É stato soprannominato “il vaso più bello del mondo” per la raffinatezza dei suoi disegni e per il fascino quasi magnetico che esercita sullo spettatore che si trova davanti al gigantesco vaso del Ratto d’Europa, alto più di 70 centimetri. Si tratta del cratere di Assteas conservato nel museo archeologico del Sannio di Montesarchio.
La sua storia comincia con un’avventura tragicomico: fu scoperto sotto terra durante un lavoro fognario e fu venduto al mercato nero per un milione di lire e un maialino.
Una vicenda incredibile raccontata dallo studioso e scrittore Aniello Troiano, che le ha dedicato un libro.
Assteas, la superstar della ceramica
Non sono molti i vasai del passato tanto così famosi per il proprio nome. Invece, la firma di Assteas era pari a quella di Dölker a Vietri in termini di fama e prestigio: l’artista era originario di Paestum e visse intorno al IV secolo a.C. Abbiamo numerosissimi suoi vasi sparsi nei musei della Campania e si distinguono subito grazie alla firma Ασστέας ἔγραϕε.
Sappiamo che diventò, sul finire della sua carriera, un vero e proprio imprenditore, seguendo l’esempio delle diverse officine che furono aperte in tutta la Magna Grecia: gestiva infatti una piccola fabbrica di crateri e altri oggetti di ceramica, prodotti dai suoi attivissimi allievi. Oggi abbiamo la fortuna di poterne vantare più di 24, molti di questi in Italia.
La particolarità dei vasi di Assteas è l’ossessione per le simmetrie: le figure sono disegnate con tratti semplicissimi, eppure comunque ricchi di dettagli.
Sappiamo che il cratere di Assteas fu prodotto a Paestum, l’antica Poseidonia, e fu portato a Saticula, un’antica città sannita che sorgeva al posto dell’attuale Sant’Agata dei Goti. Qui fu probabilmente usato per la mescita del vino. Poi, essendo molto caro al suo proprietario, fu anche usato come corredo funebre.
Un vaso avventuroso
Tutto comincia con una fogna rotta e un cedimento del terreno dalle parti di Sant’Agata dei Goti. Era il 1972 e un operaio, nei lavori di scavo, si trova fra le mani questo cratere in condizioni pressoché intatte: già questo è un evento a dir poco incredibile.
Decide di non denunciare la scoperta, come invece richiede la normativa italiana, e lo porta a casa per pulirlo in modo artigianale e, infine, gli scatta alcune polaroid. È il momento di capire come monetizzare.
Un amico gli consiglia il mercato di Napoli, con un misterioso antiquario che lo ricompensa con un milione di lire (circa 8000€ considerando l’inflazione) e… un maialino. L’operaio si accontenta del bonus extra busta paga, mentre il cratere di Assteas comincia un viaggio in Svizzera, per finire nel più grosso network di trafficanti d’arte del mondo che, dopo aver “ripulito” la scoperta, lo vende al Getty Museum di Malibu, dove rimane in mostra dal 1985 al 2005. Nel frattempo, il vaso comincia ad apparire su tutte le pubblicazioni più importanti nel settore della Storia dell’Arte. E questo desta non poche domande fra i rappresentanti delle forze dell’ordine, data l’apparizione improvvisa di un oggetto tanto importante.
L’intervento dei Carabinieri per riportare il cratere di Assteas in Italia
Galeotta fu quella polaroid. Era il 1995 e un potentissimo trafficante d’arte morì in un fortuito incidente stradale. A seguito delle indagini fu rinvenuta in suo possesso un’immensa collezione di fotografie di opere d’arte rubate in ogni parte del mondo. Fra queste, capitò una strana immagine: una polaroid sgualcita con un uomo che “abbraccia” un vaso antico. Era proprio il Cratere di Assteas rubato 24 anni prima, ma nessuno sapeva prima di allora l’origine illecita dell’oggetto. Il ritrovamento fu la base dell’indagine.
I Carabinieri del nucleo Tutela dei Beni Culturali cominciarono proprio così una lunghissima operazione, durata più di 10 anni, nella quale riuscirono a dimostrare l’origine illecita di tutti i trasferimenti di opere d’arte (ben 67!), riportando nel 2007 in Italia, fra le altre cose, il cratere di Assteas. Dopo un giro fra i principali musei dello Stivale, oggi è orgogliosamente mostrato nel Museo Archeologico del Sannio e della Valle Caudina di Montesarchio.
Dal rapimento raffigurato nella scena del Ratto d’Europa al furto del cratere di Assteas a Sant’Agata dei Goti. L’avventura di questo vaso è un racconto di 2300 anni che, ancora oggi, continua ad affascinare artisti e appassionati d’arte. Tant’è vero che è stato addirittura prodotto un fumetto.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Aniello Troiano, “Il Ratto d’Europa”, storia del vaso di Assteas, Homo Scrivens, Napoli, 2015
https://video.corriere.it/buco-montesarchio-forche-caudine-voragine-cemento/47a702aa-0711-11e6-8870-6aa8c10eafcf
https://www.treccani.it/enciclopedia/assteas_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Antica%29/
http://www.instoria.it/home/cratere_europa.htm#:~:text=Si%20tratta%20di%20un%20cratere%20a%20calice%20decorato%20a%20figure%20rosse.&text=Per%20quanto%20riguarda%20l’iconografia,vi%20%C3%A8%20una%20scena%20dionisiaca.
Documentario di Anticae Viae
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