richard Keppel Craven (1779-1851)”, Enzo Esposito
  • Dictionary of National Biography, 1885-1900, Wikisource
  • CISVA, “Viaggio in Abruzzo”, traduzione di Chiara Magni, 2006
  • https://www.npg.org.uk/collections/search/portrait/mw36397/Keppel-Richard-Craven

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