Immaginate un luogo dove la madre di Napoleone Bonaparte in persona ha deciso le sorti di un intero convento. Dove una santa francese preparava medicine per i malati incurabili. Dove nobili fanciulle napoletane meditavano sul loro destino tra chiostri rinascimentali e giardini profumati. Questo luogo esiste, si trova a pochi passi da via dei Tribunali, e probabilmente non ne avete mai sentito parlare. Si chiama Santa Maria Regina Coeli, ed è uno dei segreti meglio custoditi del centro storico di Napoli.
Un palazzo che diventa convento
La storia comincia in modo piuttosto drammatico nel 1561, quando un terremoto distrugge la sede originaria di alcune monache lateranensi agostiniane. Per quasi trent’anni queste suore rimangono senza una vera casa, finché nel 1590 non trovano rifugio in un palazzo nobiliare: il Palazzo Montalto, situato nella zona più alta della città, quella collina di Sant’Aniello a Caponapoli che nel Cinquecento rappresentava letteralmente il tetto di Napoli.
Ma facciamo un passo indietro. In realtà la storia di queste monache inizia ancora prima, nel 1518, quando quattro suore benedettine del monastero di Santa Maria ad Agnone decidono di convertirsi alla regola agostiniana. Una scelta coraggiosa, che le porta a fondare un nuovo monastero in un’antica chiesa, dove presto si riuniscono numerose ragazze di buona famiglia, desiderose di educarsi alle regole cristiane.
Il palazzo Montalto diventa così il nuovo cuore della comunità. Chi lo ha progettato? Le fonti non sono concordi: alcuni storici attribuiscono la trasformazione del palazzo in convento a Giovanni Vincenzo Della Monica, altri a Giovanni Francesco di Palma, detto il Mormando. La certezza è che nel 1594 la chiesa è completata, sotto la supervisione di Luciano Quaranta, e che il risultato è straordinario.

Un luogo per nobili (e per indecise)
Regina Coeli non è un convento qualunque. Qui vengono accolte figlie delle migliori famiglie napoletane, ma anche ragazze che semplicemente non hanno ancora deciso cosa fare della loro vita. È un luogo di riflessione, dove si può meditare sulle proprie scelte “terrene o religiose”, come ci raccontano le fonti storiche. Un’istituzione che offre una via di mezzo tra il mondo e la clausura, un tempo per pensare, per decidere chi si vuole diventare.
Il complesso si sviluppa magnificamente: c’è la chiesa con la sua facciata rinascimentale, il convento, e soprattutto quel chiostro che ancora oggi toglie il fiato. Al centro, una fontana-pozzo cinquecentesca in marmo, circondata da quattro obelischi piramidali e sfere di marmo disposte in modo alternato. Un piccolo gioiello che ha attraversato i secoli praticamente intatto.
Quando arriva la madre di Napoleone
Il 1808 segna una svolta. Le monache lateranensi vengono trasferite al monastero di Gesù e Maria, e per due anni il complesso rimane vuoto. Ma nel 1810 succede qualcosa di straordinario: Madame Letizia Ramolino, la madre di Napoleone Bonaparte, insieme a Gioacchino Murat (cognato dell’imperatore e re di Napoli), decide di chiamare qui una religiosa francese. Si chiama Giovanna Antida Thouret ed è la fondatrice dell’ordine delle Suore della Carità.
Perché questa scelta? Napoli all’inizio dell’Ottocento è una città di contrasti violenti, dove la povertà delle masse popolari raggiunge livelli drammatici. Servono persone capaci di “lenire le sofferenze”, come recitano i documenti. E Suor Giovanna Antida è la persona giusta: il 18 novembre 1810 arriva con le sue suore, e da quel momento Regina Coeli non sarà più la stessa.
La farmacia dei miracoli quotidiani
Uno dei luoghi più affascinanti del complesso è l’antica farmacia, oggi restaurata. Qui Santa Giovanna Antida preparava personalmente i medicamenti per gli ammalati dell’ospedale degli Incurabili, che si trova proprio accanto al convento. Un armadio bellissimo conserva ancora vasi e ciotole d’epoca, testimoni silenziosi di una pratica medica che univa scienza e carità.
Ma c’è di più. In quella farmacia si possono ancora leggere i consigli di San Giuseppe Moscati, “il medico dei poveri”, per alleviare il raffreddore. E si conserva persino un prontuario per lo svolgimento delle visite domiciliari da parte delle suore. Non si trattava solo di distribuire medicine: le suore della carità uscivano, andavano nelle case, portavano assistenza diretta. Una rivoluzione sociale, per l’epoca.

Un museo d’arte a cielo aperto
Entrare nella chiesa di Regina Coeli è come attraversare tutti i secoli dell’arte napoletana. La navata unica è delimitata da cinque cappelle laterali a destra e quattro a sinistra (la quinta a sinistra è in realtà l’accesso alla sacrestia). Il soffitto è un prodigio: un cassettone ligneo rivestito di oro zecchino, realizzato nel 1659 su disegno di Pietro di Marino, che nasconde le capriate lignee della copertura.
Ma il vero tesoro sono i dipinti. Tre tele di Massimo Stanzione, esponente del classicismo napoletano, realizzate tra il 1640 e il 1647, raffigurano l’Annunciazione, la Natività e l’Incoronazione della Vergine. Nella seconda e quarta cappella a sinistra ci sono opere di Luca Giordano (1680-1684). Pietro Bardellino ha lasciato nel 1786 due grandi tele laterali che rappresentano Ester e Assuero e San Filippo che battezza l’Eunuco. In sacrestia si conserva una Pietà di Filippo Vitale. E c’è anche un San Gennaro che intercede Cristo per la città di Napoli di Paolo De Matteis.
Nel 1786 i lavori di rivestimento della chiesa in marmi commessi furono ultimati sotto la direzione dell’architetto Nicola Carletti. L’altare maggiore, con le sue ricche tarsie marmoree policrome, è opera di Giovanni Mozzetti e Francesco Valentino. La chiesa conserva anche uno dei più importanti manufatti in cera di Napoli: una Madonna in fasce che da secoli attira la devozione dei fedeli.

Il chiostro e il refettorio
Il chiostro è oggi un vero giardino all’inglese, un’oasi di tranquillità nel caos del centro storico. Palme antiche, siepi curate, esemplari della macchia mediterranea. Al centro, quella fontana cinquecentesca. Agli angoli, i busti di San Vincenzo de’ Paoli e di Santa Giovanna Antida Thouret, che oggi riposa proprio qui, nella terza cappella di sinistra della chiesa, dentro un’urna di marmo.
Il refettorio, in stile rinascimentale, conserva sul soffitto affreschi con scene del Vecchio Testamento. È qui che si capisce meglio la missione educativa delle suore della carità: non solo assistenza ai poveri, ma anche istruzione per la popolazione analfabeta. Un progetto ambizioso che continua ancora oggi, visto che il complesso ospita l’Istituto Scolastico Comprensivo “Regina Coeli”.
Nel Settecento fu acquistato un edificio di fronte alla chiesa, separato dal complesso da un cavalcavia. Qui venne costruito un campanile merlato a pianta ottagonale, che ancora oggi caratterizza il profilo di Largo Regina Coeli.

Un segreto che si svela raramente
Regina Coeli apre al pubblico solo in rare occasioni. Le suore della carità che ancora oggi abitano il complesso fungono da guide, e la madre superiora, che è anche preside della scuola, racconta personalmente la storia di questi luoghi. È un privilegio raro poter entrare, camminare in quegli stessi spazi dove hanno vissuto generazioni di donne che hanno fatto la storia di Napoli.
Questo luogo ha ospitato lo stesso Napoleone. Ha visto passare nobili, sante, artisti. Ha curato malati, educato analfabeti, offerto rifugio a chi cercava un senso. E continua a farlo, lontano dai riflettori, nascosto in quella parte alta del centro storico che pochi turisti raggiungono.
Visitare Regina Coeli significa entrare in un angolo di Napoli dove il tempo sembra essersi fermato, dove ogni pietra racconta una storia di fede, arte e carità. Dove il barocco sfavillante degli interni contrasta con la sobrietà rinascimentale della facciata. Dove un giardino profumato ti fa dimenticare di essere a pochi metri dal traffico di via dei Tribunali. È uno di quei luoghi che cambiano la percezione che hai della città: Napoli non è solo quella che conosci, ma anche quella che ancora non hai scoperto. E Regina Coeli è lì, in attesa, pronta a raccontarti i suoi cinque secoli di storia a chiunque abbia la pazienza e la curiosità di cercarla.
Fonti consultate
- Documento informativo FAI – Giornate d’Autunno
- Chiesa di Santa Maria Regina Coeli – Wikipedia
- Complesso monastico di Santa Maria di Regina Coeli – Comune di Napoli
- Chiesa di Santa Maria Regina Coeli – Cose di Napoli
- Santa Maria di Regina Coeli – TripAdvisor
- Il complesso di Santa Maria Regina Coeli – Comune di Napoli
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