“Jettà ll’uosso o cane“, “Jettà ‘o nniro ‘e seccia“, “Jettà ‘o sango“, sono solo tre dei più noti modi di dire napoletani col verbo “gettare”.

Jettà ll’uosso o cane
Letteralmente: buttare l’osso al cane.
Allegoricamente, il significato del celebre proverbio napoletano rinvia a chi vuole far credere di comportarsi magnanimamente, facendo una concessione benevola, ma, in realtà, fa solo il proprio dovere.
Il padrone che getta l’osso al cane, infatti, non compie un’azione degna di lode o esempio di prodigalità: piuttosto, si attiene semplicemente al suo ruolo di padrone e a ciò che, in quanto tale, è tenuto a fare.
In altri casi, questa espressione è utilizzata per indicare chi, ricevuto ciò che si aspettava, non lo apprezza quanto dovrebbe, dandolo eccessivamente per scontato (come è scontato che il cane riceva l’osso dal padrone).
Jettà ‘o nniro ‘e seccia
Letteralmente: buttare il nero di seppia.
La seccia, in napoletano, assume il senso di “sfiga” “sfortuna” e, dunque, “buttare il nero di seccia” significa “portare sfiga”. Il tipico malevolo individuo, diffusore di maldicenze o malignità, è colui che si augura che all’altro accada qualcosa di brutto o imprevisto, “jettandogli” ‘o nniro ‘e seccia.
Ma perché si parla di “nero di seppia”? Perché la seppia rilascia, con il suo agire, una densa cortina di nero (allo scopo di proteggersi): dall’altra parte, lo jettatore, emana il “nero” (inteso metaforicamente come un augurio malevolo) per pura malvagità o per provocar danno.
Jettà ‘o sango
Letteralmente: buttare il sangue.
Espressione tra le più conosciute nel gergo napoletano, indica l’impegnarsi a fondo in un lavoro fino al punto di morire, cacciando, appunto, sangue.
A volte è utilizzata dal Napoletano per dichiarare la propria massima applicazione ad un impegno (es: “Sto’ ghittanno ‘o sango ‘a stammatina” – sto lavorando duramente da stamattina). In altri casi, invece, può servire a sollecitare qualcuno a compiere il proprio dovere (es: “Jetta ‘o sango a faticà” – impegnati a studiare).
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