Affermare di visitare Napoli e conoscerne ogni suo segreto è un’impresa assai ardua anche per chi vive e studia le storie di questa città da una vita intera.
In occasione del Maggio dei Monumenti 2023, il Comune di Napoli ha quindi voluto far riscoprire tre itinerari arricchiti da una mostra itinerante chiamata “Napoli in Vetta”, ideata e curata dalla dottoressa Francesca Amirante. Scopriamo allora, in un percorso che comincia con la fontana di Spinacorona e finisce a Cappella Pappacoda, una serie di figure antichissime e segrete che caratterizzano la storia di Napoli.
Tappa uno: Fontana della Spinacorona
La nostra passeggiata comincia a Via Giuseppina Guacci Nobile, alle spalle del trafficatissimo Corso Umberto. Qui ci sorprende subito la prima figura, una fontana con una sirena che, dal suo seno, versa acqua su un Vesuvio di marmo. Ai suoi piedi, un violino e una enigmatica scritta.
Questo monumento è di epoca vicereale
La Scala Santa di Vanvitelli e le bellezze di San Marcellino e Festo: dall’epoca Ducale all’Università
Qui ci investe un’emozione travolgente, il senso più puro dell’arte. Il convento di San Marcellino e Festo è una delle opere religiose monumentali più grandi di Napoli, oggi sede di diverse discipline universitarie e polo museale d’eccezione, con una collezione di fossili e reperti infinita.
Dobbiamo tornare però indietro di circa tre secoli, nel 1772, quando questo edificio era ancora adibito ad uso religioso. L’architetto leggendario Luigi Vanvitelli decise di disegnare una enorme scalinata monumentale per riuscire a recuperare l’enorme differenza di quota fra i vari livelli dell’edificio.
Ci basta camminare all’interno del convento per capire l’enorme altezza che separa la base dalla sommità dell’edificio: un tempo c’era infatti una scogliera che calava a picco sul mare. Nella parte superiore, dove c’è il chiostro, c’era il Palazzo Ducale di Napoli. Nella parte inferiore, invece, c’erano (forse) le carceri.
La scala santa fu completata dal figlio Carlo Vanvitelli, ma troviamo una targa interessantissima che ci testimonia la fedeltà del figlio al padre e maestro: “Aloysius Vanvitelli invenit 1772”.
Attenzione a Sant’Agostino alla Zecca!
Il nostro percorso continua salendo lungo la scalinata di San Marcellino, passando per Piazza Portanova: qui c’era il sedile omonimo che governava questo lato di città. Ancor prima, questa scalinata era l’accesso al mare dal colle Monterone, che era il nome dell’antica altura di Napoli.
Sulla sommità della scalinata monumentale, teniamo sempre la testa alta: si scorge il campanile di Sant’Agostino alla Zecca, una delle chiese monumentali più grandi di Napoli. Si tratta di una chiesa fondata nel XIII secolo da Carlo d’Angiò e qui fu addirittura celebrato il processo contro Masaniello.
Ma il nostro percorso, che passa accanto al magnifico cortile delle statue che un tempo era collegato alla chiesa del Gesù Vecchio, non ci deluderà con le scoperte che ci attendono. Soffermiamoci però un attimo sul Portale del Salvatore: questo edificio fu costruito nel 1583 per volontà dei Carafa (e notiamo lo stemma in alto) e restaurato da Cosimo Fanzago nel 1653.
La prima facoltà di Ingegneria
Un altro piccolo dettaglio lo notiamo sempre tenendo altissima l’attenzione e ancor più alta la testa: alle spalle dell’Università c’è una targa arrugginita e sbiadita: si intravede “Regia facoltà di Ingegneria”. Questa era la sede della prima facoltà d’ingegneria in Italia, che abbiamo raccontato nel dettaglio qui.
Donnaromita, la chiesa nascosta
L’arrivo nel vicolo d’ingresso non rende giustizia alle dimensioni colossali della chiesa di Donnaromita. Questa struttura esiste quantomeno sin dall’anno 1025 ed era un tempo una chiesa di monache benedettine. I suoi spazi interni, perfettamente restaurati, già sanno incantarci grazie alle tele di Teodoro d’Errico, pseudonimo di Dirk Hendricksz, pittore olandese che visse a Napoli per molti anni.
E se i nomi degli artisti non ci bastano, alziamo subito gli occhi: la cupola è stata affrescata sulla base di un progetto di Luca Giordano.
Una camminata all’interno della navata centrale di Donnaromita ci fa percepire, forte e chiara, l’immensa eredità culturale di Napoli: basta aprire una porta per essere investiti da decine di dettagli e storie che è impossibile cogliere con una visione superficiale: ci sono più livelli di interpretazione ed anche più livelli di studio in termini di quota: dal basso verso l’alto, questa città non può mai finire di incantarci.
Via Mezzocannone 8 e il Palazzo ricostruito
Il nostro primo itinerario è giunto quasi alla conclusione, ma vale la pena passeggiare per l’antica Via di Mezzocannone, che prese questo nome da una fontana con i cannoli troppo corti, per notare la storia del palazzo che oggi è sede dell’Università.
L’intera zona fu infatti completamente ricostruita dopo il 1885, quando la Società per il Risanamento si occupò di sventrare completamente il centro storico di Napoli con la missione di “risanarlo”. Moltissime testimonianze del passato e del medioevo napoletano furono completamente distrutte. Altre, invece, furono salvate o ricostruite.
Largo Giusso e Pappacoda: Napoli Medievale
Il nostro primo itinerario è quasi finito, ma lanciamoci in un salto temporale che ci riporta indietro di 400 anni, nel cuore della città. Siamo a Largo Giusso, famoso per l’Università Orientale (che fu la prima accademia di studi orientalistici del mondo occidentale).
Colapesce
Ed eccoci alla fine di Via Mezzocannone, davanti all’ingresso secondario dell’Università. Qui incontriamo l’ultima figura, uno degli elementi più antichi, complessi e misteriosi della cultura napoletana.
La lapide di Colapesce ricorda la presenza del Sedile di Porto, l’entità che governava questo quartiere della città sin dai tempi delle fratrie dell’Antica Roma. La sua figura, però, è di gran lunga più antica: probabilmente risale a Dagon, un dio mediorientale metà uomo e metà pesce che, tramite i Fenici, contagiò tutte le culture mediterranee. Troviamo in Spagna una figura analoga chiamata Pece Nicolao, così come è presente in Croazia, in Grecia e in Egitto.
Visitare Napoli nel Maggio dei Monumenti 2023: il progetto “Napoli a testa alta”
Il progetto “Napoli a Testa Alta”, ideato da Francesca Amirante e realizzato con la coordinazione di Officina Keller nell’ambito del Maggio dei Monumenti 2023 del Comune di Napoli, è una mostra itinerante che ha previsto all’interno degli itinerari spettacoli realizzati da artisti delle più svariate discipline, dal teatro all’immagine, per suggestionare i visitatori e restituire interesse e curiosità verso luoghi che, spesso, vengono attraversati senza notare le meraviglie che nascondono spesso dietro una porta chiusa o una targa.
Adesso, invece, possiamo dire di conoscere Napoli a testa alta.
Comune di Napoli – Maggio dei Monumenti 2023 – Napoli in vetta
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