Il Sacro Graal a Napoli, possibile? in un certo qual modo, sì!
La reliquia più cercata, più studiata, avrebbe una sorta di legame con la città di Napoli.
Una ricerca infinita
Il Sacro Graal, o Santo Graal, é – per il mondo cattolico – il calice nel quale avrebbe bevuto il Cristo, durante l’ultima cena, quando istituiva l’Eucarestia.
E’ il giorno che la Chiesa ricorda come il Giovedì Santo, quando ha inizio il Sacro Triduo e si avvia il ricordo e la celebrazione delle così dette Quarant’ore.
Questo calice, il giorno dopo (il Venerdì Santo) sarebbe stato usato da Giuseppe d’Arimatea, sotto la Croce, per raccogliere il Sangue del Cristo morto.
Ne deriva, però, una domanda ovvero come – Giuseppe d’Arimatea – si sarebbe trovato tra le mani il calice utilizzato dal Cristo la sera prima nel cenacolo quando era – stando ai Vangeli – a cena coi Dodici? Giuseppe d’Arimatea, era sì, un discepolo, ma non uno dei Dodici Apostoli.
Tra le altre cose, dei Dodici, solo Giovanni (che sarà poi l’evangelista) è presente sotto la croce, mentre gli altri erano – presumibilmente – nascosti per timore di essere arrestati.
Storie, mito e leggende di una reliquia introvabile
E’ da sempre oggetto di studi e ricerche, fiumi di inchiostro e mari di parole sono stati già spesi e ancora se ne spenderanno per quella che è la reliquia mai trovata eppure più cercata del cattolicesimo.
E’ uno dei misteri irrisolti e che probabilmente tali resteranno.
Fascino e mistero. Esoterismo e religione. Credo cristiano e magia.
Il Sacro Graal é diventato una sorta di oggetto del desiderio ed è entrato – quasi con prepotenza – nella letteratura a partire dai tempi del lontano Medioevo fino ad arrivare al famosissimo Codice da Vinci di Dan Brown dei giorni nostri.
Il Sacro Graal a Napoli
Napoli. Città dei misteri, della religione, della ricerca, dell’esoterismo e del Graal.
Il Sacro Graal a Napoli. Possibile? In un certo qual modo, sì. Attraverso il primo re aragonese.
Alfonso d’Aragona nel 1442 conquista il Regno di Napoli e, il suo trionfale ingresso in città, è raffigurato sull’arco di trionfo di Castelnuovo, il castello voluto dagli Angioini.
Ed è proprio qui che – una serie di simboli che si ritrovano anche in una sorta di percorso che ci porta fino all’interno della vecchia sala del Trono (l’attuale sala dei Baroni) – che inizia il mistero del Graal a Napoli.
Il Sacro Graal nel bassorilievo di Castelnuovo?
Nel bassorilievo che raffigura il sovrano durante il suo ingresso, davanti a lui è raffigurata una fiamma.

La fiamma rimanderebbe ad una delle sedie messe da Merlino intorno alla tavola rotonda di Re Artù.
Era destinata al Cavaliere che avrebbe trovato il sacro calice, mentre chiunque altro si sarebbe seduto impropriamente, sarebbe stato avvolto dalle fiamme.

E’ palese che il sovrano ne conoscesse la storia.
Ne deriva che la fiamma che accompagna, non avvolge il sovrano sul carro forse sta accompagnando il detentore del Graal, Alfonso d’Aragona che, tra l’altro, dedicò al Graal il castello napoletano.
Infatti, il balcone della sala del trono – nota oggi come sala dei baroni – visto dall’esterno, poggia proprio su una forma geometrica che ricorda una coppa.

Inoltre, un libro aperto ma non verso chi guarda, è inciso sul portale d’ingresso e, un altro – anch’esso – aperto, nel giorno del solstizio d’estate si crea attraverso la luce che penetra da una finestra quadrata posta in alto.
Se ci fosse scritto qualcosa all’interno, cosa ci potrebbe essere scritto?
Alfonso d’Aragona detto il Magnanino è stato in possesso del Sacro Graal?

Quindi: il Sacro Graal è passato per Napoli?
Ai ricercatori, l’ardua risposta, se mai la troveranno.
Sitografia di riferimento
https://www.focus.it/cultura/mistero/dove-nascosto-il-sacro-graal
https://www.focus.it/cultura/storia/sono-esistiti-il-santo-graal-e-l-arca-santa


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