Simone Martini, pittore senese e rappresentante del gotico cortese, attivo anche a Napoli, ha lasciato nella città di Partenope forte testimonianza della sua arte pittorica.

Simone Marino - pala di San Ludovico da Tolosa
Pala d’Altare di San Ludovico da Tolosa, Napoli Museo di Capodimonte – immagine di Pubblico Dominio – come da link riportato: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Simone_Martini._St._Louis_of_Toulouse_Altarpiece._1317._Mus.Capodimonte,_Naples..jpg

Simone Martini: chi era costui?

Nato a Siena e morto ad Avignone tra il 1284 e il 1344, è stato pittore, maestro della scuola senese e miniatore, ma soprattutto è stato uno di quegli artisti toscani chiamati nella capitale – a quel tempo – angioina, che hanno abbellito la città con le loro opere d’arte.

Le opere più famose fuori Napoli

E’ nella sua città, Siena, che l’artista riceve le grandi commissioni.

La Maestà della Sala del Consiglio del Palazzo Pubblico, ma anche Orvieto e soprattutto Assisi.

Gli affreschi di Assisi hanno una valenza particolare, poichè in un certo modo legati a Napoli.

Infatti, nel 1317, il pittore lavorava alla Cappella di San Martino all’interno della Basilica Inferiore di Assisi, e in questi affreschi realizza anche un San Ludovico da Tolosa, canonizzato il 7 aprile di quell’anno da Papa Giovanni XXII e lo stile, rimanda esattamente allo stile della pala napoletana.

Le opere napoletane: San Ludovico da Tolosa che incorona Roberto d’Angiò

L’opera napoletana più famosa è sicuramente il San Ludovico da Tolosa datato al 1317.

Si tratta di una pala d’altare – conservata attualmente al Museo di Capodimonte – commissionata dal Re di Napoli, Roberto d’Angiò – che è raffigurato inginocchiato a destra dell’opera – per celebrare il fratello.

Analisi storica dell’ opera:

L’opera si colloca in un periodo storico ben preciso: il 1317.

In particolare si tiene conto della data del 23 luglio di quello stesso anno, giorno nel quale il pittore avrebbe ricevuto la commessa.

Il nome di Simone Martini è proprio sul libro paga degli Angioini.

Al pittore andava un pagamento annuo di 50 once d’oro, in cambio di un lavoro che doveva dare risalto al casato, attraverso un’opera non solo rappresentativa della canonizzazione del fratello del Re, ma anche ulteriore lustro al casato francese.

E’ probabile che l’artista, oltre al pagamento in denaro, abbia ricevuto da Roberto d’Angiò, anche il titolo di cavaliere.

Un cavalierato probabilmente inatteso, ma che dava ulteriore lustro all’artsta e alla sua opera.

Le altre opere napoletane

Non è chiaro se esistano altre opere del Martini realizzate nel periodo napoletano.

Un momento che – di certo – in città ha lasciato una forte eco. Un’eco tale che ha creato – nel tempo – una scuola di pensiero e di critica che le studia, probabilmente nella speranza di potergli attribuire la paternità di altri capolavori, scrivendo nuove pagine di storia e di storia dell’arte.

Bibliografia di riferimento

F. Negri Arnoldi – Storia dell’Arte Vol. 2 pagg. 156 a 164

Sitografia di riferimento

https://www.treccani.it/enciclopedia/santo-ludovico-d-angio_(Dizionario-Biografico

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