
Nel cuore pulsante del Regno di Napoli, nel XV secolo, una confraternita di “Bianchi”, si distinse per la sua missione di c e umanità.
La compagnia dei Bianchi
Fondata nel 1430 da San Giacomo della Marca, frate francescano, questa compagnia dei “Bianchi” si dedicò a un compito tanto singolare quanto nobile, accompagnare i condannati a morte nel loro ultimo viaggio.
La Compagnia dei Bianchi: la loro missione
I membri della Compagnia, noti come “Bianchi” per il colore delle loro vesti e cappucci, avevano il compito di assistere spiritualmente i condannati a morte. Non si limitavano a pregare per loro, ma li accompagnavano al patibolo, curavano le loro ultime volontà e si occupavano della loro sepoltura in terra consacrata. Un atto di misericordia che restituiva dignità a chi, altrimenti, sarebbe stato dimenticato dalla società.
La sede della Confraternita
Inizialmente, la Compagnia risiedeva nel chiostro di San Pietro ad Aram. Nel 1524, grazie all’interessamento della fondatrice dell’Ospedale degli Incurabili, Maria Longo, la confraternita si trasferì nel complesso ospedaliero-religioso degli Incurabili, dove costruì un proprio oratorio. Questo luogo di culto, oggi noto come Cappella dei Giustiziati, è uno degli esempi più pregevoli di arte barocca a Napoli.
I registri delle esecuzioni
Dal 1562 al 1862, la Compagnia mantenne dettagliati registri delle esecuzioni capitali, documentando oltre 4.000 casi. Questi registri, conservati presso l’Archivio Storico Diocesano di Napoli, offrono uno spaccato della storia sociale e giudiziaria della città, evidenziando le motivazioni delle condanne e le professioni dei condannati. Tra gli eventi documentati, spicca la Rivoluzione del 1799, durante la quale i Bianchi confortarono i rivoluzionari condannati a morte, tra cui figure come Domenico Cirillo, Eleonora Pimentel Fonseca, Gennaro Serra di Cassano, Mario Pagano, Vincenzo Russo e Luigia Sanfelice .
La Compagnia dei Bianchi: un esempio di umanità
La Compagnia dei Bianchi della Giustizia rappresenta un esempio di come, anche nei momenti più oscuri, l’umanità possa emergere. In un’epoca segnata da esecuzioni pubbliche e giustizia sommaria, questi uomini offrivano un gesto di misericordia, restituendo dignità a chi stava per affrontare la morte.
Oggi, la Cappella dei Giustiziati è aperta al pubblico, offrendo uno spunto di riflessione sulla storia di Napoli e sull’importanza di non dimenticare. Un luogo dove l’arte, la fede e la memoria storica si intrecciano, ricordandoci che anche nella morte può esserci spazio per la compassione.
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