Leggenda narra che 1200 anni prima della nascita di Cristo, tra gli eroi achei che sbarcarono sulle coste della penisola italica, vi era Diomede. Fu lui il fondatore della città che costituì il fulcro del popolo dei Sanniti: Malvento, nota a noi oggi, semplicemente, come Benevento.

Statua di Diomede

Le origini dei Sanniti

I Sanniti, popolo che ha segnato la storia della nostra regione tra il IX e il II secolo a.C., nacque grazie all’incontro fra diverse civiltà italiche. Infatti, l’unione fra i Sabini, gli Osci e i Pelasgi, diede vita a delle colonie nella zona dell’Abruzzo e del Lazio, fino ad estendersi, in seguito, nell’attuale Campania e Basilicata.

I Sanniti si distinsero da altri popoli preromani per la loro fusione di vari elementi culturali e tradizionali. Dai Sabini ereditarono l’anima guerriera e spirituale, l’attitudine all’agricoltura e alla pastorizia; dagli Osci lo stile di vita di montagna e la lingua; dai Pelasgi lo stile architettonico.

La parola “sannita”, invece, deriverebbe sia dalla lingua greca che latina. E’ opinione comune, infatti, che si origini dal nome greco di “saunia”, che indicavano le lunghe lance utilizzate in guerra dai Sanniti. Quindi, l’idioma è probabilmente una sintesi del greco “saunia” e del latino “sabinita” (ovvero appartenente al popolo sabino).

I sanniti

Lo Stato sannita

Le cinque tribù che formarono il vero e proprio stato sannita, creando i primi agglomerati urbani nell’Italia centro meridionale, furono i Pentri, i Caudini, i Frentani, gli Irpini e i Caraceni. Le città erano circondate da mura poste in cima alle montagne per poter sorvegliare sulla vallata: da questi centri partivano i tratturi, piste erbose al servizio della pastorizia, ma usate anche come via di comunicazione.

Le città erano formate da gruppi familiari, i quali, si limitavano al dedicarsi all’agricoltura e al dipendere dalle direttive dei sacerdoti che, di volta in volta, interpretando i fenomeni naturali, stabilivano il volere degli dèi. Infatti, il diritto teocratico era superiore a quello civile: nel caso di dubbi su leggi, erano i sacerdoti ad avere l’ultima parola.

Inoltre, non vi era una distinzione per classi sociali, né tantomeno esisteva un’aristocrazia militare o dei veri e propri schiavi: questi erano solo quei nemici trovati con le armi in mano a cui veniva risparmiata la vita in cambio di servizi.

L’unica distinzione, abbastanza sottile, era quella fra senatori e plebei: questi ultimi potevano partecipare alla vita politica e legislativa, ma la conduzione delle vicende militari era in mano unicamente al Senato.

I Sanniti, pur essendo un popolo guerriero, non istituirono un sistema organizzativo violento o repressivo: le tasse erano imposte solo in caso di necessità militare, i cittadini non erano quasi mai puniti con carcerazione o morte (se non in casi gravi), piuttosto dovevano pagare delle multe in denaro.

Infine, l’unione federale prevedeva delle assemblee nazionali periodiche fra i rappresentanti delle singole tribù per discutere di questioni economiche, politiche e militari. Nonostante ogni tribù mantenesse una propria autonomia organizzativa, comunque l’uniformità del linguaggio, delle convenzioni sociali e delle abitudini permetteva una compattezza di base alla federazione.

L’importanza della religione per i Sanniti

La religione costituiva il cuore del popolo sannita, il quale attingeva a culti della tradizione sabina e indoeuropea. Nella sua visione, il mondo era abitato da divinità che personificavano la salute, la vittoria, la fortuna. Infatti, si cercava di stringere un rapporto amichevole, offrendo animali durante i riti.

Dall’Oriente fu importato il culto di Eracle o Ercole. L’eroe semidivino incarnava la forza della nazione e, infatti, i templi dedicatigli avevano anche la funzione di sedi delle assemblee pubbliche. Tra questi templi, uno si trovava ad Ercolano (città battezzata così appositamente in onore di Ercole) ed un altro a Benevento.

Tra gli dèi più venerati, comunque, vi erano Marte ed Apollo, il cui oracolo veniva spesso consultato. Testimonianze sul suo culto si ritrovano su monumenti e monete di Benevento, Nocera e Capua. In quest’ultima città campana si celebrava anche un culto dedicato al dio Priapo, nel quale si riponeva la speranza della fecondità dei raccolti.

I Sanniti e Roma

I Sanniti e i Romani si videro protagonisti di un trattato di alleanza nel 354 a.C., per evitare possibili scontri dovuti ai tentativi di espansione dei Sanniti nel basso Lazio e nelle zone di Napoli. Ma la I guerra sannitica inevitabilmente scoppiò quando i Sanniti attaccarono i Sidicini nella città di Teano. Nel 343 a.C. i Campani, in soccorso dei Sidicini, decisero di sottomettersi a Roma per invocarne l’aiuto. Questo non tardò ad arrivare e, con la battaglia di Suessula, i Sanniti furono costretti a ritirarsi.

Gli scontri fra i due popoli ripresero nel 326 a.C., quando i Sanniti vollero difendersi dalla progressiva espansione romana nel Sannio, tentando a loro volta di penetrare nel Lazio. Dopo la vittoria sannita alle Forche Caudine, i Romani riuscirono a riprendersi e a conquistare perfino la città di Malaventum, ribattezzandola per buon auspicio in Beneventum. La II guerra sannitica terminò nel 305 a.C. con la vittoria romana a Boviano.

Infine, il terzo e ultimo scontro (298-290 a.C) vide la definitiva sottomissione del Sannio alla potenza romana. I Romani, infatti, vinsero a Sentino (295 a.C.) e Aquilonia (293 a.C.). Un popolo italico che era riuscito, nel corso di secoli a imporre il proprio dominio nell’area centro meridionale, non poté far altro che arrendersi all’ormai ben consolidato Stato romano. Il Sannio costituì una semplice colonia con il compito di rifornire di cibo e vestiario le truppe romane, mentre parte della popolazione andò in schiavitù.

Bibliografia

I Sanniti, Storia e Leggenda; G. Campobasso; Collana Giubileo; 2000.

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