Lucio Licinio Lucullo (118 a.C.-57 a.C.) divenne console nella Roma repubblicana del 74 a.C., dando avvio ad una intensa, seppur breve, carriera politica e militare.
Intorno al 70 a.C., mentre si trovava in Asia Minore per combattere la terza guerra mitridatica, fece costruire una villa a Napoli: “la villa di Lucullo”, la cui estensione andava dall‘isolotto di Megaride, fino all’attuale piazza Municipio da un lato e al monte Echia dall’altro.

Chi era Lucullo?
Lucio Licinio Lucullo fu uno dei protagonisti della terza guerra contro Mitridate, re del Ponto, contro le cui mire espansionistiche i Romani avevano già lottato nelle due guerre precedenti (90 a.C.- 85 a.C. e 83 a.C.- 81 a.C.).
Il nuovo conflitto scoppiò quando, nel 74 a.C., il re della Bitinia Nicomede IV morì lasciando in eredità il suo regno ai Romani. Mitridate, allora, provò a invaderla. Venne, però, mandato contro di lui il console Lucullo. Questi aveva già combattuto nell’esercito sillano e conosceva bene il territorio dell’Asia minore. Tra il 74 a.C. e il 67 a.C., Lucullo cacciò Mitridate dalla Bitinia e occupò il Ponto, costringendo il re a rifugiarsi in Armenia. Anche quest’ultima regione, quindi, fu invasa da Lucullo.
Il console non volle fermarsi qui: si mise all’inseguimento di Mitridate nel Caucaso, generando, però, il malcontento dei suoi soldati. Stanchi delle fatiche, della ferrea disciplina e dei disagi ambientali, si rifiutarono di proseguire. Inoltre, il malcontento si accese anche tra i finanzieri romani, non favorevoli alla diminuzione delle tasse per gli abitanti delle province dell’impero approvato da Lucullo. Questi, così, voleva garantirsi il sostegno da parte dei provinciali romani.
Le pressioni affinché fosse destituito furono tali che i poteri gli vennero progressivamente revocati.
La villa luculliana
A seguito del suo ritiro dalla vita politica e militare, Lucullo risiedette presso la sua villa, il cui nucleo era situato sull’isolotto di Megaride.
Divenne leggendario per la sua straordinaria ricchezza e per lo sfarzoso stile di vita. All’interno della residenza, ad esempio, vi tenevano abbondanti banchetti, a cui accedevano le più importanti personalità del tempo. L’espressione “banchetto luculliano”, infatti, è sinonimo di festino ricco e opulento; l’aggettivo “luculliano” è generalmente associato al lusso, all’abbondanza e all’eleganza.
Questa villa testimonia l’importanza di Napoli come centro di cultura e potere nell’Antica Roma, sebbene i resti pervenuti sono purtroppo scarsi, in quanto nel tempo è andata distrutta e al suo posto sono sorte altre costruzioni (come il Castel dell’Ovo). Grazie a recenti ritrovamenti, tracce della villa si possono ritrovare anche sul Monte Echia e nei pressi di Piazza Municipio, oltre che nei sotterranei del castello sopra menzionato.
Alla morte di Lucullo, la villa divenne di proprietà imperiale e fu, inoltre, la sede in cui Romolo Augustolo, deposto dallo sciro Odoacre, si rifugiò. Il figlio dell’ultimo re degli Sciri, col suo esercito di mercenari barbari, chiese ad Oreste, magister militum, terre per il proprio popolo in cambio del servizio militare. Al rifiuto di Oreste, padre del giovanissimo Romolo Augustolo, quest’ultimo venne inviato a Napoli, presso la villa di Lucullo, mentre Oreste fu ucciso. Era il 476 d.C.: Odoacre inviò le insegne del potere imperiale a Oriente, dall’imperatore Zenone, in quanto desiderava unicamente il titolo di patricius e di Re degli Sciri, con residenza autorizzata presso Ravenna.
Romolo Augustolo, secondo alcune fonti, visse presso la residenza luculliana finché la morte non lo colse intorno al 507 d.C.. Si trovò, seppure esiliato, comunque in una situazione agiata: riceveva seimila soldi all’anno, pari alla rendita di un senatore facoltoso. Non conserviamo ulteriori notizie riguardo al suo soggiorno napoletano.
Lascia un commento