Nel cuore dell’Irpinia, tra le dolci colline della provincia di Avellino, si nasconde uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi della Campania: la Valle d’Ansanto e il suo celebre laghetto della Mefite. Qui, dove oggi si mescolano turisti curiosi e studiosi di geologia, per millenni si sono intrecciate storie divine e fenomeni naturali straordinari, creando un luogo unico al mondo che ancora oggi conserva intatto il suo fascino ancestrale.

Tutte le fotografie sono di Federico Quagliuolo. Riproduzione riservata.
Un paesaggio che sfida l’immaginazione
Immaginate di trovarvi di fronte a un panorama che sembra uscito da un altro pianeta: un piccolo lago dalle acque ribollenti, circondato da un terreno completamente privo di vegetazione, dove il silenzio è interrotto solo dal gorgoglio delle acque e da un odore pungente che riempie l’aria. Questo è il primo impatto con la Mefite, un vero e proprio paesaggio lunare nel verde dell’Appennino campano.
Il laghetto, che oggi rappresenta solo una piccola parte di quello che le antiche cronache ricordano, continua a stupire i visitatori con le sue acque dalla temperatura compresa tra 10 e 18 gradi Celsius, caratterizzate da una particolare composizione chimica solfato-calcica e da un’alta conducibilità elettrica. Ma è soprattutto l’odore nauseabondo, dovuto principalmente all’idrogeno solforato (H₂S), a creare quell’atmosfera surreale che ha alimentato miti e leggende per secoli.

La dea che “inebria”
Per comprendere il fascino di questo luogo, dobbiamo fare un salto indietro di oltre duemila anni. Nell’antichità, qui sorgeva un tempietto dedicato a Mefite (o Mephitis), una divinità italica il cui nome significava letteralmente “colei che inebria”. Non era una dea qualunque: Mefite presiedeva alle acque sorgive, alla fertilità dei campi, delle donne e delle greggi, ma soprattutto custodiva il delicato passaggio tra il mondo dei vivi e quello degli inferi.
Le manifestazioni geologiche del sito sembravano confermare perfettamente la natura soprannaturale attribuita alla dea: quelle esalazioni mortali, quella terra sterile, quell’acqua ribollente non potevano che essere la porta verso l’aldilà. Per almeno sei o sette secoli, pellegrini provenienti da tutto l’Appennino centro-meridionale accorrevano qui per lasciare offerte votive e monete, come testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici.
Un dettaglio affascinante: gli scavi hanno portato alla luce persino una statua lignea (xoanon) conservatasi perfettamente grazie alle particolari condizioni chimiche riducenti del sito, un vero miracolo di conservazione che ci permette oggi di “toccare” con mano la devozione degli antichi.

Quando il cristianesimo incontra il paganesimo
Come spesso accade nella storia delle religioni, il cristianesimo non cancellò completamente i culti precedenti, ma li trasformò. Nel V-VI secolo d.C., più a monte del lago sacro alla dea pagana, sorse un santuario dedicato a Santa Felicita, una martire cristiana del II secolo venerata insieme ai suoi sette figli.
Non è un caso che la festività di Santa Felicita cada il 10 luglio: ancora oggi questa data segna una grande fiera contadina che termina con arrosti all’aperto e balli folcloristici, in una continuità di tradizioni che unisce il passato pagano al presente cristiano. Il santuario, oggetto di recenti scavi archeologici, ha rivelato le fondamenta di un precedente edificio sacro tardo-antico e una piccola necropoli che testimonia quasi duemila anni di frequentazione ininterrotta dell’area.

La scienza svela i misteri: cos’è la Mefite?
Oggi sappiamo che dietro le manifestazioni “divine” della Mefite si celano fenomeni geologici straordinari ma spiegabili scientificamente. Il sito si trova in una zona geologicamente complessa, caratterizzata dalla presenza dei depositi della Formazione gessoso-solfifera, eredità della famosa crisi di salinità del tardo Messiniano, quando il Mediterraneo si trasformò in un gigantesco lago salato circa 6 milioni di anni fa.
Le acque e i gas risalgono lungo linee tettoniche preferenziali dai massicci carbonatici circostanti, attraversando questi depositi ricchi di zolfo e gesso. Il risultato? Un cocktail naturale ricco di CO₂, solfati, cloro, strontio e litio che crea quelle condizioni così particolari che hanno affascinato l’uomo fin dall’antichità.
Ma c’è di più: secondo uno studio del 2010, il sito della Mefite potrebbe essere la più grande emissione mondiale di biossido di carbonio a bassa temperatura di origine non vulcanica, con una stima di circa 2.000 tonnellate al giorno. Un record mondiale nascosto nelle campagne irpine!

Un osservatorio sismico naturale
Una curiosità che pochi conoscono: la Mefite funziona come una sorta di “sentinella sismica” naturale. Diverse cronache storiche hanno documentato come le emissioni gassose cessassero o si intensificassero temporaneamente prima di eventi sismici, sia locali che provenienti da zone più lontane come il Matese e l’Alto Potentino. Un fenomeno che unisce la geologia alla storia locale, rendendo questo luogo ancora più affascinante dal punto di vista scientifico.
Un patrimonio da scoprire e valorizzare
La Valle d’Ansanto non è solo storia antica e fenomeni geologici: è anche un esempio virtuoso di come si possa coniugare conservazione e valorizzazione turistica. L’area, che fa parte di un territorio ricco di Siti di Interesse Comunitario (SIC), Zone di Protezione Speciale (ZPS) e di un’oasi naturalistica WWF, attrae ogni anno migliaia di visitatori.
Il percorso di visita, che si sviluppa per circa 3,5 chilometri in comoda discesa dal Santuario di Santa Felicita fino alle antiche Terme di San Teodoro, offre un’esperienza completa che unisce geologia, archeologia, storia religiosa e paesaggio. Le antiche terme, documentate fin dal XVII secolo nei possedimenti feudali del Duca Caracciolo, continuano ancora oggi la loro attività con acque solfato-bicarbonato-alcalino-terrose alla temperatura di 28°C, utilizzate per la cura di diverse patologie.

Il valore paradigmatico di un geoarcheosito
Secondo la classificazione scientifica più moderna, la Mefite rappresenta quello che viene definito un “geoarcheosito”: un luogo in cui la componente geologica e quella antropica hanno la stessa importanza, creando un unicum di valore ambientale, storico-archeologico e paesaggistico.
Utilizzando il sistema di valutazione internazionale per i geositi, la Mefite ha ottenuto un punteggio di 17,5 su 20, un risultato eccezionale che conferma il suo valore scientifico, estetico e turistico. Non sorprende quindi che questo luogo sia diventato meta privilegiata non solo di studiosi e ricercatori, ma anche di scolaresche, appassionati di trekking e turisti enogastronomici.
Tradizione e innovazione
La forza della Valle d’Ansanto sta proprio nella capacità di far convivere tradizione e innovazione. Accanto al turismo geologico e archeologico, la zona vanta infatti tre vini DOCG e numerose produzioni alimentari di pregio (olio, formaggi, castagne), creando un variegato mosaico di esperienze che spaziano dalla scienza alla gastronomia, dalla spiritualità al benessere termale.
Giovani locali, spesso coadiuvati da ricercatori universitari, accompagnano i visitatori alla scoperta di questi luoghi, dimostrando come la valorizzazione del patrimonio naturale possa diventare una concreta risorsa economica per territori marginali ma ricchi di autenticità come l’Irpinia.

Un luogo che continua a stupire
La Mefite nella Valle d’Ansanto rappresenta molto più di una semplice attrazione turistica: è un luogo dove la geologia ha modellato la storia, le credenze e l’identità di un’intera comunità. Un posto dove il visitatore moderno può ancora sentire l’eco di antichi pellegrinaggi, respirare l’odore ancestrale della terra e dei suoi segreti, e comprendere come la natura continui a essere, oggi come duemila anni fa, fonte di meraviglia e ispirazione.
In un’epoca in cui spesso si cerca l’esotico in luoghi lontani, la Valle d’Ansanto ci ricorda che anche nella nostra Campania esistono tesori capaci di emozionare e stupire, luoghi dove il passato e il presente si incontrano in un dialogo continuo tra uomo e natura, tra scienza e mistero, tra locale e universale.
Fonti
- Di Lisio, A., Russo, F., & Sisto, M. (2014). La Mefite nella Valle d’Ansanto (Irpinia, Campania): il valore paradigmatico di un geoarcheosito. Geologia dell’Ambiente, n. 3/2014, Società Italiana di Geologia Ambientale.
- Mephitis – Racconti dalla Valle di Ansanto (2018). Ariano Terzo Circolo – documento PDF disponibile su arianoterzocircolo.wordpress.com
- Chiodini, G., Granieri, D., Avino, R., Caliro, S., Costa, A., Minopoli, C., & Vilardo, G. (2010). Non volcanic CO₂ Earth degassing: Case of Mefite d’Ansanto (Southern Apennines), Italy. Geophysical Research Letters, vol. 37.
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